“La ricerca sulle cellule staminali è solo un esempio di nuova area della scienza che ha un potenziale incredibile per migliorare la vita e in cui il Regno unito può mettersi alla guida del mondo; Non permetteremo che la ricerca si svolga in modo indisciplinato. Dovremmo avere la fiducia di riconoscere che la scienza può essere una forza benefica e cogliere le opportunità che ci presenta.”
Così Tony Blair. José Luìs Rodriguez Zapatero sta per presentare la legge che autorizzerà la tecnica del trasferimento cellulare (impropriamente detta clonazione terapeutica), ed è già sorpassato sul tempo a livello regionale dall’Andalusia, come ci ha spiegato la Ministra Regionale Marìa Jesùs Montero alla conferenza che abbiamo tenuto al Parlamento europeo di Bruxelles.
Nell’Italia del provincialismo politico, costretta a chiamare un seminario “big talk”, un certo particolare Blair e un certo particolare Zapatero vengono raramente citati. Alcuni elogiano le loro politiche economiche, altri le loro rispettive politiche estere, o sociali o di sicurezza. Invece, sulla ricerca scientifica e la laicità, per l’investimento sul futuro e contro i privilegi del Clero, nessuno sembra aver bisogno di modelli. Pare che ne abbiamo uno tutto nostro, anche da un punto di vista semantico: esiste la via italiana alla “sana” laicità (o alla laicità “bene intesa”), e ora, apprendiamo da Papa Ratzinger, c’è anche un modo corretto per fare la ricerca scientifica. Non è la banalissima ricerca della conoscenza, attraverso esperimenti, teorie, analisi e falsificazioni. Gilberto Corbellini ce ne aveva parlato alla commissione congressuale di Radicali italiani: attenzione, ci diceva, qui non è minacciato solo l’oggetto di questa o quella ricerca, ma lo stesso metodo scientifico, empirico e razionale. E infatti Ratzinger chiede senza troppi giri di parole una scienza che “conviva” con la fede, che significa una scienza sottomessa alla fede.
Nell’opera di ribaltamento della verità del regime italiano, si è arrivati a denunciare l’attacco in corso contro la religione cattolica da parte delle forze laiciste della Rosa nel pugno. Dopo aver violato e fatto violare sistematicamente la legge, la Costituzione, lo stesso Concordato nella campagna elettorale astensionista, illegalmente condotta nelle parrocchie con soldi pubblici; dopo aver operato, con molti successi, per bloccare divorzio breve, RU486, eutanasia, ricerca, fecondazione assistita; dopo aver consolidato i privilegi sull’8 per mille, sugli insegnanti di religione di ruolo, sull’ICI… e ogni giorno ce n’é una (…) dopo tutto ciò la Conferenza Episcopale Italiana afferma di ritenersi sotto il tiro di “pallottole di carta”, e i partiti fanno la gara a far finta di crederci! Il più potente attore politico e quindi culturale sul fronte della negazione della libertà di ricerca e di coscienza si è impadronito così saldamente del governo della cosa pubblica da far sì che ogni tentativo di opposizione sia presentato come ideologia, ogni resistenza assuma il suffisso dispregiativo: laicità e libera scienza divengono laicismo e scientismo, raggiungendo così illuminimo, relativismo e persino liberalismo nella galleria degli orrori.
Della questione libertà religiosa e del superamento dei privilegi clericali, contro la politica sessuofoba che il Vaticano sta imponendo innanzitutto alla Chiesa e ai cattolici, ci occupiamo in altre sedi di Rosa nel Pugno. Quello che investe lo specifico dell’associazione Coscioni sono le conseguenze che l’utilizzo abusivo e strumentale della religione impone sulla pelle della gente.
