Grazie, buongiorno a tutti.

Mi ricordo ancora quando, 10 anni fa, stavamo lottando per il decreto legge che poi è stato trasformato nella legge 40. L’Associazione era agli inizi, ma le persone che ci hanno sempre aiutato e supportato in questa battaglia sono ancora qui al suo interno e quindi sono stati e sono tuttora i nostri veri ed unici interlocutori e partner.

Oggi, io devo semplicemente fare il punto della situazione con voi  riguardo quello che è rimasto della legge 40.

Vorrei ricordarvi che la svolta è stata nel 2009, quando è stata apportata un’importante modifica della legge. Malgrado ciò, i cinque anni dal 2004 al 2009 hanno causato dei danni che per molti cittadini italiani sono rimasti irreparabili. In questi cinque anni, infatti, a causa della normativa vigente l’Italia era il paese europeo in cui la possibilità di avere risultati positivi era minore e il rischio di complicanze più elevato.

 Il 3% dei bambini nati nel periodo in cui la legge era integralmente in vigore e a seguito dell’applicazione dei dettami restrittivi che essa prevedeva appartenevano a gravidanze multiple. Occorre considerare che quando noi abbiamo, ad esempio, una gravidanza tripla, un bambino su cinque nasce con patologie neurologiche che lo affliggeranno per il resto della vita. Ciò implica che, a cascata, gli effetti collaterali di questa legge sono stati evidenti fino a metà del 2009.

Cos’è successo dal 2009 ad oggi? Alcune cose sono cambiate in senso positivo ed altre in senso negativo.

Per quanto riguarda i cambiamenti positivi, la sentenza della Consulta oggi ci permette di avere una legge che è leggermente più vicina allo standard europeo. Ciò vuol dire che sono diminuite le complicanze e sono aumentate le percentuali di successo. Allo stesso tempo, però, essendo stata la legge smantellata in diverse fasi e in modo disorganico, rimangono ancora contraddizioni estremamente discriminanti. Un esempio per tutti è quello che riguarda l’applicazione della diagnosi preimpianto per una serie di patologie, che non necessariamente si limitano a causare handicap o disabilità, ma che possono  anche portare alla morte certa dell’individuo a distanza di pochi anni dalla nascita.

Questo tipo di diagnosi, che attualmente è tecnicamente fattibile e permessa grazie alla modifica della legge, in realtà non può essere applicata a quelle coppie che ne hanno maggiormente bisogno. Mi spiego: è evidente che le coppie affette da e portatrici di patologie genetiche o cromosomiche che concepiscono naturalmente sono quelle che più hanno avuto nella loro storia problemi di bambini nati con tali patologie. Nella maggior parte dei casi, queste coppie fondamentalmente fertili hanno vissuto diverse esperienze drammatiche, terminate con interruzioni volontarie di gravidanza, aborti spontanei oppure che hanno portato alla nascita di individui malati che in molti casi sono poi deceduti.

In Italia, per accedere a queste metodiche è necessario essere sterili, perché se si è naturalmente fertili, allo stato attuale delle cose l’applicazione della diagnosi preimpianto è ancora reato.

Altra conseguenza negativa della Legge 40 tuttora presente e a tutti gli effetti disastrosa è che, sebbene la legge sia stata emendata, non tutti hanno seguito e messo in pratica queste modifiche. Attualmente, infatti, il 60% dei centri pubblici, che quindi percepiscono fondi statali, applicano e seguono ancora la legge così come era fino al 2009. Ciò significa che chi vuole accedere in maniera gratuita a questi servizi senza rivolgersi alle strutture private, nel 60% dei casi è ancora obbligato a seguire la famosa legge 40/2004, con tutte le restrizioni in vigore fino al 2009.

Infine, rimane in piedi il divieto di utilizzo dei gameti donati, ossia di gameti provenienti da individui esterni alla coppia. Questo divieto, ovviamente, ha contribuito in maniera significativa ad ampliare il cosiddetto “turismo riproduttivo”. Per esemplificare le proporzioni di questo fenomeno, procedo ad illustrarvi alcuni dati: in linea di massima, in un paese come il nostro, prima della legge del 2004, l’utilizzo dei gameti donati si attestava intorno al 3 – 4%, quindi possiamo dire che una coppia su 30 necessitava di queste tecniche. Oggi, in Paesi vicino all’Italia, ed in particolare in Svizzera e in Spagna, esistono centri in cui il 30 – 40% dei trattamenti viene eseguito con gameti donati effettuati prevalentemente su pazienti provenienti dall’estero. Questo dimostra come il cosiddetto turismo riproduttivo, un flusso di migrazione verso altri Paesi al fine di accedere a trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita sia ancora estremamente diffuso.

In conclusione, quanto sopra sintetizza lo stato dell’arte dell’applicazione della legge 40 in Italia. A seguito delle modifiche avvenute a seguito delle diverse sentenze, attualmente questa legge è incompleta e ciò comporta una serie non indifferente di problematiche dal punto di vista giuridico e interpretativo, non solo per i pazienti, ma anche per gli operatori.