La Democrazia aleatoria

democrazia aleatoria

Il primo dicembre 1970 fu approvata dal Parlamento della Repubblica una importante legge sui diritti civili degli italiani (quella sul divorzio) con 319 voti favorevoli e 286 contrari. Alcune decine di determinanti voti a favore vennero da parlamentari delle forze di maggioranza (soprattutto socialisti e repubblicani) che votarono in contrasto con il partito (DC) che guidava la coalizione di governo e che era esplicitamente contrario.

Quei parlamentari dissidenti sapevano che stavano dando al Paese una legge di libertà importante e non si curarono più che tanto delle conseguenze del loro agire sugli assetti esistenti, neanche in termini personali. Peraltro, quel governo guidato dal DC Emilio Colombo non cadde e continuò a governare con il contributo sia dei socialisti che dei repubblicani.

Oggi una altra importante legge sui diritti civili degli italiani (quella sul fine vita) non riesce a vedere la luce, nonostante addirittura la Corte Costituzionale inviti a legiferare in materia, perché il Parlamento non ha più quella centralità nel processo legislativo che la Costituzione aveva ad Esso assegnato. E questo accade perché i parlamentari non hanno più la libertà intellettuale dei loro predecessori: non si riesce  a trovare un numero di parlamentari di PD e M5S con la sufficiente autonomia ed indipendenza di giudizio da infischiarsene di tattiche e timori di Zingaretti e Di Maio sul tema dell’eutanasia legale nonché della eventuale ritorsione di non essere ri-candidati alle prossime elezioni in caso di dissenso coi propri dirigenti.

Di fronte a questo svilimento dell’attività del Parlamento e di altri corpi intermedi elettivi, si propongono nuove forme di partecipazione dei cittadini che integrando questa claudicante democrazia rappresentativa ne rinforzino l’azione: una di queste proposte è la convocazione di assemblee di cittadini estratti a sorte che sotto la guida di esperti possano contribuire al processo legislativo in particolare su questioni controverse come quelle relative ai diritti civili.

E’ questo il tema del convegno Citizen assembly: una risposta alla crisi della democrazia elettorale. Esperienze internazionali e prospettive italiane che si terrà il 15 luglio 2019 dalle 16.00 alle 19.00 presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, Via del Seminario, 76 Roma”. Io non potrò parteciparvi per impegni di lavoro e mi limiterò pertanto ad esprimere qui due brevi considerazioni.

  1. Sempre, ma soprattutto sulle questioni controverse, la competenza è importante: sapere di cosa si sta parlando per avere studiato e approfondito temi e provvedimenti come può e deve fare un rappresentante eletto tramite i molti strumenti e mezzi che gli/le vengono forniti difficilmente potrà essere ottenuto tramite una formazione occasionale ed estemporanea di cittadini che si occupano normalmente di tutt’altro.
  2. Essendo tutti d’accordo che di partecipazione più ce n’è e meglio è, alla crisi dei corpi intermedi non si risponde accentuandone lo svuotamento di responsabilità, cioè con il trasferimento di parte di quelle responsabilità ad altri organi non elettivi. Si risponde piuttosto tornando alle funzioni per essi previste: nel caso del Parlamento, quella di fare le leggi senza vincoli di mandato dei parlamentari né ordini dalle segreterie di partito. E come si fa a ridare un po’ di coraggio ai nostri parlamentari? Innanzitutto selezionandoli un po’ meglio tramite una adeguata legge elettorale, disegnata da esperti. Da profano, io azzarderei collegi piccoli dove il candidato venga eletto perché conosciuto direttamente e stimato, non perché catapultato lì dal segretario di partito di turno che lo tiene in mano come un pupazzo. E senza ridurne il numero come invece si sta demagogicamente facendo, proprio per conservare un adeguato rapporto elettori/candidato. In altre parole, di fronte al quadro deprimente cui assistiamo, più che rivolgermi alla democrazia aleatoria, io mi rivolgerei agli studiosi di sistemi elettorali per battermi per una legge che contribuisca a ridare dignità e centralità al Parlamento ed ai suoi membri.