Da allora sono nati oltre 14 mila bambini grazie alla fecondazione assistita, ma la diagnosi preimpianto non è ancora a carico del Servizio sanitario nazionale. Il Ministro Speranza intervenga subito.
Sono passati sei anni dalla sentenza 96/2015 con cui la Corte Costituzionale ha esteso la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) a tutte le coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili. Coppie che, proprio grazie a queste tecniche, possono ora accedere ad indagini cliniche diagnostiche sull’embrione.
“Da quel giorno, grazie a tutte le tecniche di PMA, sono nati oltre 14 mila bambini, ma le indagini cliniche diagnostiche sull’embrione non sono ancora incluse nei livelli essenziali di assistenza (LEA), per questo con l’Associazione Luca Coscioni abbiamo rivolto un appello al Ministro Speranza, chiedendo di provvedere subito all’aggiornamento di questa parte dei LEA, affinché la tecnica sia erogabile a carico del Servizio Sanitario Nazionale ed accessibile nelle strutture pubbliche su tutto il territorio italiano. Attualmente sono poche le regioni se ne fanno carico. Il fattore economico non deve essere un ostacolo ad avere una famiglia con dei figli”.
Firma anche tu l’appello al Ministro Speranza
Filomena Gallo è Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. Avvocata cassazionista è esperta in diritto di famiglia, diritto internazionale e in problematiche legislative nelle biotecnologie in campo umano. Docente a contratto presso l’Università di Teramo, ha seguito la maggior parte dei procedimenti legali che hanno portato agli interventi della Corte Costituzionale con dichiarazione di incostituzionalità della legge 40/04.