Riflettevo su quanto fosse curioso iniziare una lettera a voi dell’Associazione Luca Coscioni e in generale a tutti i nostri sostenitori, partendo dalle stesse considerazioni di marzo. Infatti nove mesi sono trascorsi e il bambino è nato, non a caso siamo a Natale, che trascorreremo in zona rossa.
Mi auguro che questo mio incipit non offenda la sensibilità di nessuno, anzi spero che il confinamento sia un momento di riflessione sui valori evangelici, per chi ha fede e per tutti un’occasione di unità fra i pochi congiunti o i familiari più vicini, per chi li ha accanto. Nonostante appunto dovrebbero essere i giorni della fratellanza e della solidarietà, proprio quei gruppi che con vigore si rifanno ad una visione integralista del cattolicesimo, li hanno sporcati con una campagna mistificatoria, errata e violenta.
Mi riferisco ai movimenti pro vita e alla vergogna dei manifesti contro il diritto delle donne ad usufruire dell’aborto farmacologico, il cui fine è colpevolizzare chi lo sceglie e instillare dubbi e paure ingiustificate nell’opinione pubblica, paragonando la RU 468 al veleno, affermazione senza alcuna validità scientifica, anzi in contrasto con le stesse decisioni dei medici.
In questi mesi abbiamo assistito sgomenti a una campagna continua e senza scrupoli, con toni inaccettabili, quasi ogni giorno viene diffuso un carico di odio, infatti è di poche ore fa la mostruosa dichiarazione di un consigliere comunale nella quale la donna che sceglie la RU 468 viene paragonata ad un sarcofago, ad una tomba. Il fine certamente non nascosto è negare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, conquistato con anni di battaglie, garantito dalla legge 194 fra l’altro appoggiata dalla grande maggioranza dei cittadini che si espressero in suo favore tramite referendum.
Una legge dello Stato non dimentichiamolo che ogni giorno trova ostacoli, con un percentuale di obiettori di coscienza pagati da tutti fra il personale sanitario troppo alta per essere giustificata, per non parlare poi della fatica talvolta umiliante nel far valere la propria volontà e del pericolo di un’ospedalizzazione, soprattutto in questo periodo di pandemia. Questi episodi ci devono fare riflettere che non si tratta di un diritto acquisito, ma di una battaglia da combattere ogni giorno.
Quali sono i nostri avversari di sempre? I movimenti cattolici tradizionalisti, una minoranza chiassosa, alle quale però fanno cassa di risonanza alcune forze politiche, di una determinata area, che non si vergognano di elemosinare voti sul corpo delle donne, fino ad accogliere e mettere in pratica le richieste più tragicamente assurde.
Le cronache ci ricordano di cimiteri con aree dedicate ai feti, con tanto di croci con il nome della donna che li ha abortiti, a sua insaputa però o della continua battaglia contro l’inesistente teoria gender, rinvenuta negli ambiti più disparati. Sembra sia sorta una Chiesa parallela, con tanto di megafono ufficiale, chiamato Radio Maria, con le nota propaganda negazionista nei confronti del Covid, definito invece un complotto per realizzare un mondo nuovo senza Dio.
Viene mostrata totale indifferenza al messaggio evangelico, che esprime solidarietà e aiuto verso chi soffre e ha bisogno, mentre l’unico credo è la proibizione dell’aborto e la condanna senza appello di ogni forma di affettività diversa dall’unione uomo donna finalizzata alla procreazione. In questa visione che credo sia anche sbagliato definire tradizionale, il posto della donna è la sottomissione e il ruolo di incubatrice di figli, come ribadito dal Ministro della famiglia ungherese, paese il cui Capo di Governo, il dittatore Orban è preso come modello.
Tanto più che recentemente è stata persino cambiata la stessa costituzione autoritaria, per condannare ogni forma di unione che non sia quella eterosessuale, rendendo lecite eventuali discriminazioni da chi vive diversamente. Se invece vogliamo rimanere in Italia, non posso tacere di quel sacerdote che pochi mesi fa pubblicamente ha definito più grave l’aborto della pedofilia, quasi a deresponsabilizzare il clero da condotte criminali, certo riguardanti una minoranza ma di cui purtroppo sono e sono state piene le cronache.
Non riesco a spiegarmi la simpatia che troppe donne hanno per questi patrioti del ventunesimo secolo, che si limitano non solo a propagandare simili amenità ma anche a foraggiare ed appoggiare chiunque se ne faccia portavoce, anche se l’esempio della loro vita è quanto mai lontano dal Vangelo o persino dal Cattolicesimo, professando talvolta un’altra religione, vedi Trump.
Il mio messaggio per Natale vuole essere il ribadire la laicità e la libertà, colonne portanti del progresso e della civiltà e con questo pensiero vi dedico i miei più sentiti auguri, di serenità e di un minimo di soddisfazione in questa immobilità forzata e di speranza per l’anno venturo, che almeno non ci faccia rimpiangere il 2020!
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Marco Gentili è Co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni. Dalla nascita è affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia che progressivamente lo ha privato della capacità motoria e comunicativa. Laureato in Relazioni Internazionali ha un Master in Istituzioni Parlamentari Europee. Dal 2012 al 2017 è stato consigliere comunale a Tarquinia. Promotore della campagna che ha portato all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza e del nuovo Nomenclatore delle Protesi e Ausili. Ha frequentato la Scuola di Politica di Enrico Letta