Amici io vi ho già ringraziato per la vostra presenza qui, ringrazio anche tutti coloro che ci stanno ascoltando tramite Radio radicale. Questo congresso in particolare si tiene dieci anni dopo la nascita dell’associazione Luca Coscioni che è nata con Luca e con molti di voi. E’ un congresso che si svolge in un momento politico particolare, in un momento di incertezza, dove dobbiamo far contare quello che abbiamo fatto e il da farsi. Dal corpo del malato al cuore della politica; questo è il nostro essere ed è un essere che ci ha sempre contraddistinti dalla partitocrazia italiana e oggi ci mette nelle condizioni di proporre le nostre battaglie non violente al di là dei confini nazionali. Oggi assistiamo alla sistematica violazione della Costituzione, strage di legalità, perché l’inosservanza del diritto e l’avanzare del proibizionismo portano in realtà alla perdita di diritti e tutele. L’introduzione fatta da Amedeo Santosuosso è significativa in tal senso; ha tracciato i passi di tappe giuridiche ma anche di diritti violati. Giovedì in conferenza stampa abbiamo presentato il congresso dell’Associazione Luca Coscioni partendo da un’analisi fatta dal direttore del centro di ascolto e informazione radiovisiva Gianni Betto. L’analisi parte da quattro temi, temi che noi trattiamo con l’Associazione Luca Coscioni: fecondazione medicalmente assistita, cellule staminali e ricerca, testamento biologico, eutanasia. In realtà sono emersi dei dati precisi, chiari che evidenziano come le trasmissioni che hanno trattato questi temi, lo hanno fatto in spazi di approfondimento a seguito di casi – storie dal corpo del malato – ricordiamoci questa frase che ci accompagna durante questi anni con l’associazione Luca Coscioni. Ma le trasmissioni che hanno trattato questi temi l’hanno fatto sempre per poco tempo, in uno spazio relegato, breve e spesso anche trattando il tema in modo unilaterale. Cosa ci fa capire tutto ciò? Tutto ciò, ci fa capire e ci fa riflettere sul grado di importanza che si da’ a queste tematiche che però appartengono alla vita quotidiana, alla vita quotidiana delle persone; quelle persone che ogni giorno esigono il rispetto dei loro diritti e delle libertà. E, a proposito di diritti e libertà, giovedì abbiamo lanciato anche una compagna sull’eutanasia. I media ne hanno parlato, qualcuno ci ha criticato; ma molti sono stati i messaggi di coloro che hanno capito perché siamo stati costretti a lanciare un messaggio del genere. Io voglio ringraziare per questo, Roberto Saviano che ieri, attraverso facebook, ha riconosciuto nella nostra iniziativa, nell’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni, una necessaria spinta verso un dibattito troppo spesso oscurato. La verità, scrive Saviano, è che in Italia su questi temi, la politica si è fermata mentre le richieste di fine vita sono in aumento. L’Associazione Luca Coscioni riceve ogni giorno molte telefonate in cui vengono chieste informazioni per poter praticare l’eutanasia all’estero. Comunque la si pensi, conclude Roberto Saviano, il dibattito su questi temi è fondamentale. Quando noi parliamo di eutanasia, noi parliamo di libertà di scelta, una libertà che vale per tutti, che oggi però è negata sia a coloro che vorrebbero potervi ricorrere, ma anche a coloro che non vorrebbero e vedono invece, soprattutto se malati terminali, se soli, se poveri, abbreviata la propria vita per le difficoltà, a volte anche per mancanza di giuste cure nelle strutture. A tutti coloro che da sempre ci rivolgono, inoltre, delle accuse sia che parliamo di fine vita che di inizio di vita, che di scelte libere e consapevoli, l’accusa che spesso ci viene fatta in modo irresponsabile è addirittura di nazismo. Bene, io restituisco al mittente questa accusa perché sono loro i veri nazisti in quanto cercano di imporre con leggi dello stato divieti e negano la libertà dei cittadini. Questi sedicenti difensori della vita, io vorrei sapere dove sono quando noi ci battiamo concretamente per quelle vite che possono, devono, essere vissute in modo consapevole e quando noi cerchiamo di dare dignità a quelle vite fino all’ultimo momento. La scelta di Milano come sede congressuale richiama proprio un valere emblematico del rapporto dell’illegalità della Lombardia formigoniana e le politiche clericali, espresse in particolar modo in materia di sanità e di diritti. Il dossier Formigoni è lungo molte ma molte pagine; ma per darvi un’idea di quanto possa contaminare con il suo potere il normale divenire