i ringrazio, innazitutto vi ringrazio per questa opportunità in cui vi parlerò di un dispositivo che abbiamo realizzato, io ho fondato circa un anno e mezzo fa una start up, abbiamo realizzato un dispositivo chiamato “Brain Controll” per il controllo mediante il pensiero di tecnologie assistite. Un lavoro avviato circa 5 anni fa in ambito universitario e che negli ultimi due anni ha avuto una forte spinta, grazie al team che sono riuscito a mettere insieme e che attualmente è in fase di sperimentazione con dei pazienti con patologie che portano alla disabilità motoria piuttosto che impossibilità di comunicazione a causa di SLA, sclerosi multipla, tetraplegie di varia natura.

Utilizza una tecnologia che mediante dei sensori non invasivi di tipo EEG, consentono di intercettare l’attività elettrica del cervello e utilizzare alcuni pensieri specifici per controllare l’interfaccia di un tablet e da lì il comunicatore piuttosto che i sistemi domotici, carrozzina elettrica e così via.

è un filone di ricerca questo che è attivo da tanti anni, però non c’era niente di concreto, di applicabile, di utilizzabile, come sviluppo che viene fuori appunto da queste ricerche sulla brain computer interface. Quello che abbiamo fatto è cercare di avere approccio pragmatico, partire da quelli che erano alcuni segnali che si riuscivano a distinguere bene, in particolare ai segnali del pensiero di movimento, all’intenzione di movimento. Su questi abbiamo lavorato per poter consentire a chiunque, quindi immaginando di muovere in avanti e indietro, a destra o a sinistra un oggetto, quindi solo col pensiero, con l’intenzione di questo movimento, di poter controllare l’interfaccia del tablet e da lì quindi si apre un mondo di possibilità’.

Dov’è che siamo in questo momento? Ci siamo concentrati in questa fase su quelle persone, su quei pazienti che non hanno alternative, non hanno altri dispositivi che gli permettono di fare e di controllare queste tecnologie, come invece lo è per chi può utilizzare un puntatore oculare o sistemi che sfruttano movimenti residui. Ci siamo concentrati su pazienti in locked-in, e su questi stanno dando esiti positivi e ci sono alcuni pazienti che lo stanno utilizzando quotidianamente e quindi capite l’emozione quanto è grande anche solo nel permettergli di rispondere con un ‘si’ o con un ‘nò alle domande, o anche comporre dei semplici messaggi vocali.

Quindi i passi successivi saranno estendere la comunicazione in modo che anche i pazienti la possano utilizzare in modo alternativo al sistema di riconoscimento oculare, che non tutti sono in grado di fare e quindi però hanno il vantaggio di avere la possibilità di guardare l’interfaccia del tablet, cose che spesso i locked-in non possono vedere, quindi si lavora con strumenti che gli permettono di interagire con il sistema, quindi con i pazienti in situazioni meno gravi c’è la possibilità di ampliare le possibilità di espressione della comunicazione e poi anche controllare la domotica e quindi avere un minimo di autonomia nell’accendere una luce, cambiare canale alla televisione, cose ovviamente basilari ma che sono importanti. vi ringrazio.