Aborto, l’Europa all’Italia: “La 194 resta inapplicata”

La Stampa
Maria Corbi

ROMA. Ancora una volta in Europa, ancora una volta per la legge 194. Sono passati 40 anni dalla legalizzazione dell’aborto, ma le donne continuano a lottare, e a dividersi. Due ricorsi in Europa danno ragione a chi sostiene che in Italia interrompere la gravidanza è ancora un percorso a ostacoli. Mentre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in Parlamento, pochi giorni fa, ha raccontato una storia diversa, una diminuzione del ricorso alla Ivg e quindi il successo dell’applicazione della legge. Ma le femministe italiane, e i medici non obiettori riuniti nella Laiga contestano questa visione in rosa e scendono sul piede di guerra iniziando da una conferenza stampa, oggi, presso la «Casa internazionale delle donne» (moderata da Laura Valentini) per denunciare una situazione grave che vede, in Italia, 7 medici obiettori su 10.

Numeri per cui l’11 aprile il comitato europeo dei diritti sociali, organismo del Consiglio d’Europa ha stabilito (su ricorso presentato dalla Cgil) che l’Italia «viola il diritto alla salute delle donne» che vogliono abortire e che devono scontrarsi con «notevoli difficoltà». Il 24 maggio un delegato del ministro ha illustrato in Europa, agli esperti sulle questioni sociali e sanitarie, le sue ragioni. Ma nell’attesa della risposta del comitato tecnico (che potrà pronunciarsi con una risoluzione indirizzata all’Italia perchè provveda a organizzare la pratica dell’aborto in modo più efficiente), «le donne continuano a non essere garantite«, dice Silvana Agatone , presidente della associazione dei medici non obiettori. Oggi, insieme a diverse sigle femministe e alla Cgil, durante la conferenza porranno una domanda precisa: «Il ministro Lorenzin spieghi cosa intende per tutela dell’embrione. La legge 194/78 non si tocca». Perchè non è sfuggita la frase del ministro durante la sua risposta in Parlamento il 4 maggio scorso. «La 194 è finalizzata a garantire il diritto alla procreazione cosciente e responsabile nonché a riconoscere il valore sociale della maternità e la tutela della vita umana dal suo inizio».

Parole pericolose, secondo le femministe, che potrebbero mettere in discussione il diritto delle donne (secondo la Lorenzin non è un diritto, ma una possibilità) a decidere sulla loro maternità. In un momento storico in cui, fanno notare le organizzatrici della conferenza stampa, «c’è l’avanzata a livello mondiale di gruppi anti aborto». «Il ministro ha portato in Europa le sue mappe, che non corrispondono alla situazione reale», spiega la Agatone. «I dati del ministero vengono elaborati in base alle schede che ogni medico che pratica un aborto deve spedire all’Istat. Si contano le Igv effettuate, ma non la domanda. E logica vuole che se i medici obiettori diminuiscono, diminuiscono anche gli aborti legali».

Ci sono province in Italia dove è complicato trovare un posto letto per interrompere la gravidanza. A Iesi, nelle Marche, qualche anno fa quando l’unico medico non obiettore andò in pensione le donne sono rimaste solo fino a che «non si sono rivoltate». E anche in questi giorni ci sono province in Italia che rischiano di rimanere senza un luogo sicuro dove le donne possono interrompere la gravidanza. «A Iesi quando l’unico obiettore è andato in pensione non ci sono stati aborti, nessuna scheda è arrivata all’Istat. Ma possiamo pensare che le donne hanno smesso di abortire in quel periodo? La verità è che se non monitoriamo la domanda non avremo dati certi», fa notare Agatone. Secondo la Lorenzin ci sono meno aborti e quindi servono meno medici non obiettori. Secondo la Agatone ci sono meno aborti legali perché ci sono meno medici. «Se aumenta l’obiezione di coscienza la Lorenzin dice che tutto va bene, ma il ragionamento non tiene», continua la presidente della Laiga. «La verità è che aumentano gli aborti clandestini». Lorenzin: «Se calano le Igv è perché aumenta il ricorso alla clandestinità»