Io volevo argomentare su due aspetti della disabilità. Io ho una emiparesi spastica da nascita di questo si è accorta mia mamma e sono riuscita a venirne fuori perché avevo un appoggio in famiglia. Quindi anche sul lavoro ho avuto la fortuna che c’era mio zio che era un ex dirigente nazionale e mi ha detto: prova e ti aiuto con il lavoro. Però anche se tu hai un aiuto, qui non è un problema di raccomandazione, di merito o che. Sei tu che devi trovare la tua passionalità di inserirti per forza, perché loro sono dei grandi prepotenti con noi. Siccome la legge dice “assunzioni obbligatorie”, allora cosa fanno loro? C’è un trucco di base che è quello di non darti da lavorare all’inizio e tu devi trovare la forza di piangere, di graffiare e di dire: tu vuoi lavorare e ti fai dare quello che ti spetta! Se rubano a livello nazionale cosa fanno? Buttano via il cieco, ti circondano, ex direttore, sindacalista o capo, e ti costringono ad avere e a scegliere il part- time. Io ho sempre lottato per le mie 8 ore perché avevo un fratello con disturbi di comportamento non ho nessun altro, e devo dimostrare agli altri di non avere bisogno di te. Cambia il direttore, fratello della Gelmini, peggio ancora, perché: cosa fanno? Se vedono il dirigente che è altruista fanno gli altruisti, se vedono che il dirigente è solo per sé stesso, cosa fanno? Ti buttano lì, non c’è nessuno che viene con te come se avessi l’aids. Arrivi a casa e ti sfoghi per i tuoi perché dici: ma che cavolo è se io nasco sano o no? La colpa non è nostra perché non ti sei “errorato” da solo. C’è un errore di un medico però chi sceglie la carriera ed è nato sano, è come una gioielleria. Un conto è per mia scelta che mi sono appoggiata alla mia famiglia, un conto e lo dico perché io non mi metterei mai a fare la cassa perché ho il mio disturbo matematico, se non faccio il digiuno è perché prendo delle terapie che devo prendere per tutta la vita, quando mi innamoro dico: è meglio che non le vedano quelle terapie perché è meglio accettare nel nostro contesto sociale il fatto che non si sappia perché se io so che quella donna che viene vista socialmente che ha qualche cosa, eh, ti può scappare anche la persona migliore! Quindi io credo che il merito non sia nascere sani. Poi c’è un’altra cosa che devo dire: per esempio io ho un amico avvocato che mi dà dei consigli che mi ha abbordato lui al mare, è una persona che mi rispetta e mi dà dei consigli legali. Io per esempio sono andata due anni al mare da sola perché mia mamma anche se vado in Versilia… Sono riuscita per la mia forza quando vado a lavorare cerco di fare passare i nostri temi scientifici, io quel poco che dò, lo dò con onestà perché se non c’è onestà scientifica non c’è neanche l’onesta personale. Io so che una persona ha diritto di essere recuperata, e questa discriminazione l’ho vissuta all’inizio della mia vita. Io al mare se non c’è la mia amica maestra o i miei amici dottori mi porto dei libri giudiziari, dei libri scientifici perché attraverso il libro per esempio del dottor raffaele morelli ho capito che cos’è che ti fa tanto male, io ho visto il film di Enzo Tortora che io conoscevo, la mia compagna delle elementari, la Silvia, e qui io posso dire che è un film che dovrebbe essere premiato. Quello che io posso dò, però è ora di dire: basta alle discriminazioni e basta a questa inciviltà che, come ha detto l’avvocato prima, è solo un fatto, non solo ignoranza ma insensibilità e credetemi se c’è uno che dirige qualche cosa bene, la fa con sensibilità. Se tu hai un dubbio scientifico, io se ho rifiutato di essere operata al neuroma è perché ho una responsabilità, ho un dentista che studia l’omeopatia, però se gli chiedi un consiglio scientifico ti aiuta a venirne fuori. Io penso che chi rappresenta lo Stato non si deve sapere, chi decide questo sì e quello no? Chi è che decide: si può sapere o no? Non è possibile che noi abbiamo uno Stato che sembra e non sembra perché io sono, tu sei, egli è. Non è possibile che noi continueremo fino alla morte: sì, ma poverino, ma dove lo mettiamo. Renzi intelligentemente viene a dire: tutto addosso alla famiglia. Sì, lui non lo è, come l’imprenditore balneare che conosco, quando cadevano i calzoncini a mio fratello per questioni scientifiche lui non l’accettava, la tetta di fuori sì! Quest’anno lo vedo e quando ha colpito anche lui si parla, poi c’è il senso di non solidarietà, poi si dice: ah, ciao, come stai? Solo quello che ci interessa a noi! È ora di lottare insieme e di imporci che possiamo e qui siamo tutti precari, ma amare non vuole dire: ciao, come stai e te la dò in quel paese, perché chi non mi ama non mi merita, come diceva mia nonna, ma l’unica cosa che noi dobbiamo fare insieme è opporci, io non ci sono riuscita a scuola, ma attraverso l’università radicale mi ha dato lo stimolo e ringrazio Marco Cappato e tutti perché mi avete tenuto conto, però barriere culturali principalmente. L’anno scorso e due anni fa vado al mare da sola in Versilia e tu telefoni per dire che hai delle difficoltà motorie, a spostare a fare, ecc. Chiamo il ministero… Boh. Allora vado su e mi accompagna mia mamma e dico al bigliettaio: ma, mi scusi, questa cosa dei trasporti che noi abbiamo diritto a chiamare e a avere aiuto, come mai? Sono più importanti altre cose di un fatto che non è un delitto? È una patologia! Ma come si fa nella cultura di beceri ignoranti vigliacchi che ci fanno violenza psicologica per tutta la vita! Perché io mi ricordo dove ho abitato a Roma che mi misero in una scuola di bambini handicappati per questa diagnosi! Ma si può essere deficienti? E questo ti dà la violenza, stai male tutta la vita e dici: ma che cazzo è che non vengono con me? Ho forse l’aids? Una vita rovinata perché è un carcere che non sono barriere, ma è la cultura di incapacità. Allora tu dici: chi vuole sarà dalla mia parte, chi non vuole non ci sarà. Però se noi dobbiamo lottare, io sono disponibile. Certo a Bergamo non si sa che associazione c’è, quello che posso vengo anche a Milano, però logicamente per esempio anche una cosa scema com’è successa questa estate a mia mamma, c’era un cretino di imbecille di padre di famiglia che mi fa una buca vicino una passerella, mia mamma mi manda avanti e la mia amica dice che mia mamma è caduta e ha picchiato la costola. La porto all’ospedale in Versilia e siccome mia mamma aveva detto che c’era un anziano che c’era lì dalle tre e mezza, abbiamo trovato l’unico a avere sensibilità con gli anziani e i disabili, ma altrimenti questa mia mamma non so… Poi mi sono alzata alcuni giorni alle 6. 30, sono riuscita a tirarla fuori semplicemente perché mi è venuto un dubbio, che quel dottore avesse dato le terapie troppe basse e avendo due amici dottori, ho sentito che quello era geriatra e ho chiesto se veniva su a dare una terapia a mia madre per sistemarla. Ultime due cose e poi chiudo: una volta mi ero persa, però ho pensato che la polizia ti potesse aiutare se ti perdevi e sono riuscita a ritornare dove dovevo arrivare. Io ringrazio tutti e vi auguro buon lavoro.