assemblea 13 mazo 2008 – relazione del presidente

andrea pessarelli
La caratteristica irrinunciabile che contraddistingue una democrazia da un regime è il potere di controllo e di indirizzo politico di cui i cittadini possono disporre – col voto e con gli altri strumenti detti appunto democratici – sull’operato dei loro rappresentanti nelle istituzioni. La prima semplice condizione, necessaria per soddisfare tale requisito,  è che i cittadini siano messi in grado di scegliere, fra i candidati, quelli che più meritano la loro fiducia. La legge elettorale attuale, con le liste bloccate e gli sbarramenti, conferisce alle segreterie dei partiti, esautorandone gli elettori, il potere di nominare – di fatto – i parlamentari, non essendoci per il cittadino, che vorrebbe essere rappresentato e non cooptato a ratificare le decisioni altrui, alcuna possibilità di promuovere o bocciare questo o quel candidato, né tanto meno di influire sulle scelte programmatiche, delle quali dovrà in seguito accettare le conseguenze. Questa impossibilità di esercitare la democrazia, già di per sé inaccettabile, reca con sé, come immediata conseguenza, la sostituzione della politica con la contrattazione del potere. Voti in cambio di veti; i partiti si riempono di politici, e si svuotano di politica. Meno impegni precisi, meno liti, meno rischi. Meno calli si pestano, meno strilli si odono. Tutte le questioni che riguardano la laicità e lo Stato di diritto, pur essendo con ogni evidenza prioritarie, vengono in questo modo escluse dal confronto, liquidate per vile opportunismo come “trasversali”, e all’elettore viene lasciato l’immobilismo buonista-finto-liberal, come migliore alternativa alla demagogia.L’abolizione di tutti i temi etici dalla possibilità di una effettiva verifica democratica, rappresenta il più evidente e drammatico esempio della subalternità dei diritti agli equilibri di potere. La libertà di ricerca scientifica e di cura, e lo stesso diritto all’autodeterminazione, in Italia sono gerarchicamente inferiori rispetto alla necessità di continuare a celare il vero volto dei cosiddetti “valori”, alla solerzia nell’occultare il fallimento di un modello di società paternalistico, rassicurante e autoritario, ipocritamente ispirato da certezze che si vorrebbero valide per tutti  Ma il frutto dell’applicazione delle certezze di alcuni alle dubbiose esistenze di tutti, è troppo amaro per essere gustato senza rimanerne avvelenati. Il dolore, la dignità, la speranza, la malattia, la morte, riguardano tutti, e appartengono a ciascuno, e non possono essere affidati alla tutela di moralismi autoreferenziali e censori. Non possiamo continuare a tollerare la polizia nelle sale operatorie, come è successo a Napoli, e i carabinieri all’uscio dei moribondi, come è accaduto a Giovanni Nuvoli, piantonato affinchè il suo medico non potesse avvicinarlo senza di loro. Non possiamo continuare ad assistere a riforme dettate dalla giurisprudenza delle corti di Cassazione, invece che dal libero dibattito. Non possiamo continuare vedere sacrificata al compromesso perfino la redazione di quegli atti dovuti, che sono nella responsabilità – ma non nell’arbitraria disponibilità – di un Ministro della Repubblica. Per questi motivi bisogna provare a riprendersi “dal basso” quello che dall’alto ci è stato tolto, e le cellule Coscioni possono rappresentare una buona occasione di partecipare in prima persona all’affermazione dei propri e altrui diritti. Per fare questo, però è necessario crescere, e maggiormente responsabilizzarsi e organizzarsi. Nell’anno e mezzo trascorso dalla costituzione della nostra cellula, abbiamo garantito con buoni risultati l’attività di supporto alle campagne nazionali, abbiamo organizzato eventi pubblici di una certa importanza, abbiamo partecipato a dibattiti pubblici anche televisivi, abbiamo dato e ricevuto collaborazione da altre associazioni e partiti, e abbiamo soddisfatto le credenziali per l’attivazione della cellula, sia con le firme raccolte che con le nuove iscrizioni; è un bilancio – io credo – soddisfacente, ma la nostra attività è stata tuttavia discontinua, sia per le risorse oggettivamente striminzite, sia per le difficoltà derivanti dalla nostra “transterritorialità”, sia infine per l’instabilità delle alleanze politiche nazionali, che ha reso difficile il dialogo costruttivo nelle periferie, e diffidenti molti possibili interlocutori . Ora, visti gli impegni che vorrei riuscissimo ad assumerci, e che sono elencati nella bozza di mozione, e dunque per brevità non cito per esteso, e viste le favorevoli circostanze derivanti dalle sinergie che si stanno creando fra le cellule, è importante riuscire a rendere sistematico il nostro lavoro, e la disponibilità che ciascuno si sentirà di assicurare determinerà la probabilità di riuscirci. Ci saranno problemi logistici da risolvere, bisognerà forse dotarsi di una sede agibile e attrezzata, ma soprattutto bisognerà individuare metodi e persone che garantiscano affidabilità e continuità al lavoro sui singoli obiettivi. Spero di confermare già questa sera la mia convinzione che possiamo farcela.