Ben ritrovati a tutti,
prima della serrata prossima ventura, si inizia a vedere qualche luce nella gestione della pandemia da Covid 19, grazie all’impegno di un’istituzione su cui in questi anni si sono riversate critiche fin troppo ingiuste, ma che con i suoi limiti sta rivestendo un ruolo fondamentale per offrire una qualche forma di salvezza, mi riferisco all’Unione Europea.
In questi mesi in maniera un po’ ipocrita si è continuato a dire che non ci si salva da soli, invece la promessa è stata mantenuta, sono infatti in arrivo centinaia di milioni di dosi di vaccino, visto che per ciascuno occorrono due infusioni; le istituzioni europee hanno avuto un ruolo di primo piano, sia partecipando alla sua scoperta, sia garantendo i fondi per metterlo a disposizione a più cittadini possibile.
Si tratta di una missione umanitaria dove hanno ricoperto un ruolo di primo piano due giovani medici immigrati dalla Turchia, dimostrando quanto sia falsa una narrazione così di moda sul fenomeno migratorio, descritto come un’invasione di elementi estranei all’interno di un contesto sano, da parte chi viene solo a rubare il lavoro, a creare delinquenza e a portare malattie. Ecco quello di cui abbiamo assoluto bisogno, raccontare una storia diversa, quella vera intendo.
In questi otto lunghi mesi si sono palesate come assolutamente necessarie in Europa delle politiche sanitarie comuni, evitando che ciascuno vada per conto proprio; è accaduto infatti che la pandemia è stata gestita senza avere una strategia comune per il suo contenimento e nel costruire i presupposti per il superamento, diversi e spesso senza reciproca comunicazione gli approcci. Da più parti ci si augura finalmente una maggiore integrazione dei sistemi sanitari, proprio per tutelare il diritto alla salute del cittadino europeo, riconoscendo all’Europa il ruolo storico di patria del Welfare State. Per quanto riguarda nello specifico l’Italia, spero che venga organizzata una forma efficace di distribuzione, organizzata e adeguata e non si proceda a tentativi o peggio si decida come procedere in divenire.
In questi giorni finalmente si stanno palesando quali siano i nostri alleati per uscire dalla pandemia e dal conseguente disastro economico, cioè l’Unione Europea e la BCE, infatti già ora sostengono la nostra economia e forniscono una speranza a chi in prima persona vive il dramma della disoccupazione, con i fondi Sure attraverso i quali può essere finanziata la cassa integrazione. Per quanto riguarda invece i ben più cospicui fondi del recvery found, finora rimangono bloccati per il veto dei sovranisti, illiberali e antidemocratici, dell’Est Europa; i Governi di Polonia e di Ungheria così stimati dalla destra reazionaria Italiana, sono la causa principale dell’incertezza creatasi intorno ai fondi necessari per far ripartire l’economia.
Non credo sia vietato aprire un dibattito, dopo la Brexit, circa l’opportunità della presenza di siffatti Governi nell’Unione Europea, qualsiasi richiamo al rispetto dei principi della democrazia liberale, sulla separazione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, il rispetto delle minoranze, l’indipendenza dei mass media, è caduto nel vuoto. Il mio augurio è che tutto termini là dove è iniziato cioè negli Stati Uniti, con l’allontanamento di Donald Trump, visto che un siffatto modo di far politica si è rafforzato a partire dal 2016; almeno il mondo si è risparmiato una guerra commerciale intorno al vaccino e soprattutto si è assicurato la sua universalità, senza che nessuno ne facesse incetta a danno di altri.
Per quanto riguarda la situazione Italiana molto c’è ancora da scrivere, non soltanto per quanto riguarda le dinamiche economiche, ma soprattutto perché subiamo ogni giorno il disastro di alcune riforme sanitarie, tutte impostate sul risparmio, il pareggio di bilancio, da ottenere anche pagando esorbitanti costi sociali. Si assiste inoltre ogni giorno a una diatriba sul ruolo dei medici di famiglia, fino alla decisione del TAR di sospendere una precisa direttiva della Regione Lazio, riguardante la cura a casa dei pazienti Covid, asintomatici o con sintomi tali da non rendere necessario il ricovero.
