Quasi otto anni fa la scoperta di CRISPR rendeva possibili nuove soluzioni biotecnologiche in molti ambiti. Con CRISPR si possono inserire nel DNA di animali, piante, funghi e batteri minuscoli cambiamenti, detti anche mutazioni genetiche, che possono ad esempio servire a curare malattie o a migliorare le produzioni agricole.
L’accuratezza delle mutazioni introdotte con CRISPR per il miglioramento genetico delle piante è tale che i cambiamenti introdotti possono non essere distinguibili da quelli che avvengono in natura. Infatti, in natura, piccoli cambiamenti nel DNA capitano continuamente e sono fondamentali per guidare l’evoluzione delle specie che dà origine alla biodiversità.
Nelle piante, dunque, CRISPR permette di compiere un’“evoluzione assistita”, ottenendo in laboratorio una pianta “migliore” da una “peggiore”, in modo controllato. Per questo motivo CRISPR e tecniche analoghe sono state recentemente chiamate anche Tecnologie per l’Evoluzione Assistita (TEA).
Ma non solo CRISPR sta per compiere otto anni, oggi 25 luglio 2020 compie anche due anni la sentenza della Corte di Giustizia europea che, esprimendosi su una causa intentata da agricoltori francesi, ha deciso di assimilare le TEA agli OGM, di fatto escludendo l’uso di queste tecnologie dal miglioramento genetico delle piante in Europa.
Nel secondo anniversario di questa sentenza e nell’attesa che si ritrovi una correttezza scientifica nella legge, l’iniziativa EU-SAGE (European Sustainable Agriculture Through Genome Editing), una rete che rappresenta 129 istituti di ricerca, società e associazioni, tra le quali l’Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy, ha presentato una lettera aperta che ribadisce la necessità di rivedere le obsolete e antiscientifiche norme europee sull’uso della genetica molecolare in agricoltura. Per produrre cibo di qualità a minor impatto ambientale abbiamo bisogno di piante migliori e le TEA sono uno strumento sicuro e prezioso che scienziati e agricoltori europei devono potere utilizzare, come già in molte altre parti del mondo.
La direttiva sugli OGM in Europa ha 19 anni ed è troppo vecchia per tenere conto dei progressi e dei risultati della scienza. Inoltre, oggi sappiamo che alcuni OGM sono migliori dei loro corrispettivi non OGM e anche queste tecniche possono ancora portare a soluzioni utili per l’agricoltura. Regolamentare una tecnica non è corretto: ciò che conta è il prodotto, che sia buono e sicuro per l’ambiente e il consumatore. L’Europa deve tutelare la salute della terra e dei propri cittadini secondo la scienza e non seguire ideologie antiscientifiche infondate.
➡ Il testo della Lettera Aperta di Eu-Sage

Vittoria Brambilla è laureata in Scienze Biologiche e ha conseguito il dottorato di ricerca in Biologia Vegetale tra l’Università degli Studi di Milano e l’Università di Dusseldorf. Ha lavorato come ricercatrice post doc al Max Planck Institute for Plant Breeding Research di Colonia e al Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano. Nella stessa università, dal 2017 guida un piccolo gruppo di ricerca al Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali. In laboratorio porta avanti progetti di ricerca di base di biologia dello sviluppo e progetti applicati per il miglioramento genetico del riso. Crede nell’importanza della ricerca scientifica nel progresso tecnologico in agricoltura e con l’Associazione Luca Coscioni si impegna nella divulgazione scientifica delle biotecnologie vegetali.