dispiegamento dei nostri diritti, con le persone che lavorano con noi, abbiamo raccolto una serie di dichiarazioni illegali – io le voglio definire così – dichiarazioni illegali di Formigoni. Formigoni numero uno. In premessa Amedeo Santosuosso si riferiva a dieci righe di aria fresca parlando della sentenza che riguarda il caso Eluana Englaro. Bene, Formigoni sul caso Englaro ha dichiarato: “la Corte di cassazione introduce in Italia la condanna a morte; da oggi la vita umana non è più adeguatamente tutelata nella patria del diritto, è soggetta ad arbitri, si tratta di una sentenza inaccettabile, in Italia si introduce così l’eutanasia”. Passo Formigoni numero due, sull’attuazione della legge 194: “i progressi delle tecniche di rianimazione, soprattutto nei centri all’avanguardia, come la Mangiagalli di Milano, hanno anticipato temporalmente la possibilità di vita autonoma di un feto rispetto al 1978. Di qui la scelta di fissare alla ventiduesima settimana e tre giorni il limite per l’interruzione della gravidanza terapeutica in caso di grave pericolo per la salute fisica e psichica della madre”. Questo è stato un commento all’atto di indirizzo per l’attuazione della 194, atto di indirizzo annullato dal TAR della Lombardia. Formigoni numero tre sulla RU-486: “non è una medicina, non cura, non cura alcuna malattia, non aiuta la vita ma la stronca sul nascere, non è amichevole verso le donne; per queste ragioni etiche siamo contrari alla sua introduzione in Italia”. Ed è una dichiarazione che fa parte di un appello su cui sono state raccolte delle firme contro l’introduzione nel nostro Paese di un farmaco che, come prevede la stessa legge 194, è previsto nell’evoluzione delle tecniche scientifiche nell’attuazione di metodi abortivi. Formigoni numero quattro: “embrioni, mi astengo, siamo tutti ex embrioni”. Questo è stato il commento ai referendum sulla legge 40. E allora l’Associazione per questi motivi, in un tempo di libertà negate, in quest’ultimo anno con un programma di azioni precise, decise insieme a voi ad ogni congresso -mi riferisco alle mozioni congressuali che noi ogni anno approviamo congiuntamente e che diventano la politica da attuare, l’impegno di tutto un anno con tutte le difficoltà che voi ben conoscete. E mi riferisco ad una politica che è volontariamente disattenta ai temi cosiddetti eticamente sensibili; quei temi che in realtà sono stati strappati alla vera terminologia del senso delle parole, che sono i diritti civili. Una politica pronta solo a strumentalizzarli in campagna pre-elettorale senza conferire loro una sostanza e realtà riformatrice. La crisi economica ha declassato di fatto quelle che sono le vere emergenze sociali nel nostro Paese. In questo anno abbiamo contrastato l’arretramento complessivo che abbiamo dovuto registrare sia nelle legislazioni che nei comportamenti di governo, nelle amministrazioni. E l’abbiamo fatto ricorrendo ai tribunali anche con rinvio alla corte costituzionale, alla corte europea dei diritti dell’uomo e anche alla corte inter-americana dei diritti dell’uomo insieme al partito radicale. Questa strada è stata già percorsa, però, è la strada che è stata percorsa negli anni settanta dal partito radicale quando i suoi dirigenti, per resistere alle strette di regime in materia di diritti politici e diritti civili, scelsero la disobbedienza civile, la difesa politica tramite le loro azioni nei tribunali e anche il carcere. E lo fecero anche con il ricorso attivo alla giustizia in difesa dell’affermazione delle proposte alternative delle loro posizioni politiche. Lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo con avvocati radicali, con l’impegno e l’aiuto a volte anche di giuristi laici. Io l’ho fatto personalmente mettendo la mia attività professionale a disposizione dell’associazione Luca Coscioni e a disposizione delle mie responsabilità politiche di Segretario di quest’associazione. Abbiamo difeso in questi anni i diritti delle coppie, delle persone che nelle scelte individuali della loro vita si imbattevano in assurdi divieti, abominevoli divieti. Abbiamo registrato dei successi, e tra questi successi io voglio annoverare anche la non decisione, così è stata definita da alcuni la decisione della corte costituzionale sulla legge 40 che ha rinviato al giudice a quo i procedimenti sul divieto di eterologa che vige nel nostro Paese; ma quello, è bene precisare, è lo schema di una procedura da seguire sull’incidente di costituzionalità che era stato sollevato dai tribunali