Il nostro Congresso è un’occasione che abbiamo per riportare il confronto sui fatti, che riguardano le persone in carne ed ossa, a cominciare dai malati e dagli scienziati iscritti all’associazione, che rappresentano la novità politica più importante che abbiamo da opporre agli effetti del fallimento dei referendum: migliaia di persone hanno deciso di difendere pubblicamente i propri interessi e le proprie speranze dai luoghi di produzione della conoscenza e del sapere, o dalla costrizione di una malattia Sono stati condotti scioperi della fame, oppure scioperi lavorativi al contrario, cioè con i laboratori scientifici aperti per difendere la libertà di lavorare.
Siamo stati la prima organizzazione non-governativa ad aver lanciato una campagna a livello mondiale contro l’estensione in sede ONU dei proibizionismi vaticani sulla ricerca, si sono mobilitate con noi persone da 57 Paesi, e sono ormai cento i Premi Nobel che ci hanno espresso un sostegno in questi anni.
L’associazione ha superato i 2.500 iscritti per il 2005, aumentando di due terzi l’autofinanziamento dell’anno precedente. L’elenco dei nomi e cognomi di questi iscritti, in particolare delle persone che hanno raccontato e reso pubbliche attraverso l’associazione le storie delle loro malattie e delle loro speranze, le decine di professori ordinari d’università e direttori di centri medici e di ricerca, l’elenco di tutti questi nomi va considerato come parte integrante delle relazioni congressuali. A proposto degli scienziati e della libertà che si restringe in Italia, voglio ricordare le parole di Sciascia, parlando delle ricerche sull’atomo ne “La scomparsa di Majorana”: “si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano”. Moltissimi di loro hanno anche con noi agito da militanti e da dirigenti politici, consentendoci oggi di tenere un congresso che non è fatto di polemiche o di “posizioni”, ma è fatto di proposte e di iniziative, di nuovi obiettivi per il 2006.
1- ELEZIONI 2006 – ROSA NEL PUGNO: Il voto del 9 aprile è l’occasione fondamentale per realizzare ciò che il boicottaggio del referendum non ci ha consentito di realizzare. La possibilità stessa di legalizzare la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali e di rimuovere proibizioni violente sulla fecondazione assistita, passa dalla condizione necessaria ma non sufficiente di un cambio di maggioranza parlamentare. Il Congresso di Radicali italiani ha rilanciato lo slogan di Marco Pannella dell'”alternanza per l’alternativa”, cioè della fine del Governo Berlusconi come premessa necessaria per costruire l’alternativa liberale. Se questo è vero sui temi delle riforme mancate – giustizia, economia, istituzioni – è ancora più vero sulle controriforme realizzate. Secondo quanto riportato dalle cronache della visita al Papa lo scorso 20 novembre, Berlusconi avrebbe confidato ai suoi la necessità di “radicalizzare lo scontro con la sinistra sui temi più tipicamente cattolici; dobbiamo far capire che siamo noi i più vicini alla Chiesa, noi gli unici interlocutori”. E se non bastano le cronache, c’è la nota ufficiale, che parla di ” speciale convergenza tra gli indirizzi dell’Italia e gli obiettivi morali e religiosi della Chiesa cattolica nel mondo.” Si è dunque compiuto un percorso: da scelta episodica e continuamente contraddetta, il clericalismo si trasforma in strategia esplicita di governo, anzi, nell’unica strategia in grado di mobilitare, di interpellare le coscienze degli elettori; la conseguenza è che i partiti clericali hanno dimostrato, in occasione delle regionali, di essere in grado di imporre a Berlusconi veti sulla politica e sulle alleanze.
Sappiamo bene che nell’opposizione non è matura una strategia alternativa: la legge 40 e l’astensionismo ha trovato in Rutelli il leader più appassionato; le liste Radicali-Coscioni alle regionali hanno subito anche a sinistra il veto vaticano, e lo stesso progetto della lista unica nasce eludendo il nodo della laicità, magari nella speranza relegarlo di nuovo, come fecero Berlusconi e Rutelli nel 2001, nel ghetto della libertà di coscienza. Sarebbe una strategia rinunciataria e perdente – lo dobbiamo dire innanzitutto ai leader della sinistra, ai referendari – di fronte all’imposizione dell’Etica di Stato rispondere evocando la necessità di evitare lo scontro, come fa Bertinotti, o di cercare quell’”Etica condivisa” richiamata da Fassino. “Condivisa” con chi? Con il popolo della sinistra, o con la CEI? Che servano quantomeno da ammonimento le parole di Rossana Rossanda sulla confusione di idee tra religiostià, cristianesimo, cattolicesimo, e Chiesa.
