Nel corso dell’informativa alle Camere di giovedì 21 maggio 2020 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha assicurato un maggiore impegno da parte del Governo “nel promuovere al massimo grado l’accessibilità, con particolare attenzione all’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati, per una società che pone al centro del suo sistema di tutele la salute, la qualità della vita, i beni comuni”.
“Se l’impegno del Governo sarà davvero posto in essere, saremo felici di contribuire come abbiamo sempre fatto con suggerimenti di azioni, la prima delle quali è chiedere che gli stanziamenti siano dati ai Comuni che hanno adottato un Piano di eliminazione delle barriere architettoniche, così come previsto dalla legge ormai da decenni, e premiare i privati a partire da quelli che abbiano effettuato interventi strutturali in termini di accessibilità, conformando alla legge anche sul piano dell’accessibilità digitale l’amministrazione pubblica troppo spesso in ritardo anche su questo tema” dichiarano i due portavoce Associazione Luca Coscioni Rocco Berardo, avvocato, Coordinatore iniziative sulla disabilità e Gustavo Fraticelli, Consigliere generale e protagonista di iniziative di denuncia per l’abbattimento di barriere architettoniche.
“Infatti mentre l’Italia tenta di ripartire, con un lockdown che progressivamente e con prudenza viene allentato, c’è un’altra parte di Italia che con il lockdown ci convive da sempre, come esistesse una pandemia endemica alla nostra società, causata dalla presenza di barriere architettoniche e sensoriali che provoca come effetto quotidiano la limitazione alla libertà di movimento per le persone con disabilità”
Rocco Berardo è membro della direzione dell’ALC. Avvocato, è stato consigliere regionale del Lazio dal 2010 al 2013 quando ha fatto esplodere, insieme al gruppo Radicale, il cosiddetto “scandalo Fiorito” sui fondi ai gruppi regionali. Cura il periodico Agenda Coscioni. Fa parte del collegio difensivo di Marco Cappato, nel processo che lo vede imputato nel caso Dj Fabo, e di Mina Welby, nel processo sull’analogo caso di Davide Trentini.