Stamina e sperimentazione animale, subito segnali ai ricercatori

Il Mattino
Silvio Garattini

Signor Presidente del Consiglio, incoraggiato dalla sua ferma volontà di risolverei problemi con rapidità e, alla luce di alcune sue precedenti dichiarazioni sull’argomento, mi permetto di porre alla sua attenzione un paio di emergenze e alcune altre criticità che riguardano il mondo della ricerca scientifica. È urgente chiudere due situazioni che hanno destato preoccupazione non solo a livello nazionale. La prima riguarda il recepimento della legge europea sulla sperimentazione animale. La Camera e il Senato l’hanno approvata, ma con inconcepibili misure restrittive che rappresentano un’infrazione ma soprattutto un attentato alla competitività dei ricercatori italiani per i fondi europei. La seconda riguarda il caso Stamina, una forma di ciarlataneria che purtroppo è riuscita a superare tutte le barriere e a essere utilizzata da strutture pubbliche a spese della comunità. Anche in questo caso, il Parlamento aveva approvato una legge che, inspiegabilmente, autorizzava una sperimentazione clinica in deroga a tutte le leggi che regolano lo studio di nuovi prodotti nell’uomo. In tutti e due casi è necessaria una legge che annulli le precedenti decisioni. Nel primo caso, lo scopo è approvare la direttiva europea senza ulteriori variazioni, sostenendone l’intento di armonizzare le regole in tutti gli Stati membri. Nel secondo caso, lo scopo è evitare di sottopone pazienti a una sperimentazione priva di senso, visto che le cosiddette cellule staminali di Stamina non hanno alcuna base scientifica. Se farà questo, avrà certamente l’approvazione di tutti i ricercatori italiani e darà un segnale importante anche a livello europeo. Passando al problema di maggior respiro, occorre ridare dignità e rilancio alla ricerca scientifica italiana, considerando che il sostegno alla ricerca non è una spesa, ma un investimento di cui l’Italia ha veramente bisogno, se vuole dare impulso alla sua economia. Le risorse da mettere a disposizione non devono essere utilizzate a pioggia, ma secondo priorità che riguardino problemi gravi in settori importanti quali l’ambiente, l’energia, l’elettronica e naturalmente la salute. Oggi troppi Ministeri hanno risorse relativamente piccole per la ricerca. Sarebbe importante raggrupparle in un fondo comune. Già da tempo si è proposto di creare l’Agenzia Italiana per la Ricerca Scientifica (Airs), un’agenzia agile e snella avente lo scopo di gestire le risorse attraverso bandi di concorso con date certe, cui possano partecipare – come a livello europeo – tutti gli enti di ricerca non-profit, indipendentemente dalla loro appartenenza alle varie «corporazioni». Naturalmente sarebbe bene contemperare un buon equilibrio fra la ricerca di base, quella a tempi lunghi e la ricerca orientata allo sviluppo e alle applicazioni che richiede tempi brevi ma maggiori risorse. Deve essere premiato il merito, seguendo le regole in atto nei Paesi industrializzati; deve essere promossa la cooperazione e devono essere evitate duplicazioni. È utile ricordare che in rapporto alla popolazione abbiamo troppo pochi ricercato-reinvestiamo troppo poche risorse economiche. La proposta di privilegiare l’assunzione dei giovani (per la ricerca il limite di 30 anni è troppo basso, occorre arrivare ai 40 anni) è buona. Ma va ricordato che nessuno assume personale solo perché costa poco, se non c’è la certezza di avere risorse per far lavorare i giovani, mettendo loro a disposizione infrastrutture e apparecchiature avanzate. La ricerca è particolarmente carente nel campo della salute. Si spendono più di 100 miliardi di euro all’anno per il Servizio Sanitario Nazionale, un’attività fra le più complesse dal punto di vista scientifico, tecnologico, organizzativo, sociale, amministrativo. Per mantenere questa attività è necessario un adeguato livello di ricerca, almeno il 2 percento, altrimenti si rischia di avere un Servizio Sanitario sempre più inefficiente e sempre meno sostenibile dal punto di vista economico. Va bene la «spending review», ma è solo la ricerca indipendente che può individuare con obiettività gli interventi diagnostici, terapeutici e riabilitativi che offrano un reale vantaggio e che quindi devono essere messi a disposizione dei pazienti, privilegiando a parità di benefici resi gli interventi che costano meno. Ciò si può ottenere solo attraverso un adeguato volume di ricerca, perché non si deve dimenticare che ancor oggi una notevole percentuale di ciò che si fa nel Servizio Sanitario Nazionale è di dubbia efficacia o addirittura inutile. Il percorso per migliorare la ricerca non è facile: lobby, corporazioni e burocrazia sono pronte a opporre ostacoli. Se darà un segnale, tutti i ricercatori appoggeranno le sue decisioni con fiducia e partecipazione, mettendo a disposizione competenze ed entusiasmo per il rilancio del Paese. 

(Direttore IRCCS-Istituto di Ricerche Farmacologi-che Mario Negri)