“La leadership politica della sinistra o ex sinistra – scrive Rossanda – ci fa sapere che il suo revisionismo è andato molto più in là di quanto sia stato fino a un paio d’anni fa. Fino a persuadersi di essere del tutto sprovvisti e incapaci di un’etica. E di avere scoperto di esserlo sempre stati, come se il fatale illuminismo, con la dichiarazione che l’uomo è peribile e deve a se stesso ogni responsabilità di quel che avviene o non avviene in terra, non fosse stato una rivoluzione di ordine non solo culturale ma morale nella storia europea. Fino a più che una crisi di cultura sembra una crisi di ignoranza”.
Noi lavoriamo anche per aiutare a far uscire da questa crisi, d’ignoranza o politica che sia. Come organi dirigenti, Luca, Maurizio Turco e io proponiamo al Congresso che l’associazione Coscioni continui ad essere soggetto promotore della Rosa nel Pugno, laica-socialista-liberale-radicale, non solo per contribuire ad interrompere una stagione di Governo altrimenti destinata ad aggravare un lascito già pesante, ma anche per mobilitare consenso su proposte alternative. Di già il mandato dell’associazione è integralmente racchiuso nei punti di Fiuggi, la nostra prima carta programmatica. Ora si tratta di imporre i nostri temi nell’agenda politica, facendo leva non su una logica identitaria e proporzionalista, ma sul consenso popolare maggioritario a sinistra e quantomeno consistente a destra.
– ELEZIONI 2006 – PROPOSTE DI LEGGE L’associazione Coscioni, continuando nel percorso della Rosa nel Pugno, non deve rinunciare ad essere strumento nella mani di tutti coloro, di qualunque estrazione politica siano, che condividono i nostri obiettivi. Il nostro successo dipende anche dall’elezione di deputate e deputati, senatrici e senatori di altre forze politiche che si impegnino a presentare e sostenere iniziative legislative prioritarie per il nuovo Parlamento. Le proposte di legge che da questo Congresso proponiamo a tutti i parlamentari, ma anche a tutti i candidati, i partiti e gli schieramenti sono sue:
1 libertà di ricerca scientifica e fecondazione assistita: per consentire e regolamentare il più ampio accesso alla fecondazione assistita e all’analisi preimpianto, per legalizzare la ricerca scientifica sulle cellule staminali di origine embrionale. La ricerca sulle staminali è il primo punto dal quale Luca e questa associazione si è mossa. E’ e rimane il primo e il più importante, non solo perché esemplare contro un materialismo senza freni né religiosità, che traveste da persona un uovo fecondato, riducendo l’individuo titolare di diritti a fatto chimico e a bandiera ideologica. Rimane l’obiettivo più importante per quella evocazione dei 10 milioni di malati in Italia secondo il rapporto Dulbecco, che è evocazione logora soltanto per noi – che abbiamo dovuto subire mesi di sermoni su quando inizia la vita e dopo quante ore i DNA si fondono, e quando l’ootide diventa oocita, ma che è e rimane questione centrale e rivoluzionaria per il futuro della biomedicina – potenzialmente per il futuro della salute di centinaia di milioni di persone nel mondo.
Sulla ricerca scientifica noi non staremo ad aspettare le elezioni. Non solo raccoglieremo le firme di Parlamentari e candidati, ma siamo pronti ad accompagnare la raccolta firme con la nonviolenza, cioè con la disobbedienza civile attuata aiutando le coppie sterili e i portatori di malattie genetiche ad efettuare all’estero ciò che in Italia è proibito, cercando così di dare una raffigurazione concreta a ciò che Adolfo Allegra e 170 bologi della fecondazione assistita avevano denunciato a Ciampi, senza trovare ascolto: l’incompatibilità tra la deontologia professionale del medico e il rispetto della legge 40.
