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L’anziana specialista in geriatria, che è stata messa sotto processo dopo aver applicato l’eutanasia nel 2016 su un paziente incapace di intendere e volere, non è punibile ed è stata assolta con formula piena. Il giudice ha pronunciato la sentenza l’11 settembre scorso nel procedimento penale in cui il medico è stato accusato di omicidio.
Il tribunale ha stabilito che lo specialista in medicina geriatrica aveva rispettato tutti i requisiti di accuratezza che i medici devono soddisfare quando applicano l’eutanasia. Il tribunale ha stabilito che non era necessario per questo medico verificare oralmente con il paziente se il desiderio d’interruzione della vita, come stabilito nella sua dichiarazione di volontà, fosse ancora attuale. Il giudice afferma che questa posizione del pubblico ministero è più severa della legge e non vede alcun motivo per inasprire i requisiti di accuratezza previsti.
Inoltre, il giudice ha sottolineato che le condizioni di questa paziente hanno reso ciò impossibile, in parte perché il paziente non poteva più esprimersi in modo coerente. La Corte rileva che la sua richiesta di eutanasia è stata formulata volontariamente e deliberatamente quando era in grado di farlo. Inoltre, il tribunale ritiene che il medico abbia fatto molto per verificare l’attualità del desiderio di porre fine alla sua vita, tra l’altro discutendone con la famiglia, il personale della casa di cura e altri medici e facendo osservazioni e video sul paziente.
Anche il giudice è stato mite per quanto riguarda la premeditazione, il Dormicum (un sonnifero) che il medico ha somministrato per mezzo di una tazza di caffè, non rende inaccurata l’applicazione dell’eutanasia. “Non vediamo perché lo specialista in medicina geriatrica avrebbe dovuto consultare il paziente quando e come si sarebbe verificata l’eutanasia”, ha affermato il giudice. Secondo il giudice, date le condizioni profondamente demenziali del paziente, ciò non aveva senso e probabilmente avrebbe agitato inutilmente paziente. Il Pubblico Ministero ha tempo due settimane per presentare appello.
La sentenza è importante per due ragioni:
- Conferma la serietà della professione medica olandese e le misure di controllo messe in atto per evitare qualsiasi abuso: 62.000 casi di eutanasia e in diciassette anni nessun medico condannato;
- La sentenza contribuisce a una maggiore chiarezza della portata della legge in casi complessi.

Olandese di nascita e italiano di adozione. Attualmente è membro della Direzione dell’Associazione Luca Coscioni. Una carriera professionale come revisore contabile e successivamente come consulente aziendale. Dopo la sua decisione di terminare la carriere professionale, si è dedicato al volontariato. Da più di 40 anni è socio dell’Associazione Olandese di Fine-vita Volontario (NVVE). Circa 5 anni fa, dopo l’ennesima “fake-news” sull’eutanasia in Olanda, ha deciso di pubblicare un saggio, frutto di circa 3 anni di ricerca, sulla legislazione olandese e la sua applicazione. Nel 2017 pubblica “Libertà di decidere – fine-vita volontario in Olanda”. Attualmente è rappresentante dell’Associazione Luca Coscioni alla Word Federation of Right to Die Societies.