di Firenze, Milano, Catania sul divieto di eterologa. I tribunali in quel caso avevano emesso delle ordinanze che si basavano su una sentenza della Corte europea del 2010. Nel periodo che è passato tra la fissazione dell’udienza in Corte costituzionale e quest’ordinanza, è subentrata una nuova decisione, la decisione della grande camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, che, di fatto, ha confermato la legge austriaca che è un divieto parziale di applicazione di tecniche eterologhe. Ma di fatto quella decisione rafforza i poteri interni per la dichiarazione di incostituzionalità del divieto di eterologa; quindi è una lettura sicuramente positiva quella del rinvio del procedimento ai giudici a quo sulla legge 40, sul divieto di eterologa. Io vi vorrei elencare tutte le iniziative fatte durante questo anno e sarebbe una lunga serie di piccole, grandi conquiste che sono state realizzate dall’Associazione Coscioni a tutti i livelli, dal parlamento fino alle cellule che nel silenzio operano affinché le conquiste arrivino in ogni paese del nostro stato. Conquiste che arrivano in quei paesi, in quei comuni dove viene approvato un registro per il testamento biologico; e voglio ricordare tutti i militanti radicali che oggi non sono qui perché impegnati per la raccolta firme con Roma si muove, quelle 50 mila firme, dove ci sono anche dei nostri temi quali il registro per il testamento biologico, l’assistenza agli anziani, ai disabili. E un ricordo particolare va a Bruno Tescari, è il primo congresso in cui Bruno non è con noi. Non vi farò la lunga serie di azioni espedite durante questo anno; più tardi ci sarà in distribuzione un documento aggiornato per punti, ma c’è questione più generale sullo sfondo. La questione generale è che noi non possiamo ignorare la situazione in cui ci troviamo che ci impone di organizzare una resistenza di fronte a quello che accade in Italia e che possiamo vedere si inizia a sviluppare in tutta Europa. Questa è la premessa necessaria affinché si crei una controffensiva. Noi diciamo che l’Italia non deve isolarsi dall’Europa. Quando lo diciamo guardiamo alle legislazioni laiche, liberali sulla fecondazione assistita ad esempio, quelle in vigore in altri Paesi europei; alle leggi di altri stati sul riconoscimento delle coppie di fatto o alle leggi che prevedono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Guardiamo agli altri Paesi che prevedono in materia di testamento biologico delle leggi precise, che rispettino le libertà delle persone. Ma dobbiamo fare una riflessione, in questo momento non possiamo farci illusioni, che quell’Europa che noi prendiamo ad esempio e che è attorno a noi, arrivi in Italia. Può accadere, com’è già accaduto nel secolo scorso che i processi degenerativi della democrazia che si sviluppano in Italia, possano essere estesi all’Europa. Marco Pannella non cessa mai di ammonirci su questo e proprio giovedì, durante la conferenza stampa mi ha colpito che Marco abbia negato che ci troviamo di fronte ad una crisi di democrazia. Ci troviamo di già sicuramente in Italia, ma molti segni ci dicono che qualcosa di simile sta accadendo anche in Europa e in America di fronte ad un fenomeno diverso: la crisi di questa democrazia reale. Marco ha evocato a questo proposito la fine degli stati del cosiddetto socialismo reale, fu una crisi catastrofica nel vero senso del termine durante la quale abbiamo potuto assistere a eventi dove abbiamo avuto Putin e la non democrazia, abbiamo avuto Lukanesko e la non democrazia, e abbiamo avuto l’arresto del leader della rivoluzione arancione in Ucraina. Ma tutto questo cosa ci dimostra? Ci dimostra che quando l’assetto politico di un regime implode, c’è da attendersi il peggio. Se il meglio non è stato preparato e non è stato voluto e si è fatto perché ciò non potesse accadere allontanando la riflessione sull’alternativa alla riflessione collettiva della società e del Paese. Io ritengo che questo nono congresso dell’associazione Luca Coscioni è l’occasione per organizzare questa parte di resistenza. Io vi ringrazio ancora per essere qui; ringrazio persone come Marco Gentili con la sua famiglia che hanno fatto tanti chilometri per raggiungerci; quei compagni che non possono essere qui, però ci seguono, ad esempio Severino Mingroni. Vi auguro buon congresso, ho concluso e ritornerò su punti specifici durante questi due giorni per sollecitare, per raccogliere da voi contributi ma anche l’organizzazione di quella resistenza necessaria.