2. L’eutanasia legale, sul modello belga: abbiamo parlato di Blair e Zapatero, leader politici dell’oggi. Loris Fortuna è stato sul divorzio, e avrebbe potuto esserlo anche sull’eutanasia, leader politico del domani, dell’oggi attuale, con la sua proposta del 1984. Umberto veronesi, con il suo ultimo libro, ha ribadito con chiarezza e semplicità non solo il diritto alla dignità del vivere e del morire, ma anche la denuncia del fenomeno dell’eutanasia clandestina, selvaggia e criminale. Noi non possiamo lasciar cadere nel vuoto questa denuncia, soprattutto se consideriamo cosa sta accadendo sull’altra questione che è divampata, quella dell’aborto. Nel tentativo di occupazione militante dei consultori è stata avanzata la proposta di un’inchiesta parlamentare sull’applicazione della legge 194. Cosa c’entra con l’eutanasia? Un grande sostenitore dell’inchiesta sull’aborto, che è anche un’amico dell’associazione Coscioni, il Ministro Storace, ha sfidato Veronesi sull’eutanasia clandestina: “se sa, parli”, ha detto. Ma come: sull’aborto l’inchiesta la deve fare lo Stato, sull’eutanasia invece la deve fare Veronesi? Noi radicali siamo per il rispetto della legge. Non temiamo inchieste – se non fossero elettoralistiche – sull’applicazione della 194, anche perché potrebbero fare luce sulla scelta criminogena di proibire l’analisi preimpianto per la fecondazione assistita (domani proprio su questo punto Luca Gianaroli ci porterà dati interessanti); ma chiediamo innanzitutto un’inchiesta parlamentare e governativa sulla realtà che, al contrario dell’aborto, è del tutto clandestina e dunque sconosciuta; chiediamo ed interpelliamo innanzitutto i medici italiani affinché istruiscano e preparino, già attraverso la Federazione dell’Ordine dei medici, un’inchiesta sull’eutanasia, come proposto a Fiuggi da Demetrio Neri. Nel frattempo, chiediamo che sia discusso e votato almeno alla plenaria del Senato il testo sulle Direttive anticipate di Trattamento, con i miglioramenti proposti da Piero Welby: c’è ancora tempo per farlo.
Queste proposte legislative – ricerca/fecondazione ed eutanasia – le rivolgiamo anche ai singoli candidati, proprio perché abbiamo presente l’iniziale solitudine di Loris Fortuna nel Palazzo sul divorzio, e pensiamo che una spinta popolare possa, attraverso adesioni di singoli deputati, creare maggioranze trasversali di segno liberale, che sovvertano l’esigenza immobilista dei vertici partitici.
– RU486: c’è un’iniziativa in corso, partita da Silvio Viale e rimbalzata in tutta Italia grazie anche alle associazioni radicali e alla Rosa nel Pugno. Non c’è da soffermarsi troppo sul perché un farmaco utilizzato da molti lustri debba poter esser usato secondo la libera e responsabile scelta del medico e della donna. Pensare di impedire, proibendo di fatto la RU486, la cosiddetta banalizzazione dell’aborto, può essere un obiettivo buono soltanto per chi ritiene che il compito del diritto sia di costruire una stessa morale in tutti gli individui, e dunque compito dello Stato sia quello di imporre un’unica Etica. La proibizione della cannabis per i malati di glaucoma risponde alla stessa esigenza: evitare la banalizzazione, cioè evitare di abbassare la guardia del terrorismo psicologico, con il risultato di tenere lontani malati e anziani da un farmaco come prezzo da pagare per poter continuare a tenere milioni di persone a contatto con la mafia e gli spacciatori. Lunedì si apre a Palermo la conferenza nazionale sulle droghe. Una sola domanda al Ministro Fini, al quale riconosciamo di aver agito da liberale sul referendum: cosa diciamo ai malati di glaucoma, o di sclerosi multipla? Non vorremo mica andargli a parlare di cultura dello sballo, o di libertà di drogarsi!? Sulla RU486, sui farmaci a base di cannabis, su altri farmaci legali in altri Paesi d’Europa e non da noi, la nostra associazione va usata come uno strumento a disposizione, come un servizio per aiutare i medici a seguire il metodo pragmatico di Viale, quello di ingaggiare un corpo a corpo quotidiano con la burocrazie giocando su tutte le contraddizioni dei proibizionsimi. Nello specifico della Ru486, che è un farmaco registrato in sede europea, presentandoci come associazione di “pazienti” (che ce lo contestino!), chiediamo di promuovere la richiesta all’Agenzia italiana del farmaco e al Ministero di allargare le indicazioni per l’importazione, e chiediamo che la stessa cosa sia fatta a livello regionale.
CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTA’ DI RICERCA: non ne parlerò oggi, se non per dire che il Congresso è convocato dal 16 al 18 febbraio, parteciperanno ministri e premi Nobel, e finalmente, dopo la conferenza europea di Bruxelles, possiamo dire che l’obiettivo di creare una sede permanente a favore di un nuovo illuminismo sia un obiettivo a portata di mano, in termini politici ma anche economici, visto che il finanziamento del congresso non peserà unicamente sull’autofinanziamento ordinario, grazie al contributo straordinario di 20.000 euro delle sorelle Fendi – ringrazio loro ringrazio anche Emma Bonino che se ne è interessata – e allo stanziamento preannunciato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena per 100.000 euro, grazie al lavoro coordinato da Giulia Simi e Andrea Francioni.
DIRITTI E LIBERTA’ DEI MALATI, nuove facoltà che, grazie al progresso tecnologico, le istituzioni e la pubblica amministrazione devono garantire. Ce ne siamo sempre occupati, ottenendo anche dei risultati concreti, ma ora siamo pronti a precisare nuovi obiettivi e scadenze.
Libertà di parola: con Marcello Crivellini e Rita Bernardini abbiamo chiesto al Ministro Storace di realizzare a livello nazionale ciò che rese possibile come Presidente della Regione Lazio. Per iniziare, basterebbe l’aggiornamento del nomenclatore – cioè dell’elenco dei sistemi rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale – per facilitare a costi irrisori l’accesso di migliaia di persone a strumentazioni che ridarebbero loro la facoltà di parola e di espressione . Apparecchiature come quelle che hanno consentito a Luca di aprire questo Congresso potrebbero così essere prodotte in serie, abbattendo il costo di produzione fino a farle costare poche migliaia di euro invece degli attuali 20.000 euro. Partendo da questa misura minima e immediata – dobbiamo occuparci anche di altri tipi di sistemi come quelli di ingrandimento per la lettura degli ipovedenti, o come gli sms per le persone sorde.
Libertà di lettura: le iniziative di Paolo Pietrosanti, di Piero Welby e di Severino Mingroni ci ricordano come dall’accessibilità effettiva delle tecnologie digitali dipenda la possibilità di vedersi garantiti diritti fondamentali, ad esempio rispetto alla totalità delle informazioni quotidianamente prodotte in forma cartacea, che non possono essere lette dalle perone cieche non per il fatto che sono cieche ma per il fatto che l’ottusità degli oligopoli editoriali impedisce di accedere ai documenti in formato digitale, che esistono, ma che non vengono forniti loro nemmeno a pagamento, obbligando i ciechi a scannerizzarsi i libri. Pietrosanti ha aperto una strada nonviolenta di disobbedienza civile che dovremmo cercare di sostenere.
Più in generale, è necessaria la riforma radicale del sistema di assistenza alla disabilità e all’handicap, creando interlocutori istituzionali competenti per consentire ai disabili di scegliere sistemi tecnologici adatti alle proprie esigenze, innescando investimenti imprenditoriali e aprendo un nuovo mercato che riguarda una realtà sociale immensa: 2.677.000 persone disabili in Italia secondo una stima ampiamente prudenziale dell’ISTAT.