Il principale avversario è ancora una volta la burocrazia, così da oscurare qualsiasi tentativo di riforma, dietro alla quale ci si nasconde per ritardare il cambiamento o semplicemente delle responsabilità aggiuntive. Per evitare il sovraffollamento degli ospedali è necessario partire da un rafforzamento della medicina di base, riconoscendo il ruolo dei medici di famiglia, in genere annoverati fra i professionisti meno considerati rispetto ad altre specializzazioni più redditizie, consapevoli invece che nei momenti di emergenza possano svolgere un ruolo fondamentale.
Tutto dovrebbe essere incentrato sulla programmazione e non sulla semplice gestione dell’emergenza, per evitare situazione imbarazzanti come quella in Calabria, aggravando il disastro di un sistema sanitario regionale da anni commissariato e gestito direttamente dal Governo, senza riuscire né a fare ordine nei bilanci, né garantire servizi adeguati, una situazione che accomuna gran parte dell’Italia meridionale.
Da una parte le figure scelte per questo ruolo quasi comici nelle loro pochezza, dall’altra giganteggia la figura di Gino Strada per fortuna rimasto distante da questo balletto, ma pronto a dare una mano; lo Stato quindi si affida alle ONG, nell’immaginario collettivo definite Taxi del mare, come propagandato da tanta parte politica anche di Governo. Ricordo che anche la Regione Piemonte ha chiesto un simile aiuto. Senza voler per forza addentrarmi in ambiti che non mi competono, confido sempre in una riapertura o in un rafforzamento delle tante strutture ospedaliere chiuse o depotenziate, anche se più vicine geograficamente al cittadino e alle sue esigenze, visto che potrebbero erogare più facilmente quei servizi di cui tutti avvertiamo il bisogno. A partire dai famosi Covid hotel di cui si sente da mesi parlare, mentre in realtà rimangono pochi; così che tutti possano rimanere in sicurezza evitando i contagi delle persone più vicina per mancanza di spazi adeguati.
Un altro limite che si palesa in queste settimane è rappresentato dalle possibilità di tracciamento di eventuali contagi, in modo da poter ricostruire tutta la filiera ed evitarne altri inconsapevoli. È stato istituito un apposito Ministero dell’Innovazione Tecnologica e della Digitalizzazione, la politica al più alto livello può e deve assumersi le sue responsabilità nel creare una forma di tecnologia funzionante e precisa e soprattutto insistere affinchè larga parte dei cittadini scarichi l’applicazione prevista.
Un impulso importante può essere il fornire precise garanzie a chi installa Immuni o l’eventuale sostituto evitando di trovarsi in una qualsiasi forma di limbo, ma subito potendo essere indirizzati verso una modalità di gestione del contagio semplice, lineare, senza inutili perdite di tempo.
Voglio concludere questo mio intervento ricordando alcuni fatti di cronaca che mi turbano molto e nei confronti dei quali dobbiamo in ogni modo reagire, mi riferisco agli abusi in famiglia, che sono tragicamente cresciuti in questi mesi di reclusione e di convivenza forzata. Davanti ad eventi che mi lasciano sgomento ribadisco la mia totale condivisione di un nuovo modello di famiglia laico inclusivo aperto, in contrapposizione al paternalismo, ma che si fondi su basi laiche e libertarie.
Marco Gentili è Co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni. Dalla nascita è affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia che progressivamente lo ha privato della capacità motoria e comunicativa. Laureato in Relazioni Internazionali ha un Master in Istituzioni Parlamentari Europee. Dal 2012 al 2017 è stato consigliere comunale a Tarquinia. Promotore della campagna che ha portato all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza e del nuovo Nomenclatore delle Protesi e Ausili. Ha frequentato la Scuola di Politica di Enrico Letta