Il proibizionismo ci costa 20 miliardi, rallenta la giustizia riempie le carceri

XI Libro bianco sulle Droghe

Presentato alla Camera dei Deputati l’XI Libro bianco sulle Droghe

Controllare il fenomeno è utile per tutelare la salute e porta benefici socio-economici e scientifici

Il 25 giugno anche l’Associazione Luca Coscioni ha partecipato alla presentazione dell’XI Libro Bianco sulle Droghe pubblicato in occasione della Giornata Mondiale contro il Narcotraffico. Il volume è principalmente dedicato al Carcere ai tempi del Coronavirus.

Il documento descrive come i costi del proibizionismo siano da quantificare in mancate entrate per lo Stato in virtù della gestione del settore da parte della criminalità organizzata – che includendo l’indotto potrebbero sfiorare i 18-20 miliardi, ma anche con le risorse umane ed economiche relative all’amministrazione della giustizia – i tribunali sono ingolfati da cause di minima importanza e oltre il 36% dei detenuti, molti dei quali con problemi di dipendenza, è in carcere per reati connessi alle droghe.

REGISTRAZIONE DELLA CONFERENZA STAMPA

“In Italia e nel mondo non si vedono segni di contenimento della presenza degli stupefacenti” ha dichiarato l’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione “dopo quasi 60 anni di proibizione quel che va riformato radicalmente è l’impianto generale del ‘controllo’.

Marco Perduca, che per l’Associazione coordinato Legalizziamo! ha ricordato che “Dopo anni di promesse è arrivato il momento che il Parlamento si assuma le responsabilità di definire quali nuove regole possano consentire un consumo consapevole (almeno) della cannabis legalizzandone produzione, consumo e commercio, cancellando, tra le altre cose, anche le pesanti sanzioni per la detenzione delle altre sostanze proibite.”

“Divieti e proibizioni impongono stigmi e generano discriminazioni a chi consuma, anche saltuariamente quanto proibito, e chi vuole far ricerca per i fini medico-scientifici previsti dalla legge. Il potenziale medico degli stupefacenti continua a esser sperimentato con successo, perché l’Italia vuole rimanere indietro?” ha concluso l’avvocato Gallo. 

“La proposta di legge Legalizziamo! Presentata alla Camera nel 2016 e di nuovo consegnata al Presidente Fico l’anno scorso assieme Radicali italiani e decine di altre associazioni” incalza Perduca “propone un modello di regolamentazione sostenibile – i tempi e numeri per legalizzare ci sarebbero Movimento 5 Stelle e PD si assumano le loro responsabilità!”.


Il 26 giugno, dalle ore 15:00, si terrà un webinar online di presentazione del Libro bianco con iscrizione obbligatoria ma gratuita a questo indirizzo:

https://register.gotowebinar.com/register/6062862554304999947

L’XI Libro bianco sulle Droghe, disponibile in versione cartacea in tutte le librerie e i rivenditori on line, sarà consultabile sul sito di Fuoriluogo nella sezione www.fuoriluogo.it/librobianco.


— XI Libro bianco sulle Droghe: I dati in pillole 

Dopo 30 anni di applicazione, i devastanti effetti penali del Testo Unico sulle sostanze stupefacenti Jervolino-Vassalli (l’articolo 73 in particolare) non possono essere più considerati “effetti collaterali”. La legge sulle droghe continua a essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri.

➡ La legge sulle Droghe è il volano delle politiche repressive e carcerarie, senza detenuti per articolo 73, o senza tossicodipendenti non si avrebbe sovraffollamento nelle carceri.

La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione. Basti pensare che in assenza di detenuti per art. 73. o di quelli dichiarati tossicodipendenti, non vi sarebbe il problema del sovraffollamento carcerario, come indicato dalle simulazioni prodotte. Dopo 30 anni di applicazione non possiamo più considerare questi come effetti collaterali della legislazione antidroga, ma come effetti evidentemente voluti.

➡ Il 30% dei detenuti entra in carcere per un articolo di una legge

13.677 dei 46.201 ingressi in carcere nel 2019 sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta del 29,60% degli ingressi in carcere: si consolida l’inversione del trend discendente attivo dal 2012 a seguito della sentenza Torreggiani della CEDU e dall’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta.

➡ Il 34,8% dei detenuti è in carcere per la legge sulle Droghe

Sugli oltre 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2019 ben 14.475 lo erano a causa del solo art. 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio, 23,82%). Altri 5.709 in associazione con l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, 9,39%), solo 963 esclusivamente per l’art. 74 (1,58%). Questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili. Nel complesso vi è una impercettibile diminuzione dello 0,67%.

➡ Oltre il 36% di chi entra in carcere usa droghe. Si assesta la presenza ai massimi storici della Fini-Giovanardi

Resta ai livelli più alti degli ultimi 15 anni la presenza di detenuti definiti “tossicodipendenti”: sono 16.934, il 27,87% del totale. Questa presenza, che resta maggiore anche rispetto al picco post applicazione della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), è alimentata dal continuo ingresso in carcere di persone “tossicodipendenti”. Nel 2019 questi sono stati il 36,45% degli ingressi nel circuito penitenziario, in aumento costante e preoccupante da 4 anni.