Vita indipendente: oltre ai sistemi tecnologici ci sono i servizi alla persona, anche qui da rivoluzionare nel nome del potenziamento delle libertà di scelta in base ai bisogni del disabile e del malato, non dell’ente erogatore del servizio: quel progetto di “vita indipendente” che speriamo, grazie all’apporto di Davide Cervellin, di rilanciare da domenica.
Diritto di voto dei malati intrasportabili: Il referendum è passato. Arruolare nell’armata astensionista, con la violenza mediocre di ogni potere burocratico, oltre a diplomatici e militari all’estero, anche malati e disabili gravi, non serve più nemmeno ad abbassare il quorum, serve solo ad abbassare, nell’era del voto elettronico o per corrispondenza, il livello di civiltà del nostro Paese. Grazie all’iniziativa di Rita Bernardini, il Ministro Pisanu si prese l’impegno di risolvere questo problema. L’impegno ora va mantenuto; Proponiamo che la giornata nazionale dell’handicap, indetta per il 18 dicembre sia anche giornata di mobilitazione nei confronti di Pisanu, per chiedere il diritto di voto per tutti. Lo proponiamo alle associazioni coinvolte, perchè se le giornate dedicate alle malattie e all’handicap non si fanno carico anche delle libertà civili ed individuali rischiano di condannare l’associazionismo al ghetto assistenzialista, e questa è un’occasione per evitare questo rischio.
POLITICHE SULLA RICERCA: Vado alla conclusione su un ultimo punto, che sarà affrontato da una delle commissioni, quello delle politiche sulla ricerca, sul piano della competitività e dei finanziamenti.
Prima cosa, a un anno di distanza non siamo riusciti ad ottenere risposta sugli interrogativi sollevati da Elena Cattaneo sui meccanismi di finanziamento alla ricerca sulle staminali in Italia, dove si confonde non solo il ruolo di controllori e controllati, ma anche quello di finanziatori e finanziati; Pergiorgio Strata ci spiegherà perchè non serve lamentarsi per gli scarsi fondi alla ricerca senza interrogarsi sui meccanismi di attribuzione dei fondi, sulla necessità di creare competitività, di spingere ai risultati. Ne ha parlato Giavazzi su un articolo ormai celebre del Corriere della Sera: l’istruzione universitaria è un servizio troppo prezioso per essere fornito in base a criteri burocratici e formalistici, ma deve essere valutato nella sua efficacia. Per questo dobbiamo rilanciare, come primo passo per la riforma del sistema istruzione, la proposta dell’abolizione del valore legale dei titoli di studio universitari.
Come vedete, c’è molta carne al fuoco. Non credo però ce ne sia “troppa”, perché stiamo imparando, lentamente ma con continuità, a divenire un movimento politico che lavora sull’assunzione di responsabilità diretta di chi crede in un obiettivo, in una lotta. La forza delle idee, la consapevolezza che nella malattia si incarnino con più violenza le pretese ideologiche del potere, ha consentito al corpo di tanti malati di avvicinarsi alla politica con l’associazione Coscioni. Ora Luca parla con gli occhi, ed è un’altra forza in più.
Questa relazione ha toccato molti punti tecnici, ma penso che, come organizzazione, abbiamo toccato il nervo scoperto della politica italiana. Se c’è una ragione per la quale ancora rischiamo, come Rosa nel Pugno, di essere gli unici a dover raccogliere le firme per presentarci, e non abbiamo ancora avuto nemmeno una possibilità ufficiale, come radicali, di confronto con l’Unione, credo che questa ragione continuino ad essere in buona parte i “temi Coscioni”. Abbiamo toccato un nervo scoperto, ora andiamo avanti. Prodi ha parlato di riforme radicali necessarie. Bersani ha proposto ai DS una svolta radicale. Un progetto radicale qui lo trovano: dal corpo dei malati al cuore della politica…con la Rosa nel Pugno!