Rammentando la storia delle battaglie per i diritti civili, da almeno 45 anni a questa parte risulta assai evidente come il loro espandersi o purtroppo il loro contrarsi si sia intrecciato con le sentenze di corti e tribunali, proprio a partire dai principi cui i rispettivi giudici hanno fatto riferimento, quelli della tutela della libertà e della salute del cittadino o malauguratamente condizionamenti di tipo religioso e integralista.
Basti pensare agli anni ’70 in Italia, con la storica sentenza della Corte Costituzionale del 18 febbraio 1975, in cui veniva dichiarata la parziale illegittimità dell’articolo 546 del Codice penale, nella parte in cui non prevede che la gravidanza possa venire interrotta quando il proseguimento implichi un danno per la salute della madre, facendo quindi prevalere i diritti della donna e non quelli del nascituro. A questo fondamentale passo in avanti fa da contraltare gli arresti dei dirigenti del Partito Radicale riuniti a Congresso a Firenze, per procurato aborto e associazione e delinquere da parte di un magistrato che diverrà poi presidente del Movimento per la Vita.
In questi ultimi anni invece una serie di storiche sentenze della Corte Costituzionali e dei tribunali hanno garantito alcune fondamentali aperture verso temi eticamente divisivi come il diritto all’eutanasia, il testamento biologico o al riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso, comprese alcune forme di genitorialità diverse dal concetto di famiglia tradizionale. A questo proposito mi preme anche ricordare la demolizione, avvenuta per via giudiziaria degli aspetti più reazionari e pericolosi della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Questo è avvenuto perché una magistratura indipendente ha fatto rispettare il dettato costituzionale, non piegandosi a pressioni di alcun tipo, anzi il riaffermare i diritti della persona costituzionalmente garantiti è andato incontro al sentire della pubblica opinione, riavvicinando le istituzioni al cittadino.
Da questa premessa si deduce quanto per i regimi autoritari sia fondamentale condizionare le autorità indipendenti, annullare la loro terzietà, imponendo un controllo politico o più semplicemente “ideologico”. Due episodi avvenuti negli ultimi giorni mi spingono a queste considerazioni, la nomina da parte del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di Amy Coney Barret alla Corte Suprema, alla vigilia del voto e la subitanea ratifica da parte del Senato, lo stesso organismo che aveva impedito la ratifica di una simile decisione del predecessore Barack Obama, nonostante mancassero mesi all’appuntamento elettorale. Si tratta del terzo giudice nominato da Trump, spostando la massima autorità giudiziaria del Paese su posizioni conservatrici, tali da mettere in pericolo diritti già acquisiti come l’interruzione volontaria di gravidanza, troppo spesso dati per scontati.
Si tratta di una battaglia di retroguardia combattuta sul corpo delle donne. Inoltre il controllo della Corte Suprema potrebbe risultare utile anche per determinare il risultato finale delle elezioni, anche qui mettendo in atto un vulnus alle libertà e ai diritti civili, basti pensare quanto avvenuto nel 2000, quando fu negato il riconteggio delle schede elettorali, di fronte ad una differenza di poche centinaia di voti.
Per tornare nelle vicinanze voglio esprimere tutto il mio sdegno di fronte alla notizia che il Tribunale Costituzionale Polacco, con una decisione presa da una maggioranza di giudici imposti dal Governo nazional Conservatore, ha ancor di più limitato la possibilità di interrompere volontariamente la gravidanza, anche in presenza di gravi malformazioni del feto, limitando ancor di più la possibilità di scelta delle donne, fra l’altro compromessa da una delle leggi più restrittive d’Europa.
In questo caso c’è stata una reazione della pubblica opinione, con continue manifestazioni di protesta, di fronte ad una scelta che condanna migliaia di donne al pericolo mortale di aborti clandestini o di viaggi della speranza nelle nazioni vicine. Continua la sfida all’Unione Europea, come comunità di valori e di diritti, un modo di procedere partito da lontano, che riguarda purtroppo tutti gli argomenti più scottanti, dalle risorse del Recovery Found alle politiche sull’immigrazione, senza che si trovi una risposta definitiva di fronte a questo scempio dell’idea di patria comune europea.
Marco Gentili è Co-Presidente dell’Associazione Luca Coscioni. Dalla nascita è affetto da Sclerosi Laterale Amiotrofica, malattia che progressivamente lo ha privato della capacità motoria e comunicativa. Laureato in Relazioni Internazionali ha un Master in Istituzioni Parlamentari Europee. Dal 2012 al 2017 è stato consigliere comunale a Tarquinia. Promotore della campagna che ha portato all’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza e del nuovo Nomenclatore delle Protesi e Ausili. Ha frequentato la Scuola di Politica di Enrico Letta