Le conseguenze sulla giustizia

➡ Oltre 200 mila fascicoli nei Tribunali. Uno su due porta a condanna per reati contro la persona o contro il patrimonio. Il rapporto è 1 a 10.

Le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 175.788 e 42.067. È un dato che, pur in leggera diminuzione, si allinea agli anni bui  della  Fini-Giovanardi.  Da  notare  come  secondo  una  ricerca  che  pubblichiamo  negli approfondimenti, mentre quasi 1 procedimento su 2 per droghe termina con una condanna, questo rapporto diventa 1 su 10 per i reati contro la persona o il patrimonio.

Le misure alternative

➡ Aumentano le misure alternative che, però, appaiono ampliare l’area del controllo

Continuano ad aumentare le misure alternative, fatto positivo in sé, ma che nasconde anche una tendenza che fa pensare che siano diventate una alternativa alla libertà invece che alla detenzione. Consentendo così di ampliare l’area del controllo.

Le segnalazioni e le sanzioni amministrative per il consumo di droghe illegali

➡ Continua ad aumentare la repressione del consumo: su quasi 44mila segnalazioni (+6,67%) solo 202 richieste di programma terapeutico

Non si ferma il trend in aumento delle persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: 41.744 nel 2019. Le segnalazioni sono quasi 44.000, +6,67%. Più di 4000 sono minorenni. Diminuiscono leggermente le sanzioni: sono state 14.322 nel 2019.

Queste vengono comminate in un terzo dei casi mentre risulta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione  al  Prefetto:  solo  202  sono  state sollecitate  a presentare  un  programma di trattamento socio-sanitario; nel 2007 erano 3.008. La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis (77,95%), seguono a distanza cocaina (15,63%) e eroina (4,62%) e, in maniera irrilevante, le altre sostanze. Dal 1990 1.312.180 persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale; di queste quasi un milione (73,28%) per derivati della cannabis).

L’attività di repressione delle forze dell’ordine

➡ La cannabis è al centro dell’azione delle forze dell’ordine. Con la Fini-Giovanardi è vistosamente calata l’attività di contrasto alla cocaina e all’eroina.

Da una analisi retrospettiva dei dati della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga si nota come la  sostanza  al centro dell’azione delle  Forze dell’Ordine  sia la  cannabis. 

Sia  per numero di operazioni, che per sequestri e persone segnalate all’attività giudiziaria. Da notare come nel periodo in cui era vigente la Fini-Giovanardi, che equiparava tutte le sostanze ai fini delle sanzioni, si sia divaricata la forbice fra operazioni con oggetto cannabis (in continuo aumento) e operazioni contro cocaina e eroina. Per quest’ultima il calo del numero delle operazioni continua anche negli ultimi anni.

➡ Le violazioni dell’articolo 187 del Codice della Strada: il 96,8% non c’entra nulla con le droghe. Solo lo 0,3% è risultato positivo ai controlli notturni dei carabinieri durante i week end.

Restano significativi i dati rispetto alle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. I dati disponibili sono piuttosto disomogenei, per cui di difficile interpretazione, come confermato dalla stessa ISTAT.

Nel corso dei controlli nelle notti dei week end da parte dei carabinieri le violazioni accertate rappresentano lo 0,27% dei controllati. Rispetto alle positività accertate a seguito di incidente questa percentuale sale, al 3,20% nel corso dei primi 10 mesi del 2019.

Ricordando che spesso la positività al test non è prova di guida in stato alterato (in particolare per la cannabis), possiamo affermare che l’uso di droghe non è certamente la causa principale di incidenti in Italia.

Gli altri contenuti: consumi e carcere durante il lockdown

Durante il lockdown, i consumatori hanno dimostrato capacità di autoregolazione ed il mercato illegale flessibilità e resilienza. I servizi hanno saputo adattarsi a macchia di leopardo alla nuova situazione.

Quest’anno il Libro Bianco pone grande attenzione alla situazione dei consumi di sostanze e delle  carceri  durante  la crisi Covid-19.  In particolare  rispetto  ai  consumi  si  presentano  in anteprima i primi risultati di 3 ricerche sui consumi di droghe durante il lockdown che hanno messo in luce una significativa capacità di controllo dei consumatori, che hanno adottato strategie di fronteggiamento dell’emergenza, di adeguamento alle mutate condizioni di vita e di consumo,  di  minimizzazione  dei  rischi.  Si  è  inoltre  verificata  la  flessibilità e resilienza del mercato illegale delle droghe, che è  rimasto vivace  e mai  si  è interrotto.  Mentre  i  Servizi pubblici hanno saputo, anche se ancora una volta a macchia di leopardo, adeguarsi alla situazione adattando le terapie farmacologiche, gli strumenti di Riduzione del Danno, di consulenza e informazione online sulle sostanze.

Nel volume si trovano quindi spunti e riflessioni rispetto alla riforma delle politiche sulle droghe in ambito nazionale ed internazionale, e approfondimenti specifici sul carcere, sui reati minori sulle droghe e sulla riforma dei servizi in un’ottica di decriminalizzazione dell’uso delle sostanze.