Lo sguardo

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Fiamma Satta

Mi viene spesso in mente un’intervista a Luca Coscioni in cui raccontava quanto si arrabbiasse quando le persone che lo incontravano, parlando con lui, evitavano di guardarlo negli occhi ma puntavano i propri sulle sue gambe.

Sono in sedia a rotelle da poco tempo, sufficiente però a farmi notare che lo sguardo degli altri è mutato. Non che abbia bisogno dello sguardo degli altri per definirmi o per stabilire quanto mi pesi o meno la nuova condizione, certo è che quando qualcuno, incontrandomi, mi sorride a trentasei denti e mi dice: “Ciao Fiamma, di faccia stai benissimo!” mi girano un po’ le scatole. Come se la “faccia” non fosse tutt’uno con le gambe, o viceversa. Mi è capitato di recente di rincontrare un vecchio amico. Ci conosciamo fin da ragazzi, giocavamo a tennis insieme, lui sa perfettamente cho ho la Sclerosi Multipla ma l’ultima volta che ci siamo visti, circa 5 anni fa, io camminavo senza bastone. Stortignaccola, ma senza bastone. Stavolta, invece, eravamo entrambi un un luogo con diverse altre persone ed io, passandogli vicino in sedia a rotelle, l’ho salutato. Ero contenta di rivederlo ma lui in un primo momento ha evitato di “riconoscermi”, poi mi ha stretto la mano e mi ha sorriso. Ma il suo sguardo era assai sfuggente. Credo che avrebbe preferito essere a 10.000 km di distanza. Una mia paranoia? Forse.

Comunque, lo sguardo di chi incontriamo è importante e determina le nostre reazioni emotive, nel bene e nel male. In quello sguardo vediamo quel che noi abbiamo superato oppure non riusciamo a superare. Per esempio la paura.

Non è semplice accettare una grave malattia, il percorso è lungo, tortuoso e pieno di pericoli, e la mancata accettazione della malattia, paradossalmente, crea più danni della malattia stessa. Quando finalmente riusciamo a superare la paura, la rivediamo, invece, nello sguardo degli altri.