Testo preparato con Beppe Brescia
Mentre in Europa si raccolgono firme per chiedere alla Commissione UE di sostenere e promuovere le “terapie psichedeliche”, in India grazie a una sentenza dell’Alta Corte dello stato del Kerala il dibattito sulle politiche sulle droghe riacquista vigore.
L’Alta Corte ha infatti espresso una posizione importante riguardo la legalità dei funghi allucinogeni, stabilendo che non possono essere considerati stupefacenti ai sensi del Narcotic Drugs and Psychotropic Substances Act (NDPS) – la legge nazionale nazionale in materia di droghe illecite.
La pronuncia del tribunale giunge al termine del processo ai danni di Rahul Rai arrestato nell’Ottobre 2024 dall’equivalente della nostra guardia di finanza di Mananthavady con l’accusa di possesso di circa 20 grammi di Cannabis, 226 grammi di funghi e 50 grammi di capsule contenenti psilocibina (il principio attivo dei funghi allucinogeni).
Secondo il giudice Kunhikrishnan, nella loro forma naturale, cioè non trattati chimicamente, i funghi non dovrebbero essere considerati stupefacenti, in quanto non tabellati nella normativa nazionale.
Nella formulazione della sentenza, Kunhikrishnan ha inoltre fatto richiamo a due precedenti giuridici, riferibili a provvedimenti presi dalle Alte Corti del Karnataka e di Madras: nel primo caso, del 2013, la sentenza ha identificato nella determinazione del contenuto chimico puro della sostanza la sola discriminante utile a sostenere un’accusa di traffico; nel secondo, dell’Ottobre 2024, la questione fondamentale, posta all’esame della giuria, è stata la determinazione della soglia dei quantitativi oltre i quali per il possesso è possibile configurare il reato di spaccio.
Il tribunale del Kerala ha legittimato la linea difensiva adottata dall’avvocato Veena, basata su quattro punti. Oltre alla contestazione della classificazione dei funghi all’interno del NPDS, Veena ha sottolineato che le analisi cliniche della sostanza sequestrata non hanno fornito dettagli dirimenti circa la percentuale di psilocibina rilevata, producendo in aggiunta prove scientifiche della bassa presenza di principio attivo nei funghi secchi Psilocybe cubensis. In ultimo, Veena ha ricordato i precedenti, citati anche nella sentenza di Kunhikrishnan.
In merito a quest’ultimo aspetto, il giudice ha dichiarato: “Sono in perfetto accordo con l’Alta Corte di Karnataka e l’Alta Corte di Madras. Il fungo magico non può essere trattato come una miscela. Pertanto, la nota 4 della tabella che tratta della piccola quantità e della quantità commerciale non è applicabile per quanto riguarda il fungo o il fungo magico. È vero che il fungo o il fungo magico non è una sostanza narcotica o psicotropa classificata”.
La Corte ha inoltre precisato che per determinare se una sostanza viene posseduta a titolo personale o a fini di traffico è necessario prendere in considerazione la quantità delle sostanze neutre nonché l’effettivo contenuto in peso della droga incriminata. A seguito di una detenzione cautelare di circa 90 giorni Rai è stato rilasciato su cauzione.
Il consenso suscitato attorno alla sentenza non è stato unanime: il Dipartimento delle Accise ha deciso di opporsi alla decisione della Corte con un’azione legale a favore dell’inserimento della psilocibina all’interno delle tabelle delle sostanze proibite in quanto considerate narcotiche. Nel caso di processi inerenti il possesso di funghi, l’indirizzo del dipartimento sarà perciò quello di sporgere denuncia con la richiesta di non concedere la libertà su cauzione.
Nonostante ciò, la distinzione tra funghi e narcotici ribadita dalla Corte del Kerala potrebbe aprire la strada a interessanti sviluppi in materia di legislazione antidroga, con particolare riferimento a quelle sostanze, come nel caso della psilocibina, al centro di studi scientifici mirati ad approfondirne le potenziali applicazioni mediche.
Stando a quanto sostenuto da Veena, l’utilizzo terapeutico delle molecole psichedeliche dovrebbe essere regolamentate ai sensi del Drugs and Cosmetics Act. Ipotesi che trovano riscontro nell’attualità politica indiana circa questioni di drug policy: proprio lo scorso 24 Gennaio, lo Stato dell’Himachal Pradesh ha lanciato un progetto pilota per la coltivazione di Cannabis a fini medici e industriali.
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