La scorsa settimana questo spazio ha ospitato una richiesta di chiarimenti sul “trattamento Zamboni” per la sclerosi multipla e la risposta del professor Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione italiana Sclerosi Multipla. È seguito un vivace dibattito su corriere.it/salute. È giunto anche il contributo dell’Associazione CCSVI-SM, che volentieri pubblichiamo.
La sclerosi multipla non ha una causa conosciuta e i meccanismi patogenetici che agiscono nelle fasi di avvio del processo sono tuttora largamente sconosciuti. La stessa teoria autoimmunitaria, dopo trent’anni, non ha conferma scientifica. L’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale (CCSVI) ha un sufficiente corpo dottrinario per proporsi come elemento patogenetico e prognostico, nell’ottica della multifattorialità del processo di malattia accettata universalmente dagli scienziati che si occupano di sclerosi multipla. Nessuno ha fornito alcuna prova scientifica che neghi questa affermazione. Per dimostrare l’esatto ruolo della CCSVI sono necessari altri studi, in corso in tutto il mondo, che esplorino la problematica da diverse angolature. Al Convegno mondiale sulle controversie in neurologia (a Barcellona), però, si é svolto un dibattito intitolato "La CCSVI gioca un ruolo nella patogenesi della sclerosi multipla?". Per il sì ha relazionato il professor Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara, per il no il professor Stuve di Dallas, moderatore il professor Miller di Tel Aviv. La votazione finale da parte dell’audience, tutta di estrazione neurologica, ha avuto un esito inatteso: oltre il 40% a favore del sì. Inoltre, il Symposium finanziato dalla Fondazione Charcot, la più importante Fondazione di ricerca al mondo sulla sclerosi multipla, è stato dedicato quest’anno alla CCSVI.
Il presidente, professor Hommes, davanti a 4mila persone ha commentato: “Solamente quando nuovi fenomeni, che vengono dimostrati, trovano un ostinato rifiuto ad essere armonizzati nella scienza esistente, possono nascere nuove teorie”. Ha usato il termine "dimostrare" per il fiorire di ricerche indipendenti in tutto il mondo sulla CCSVI. In Italia si sta avviando una sperimentazione terapeutica di altissimo interesse scientifico e per la comunità dei pazienti: lo studio BRAVE DREAMS ("Sogni coraggiosi", per BRAin VEnous DRainage Exploited Against Multiple Sclerosis), per valutare il contributo dell’angioplastica venosa nel controllo della sclerosi multipla, studio promosso dall’Azienda ospedaliera-universitaria di Ferrara e, per ora, co-finanziato dalla Regione Emilia Romagna e dalla Fondazione Hilarescere. Venti Centri italiani con alte competenze neurologiche e vascolari hanno aderito a questa proposta. La soluzione di Zamboni è questa: facciamo gli studi e formiamo, all’interno degli studi, strutture pubbliche capaci di prendere in carico i malati delle due patologie. Ciò che abbiamo proposto, e continueremo a proporre, al Consiglio Superiore di Sanità è che i Centri partecipanti a BRAVE DREAMS possano diventare, con il patrocinio del Ministero, i primi Centri d’eccellenza a cui i malati possano rivolgersi gratuitamente e senza dubbi. Perché non può essere certo affidato al malato il compito di capire a chi affidarsi e di chi fidarsi.
*Ricordiamo la Tavola rotonda organizzata dall’Associazione Luca Coscioni con il prof. Paolo Zamboni, concernente proprio la "Cura CCSVI e sue implicazioni per la sclerosi multipla"
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