Covid-19 e aborto: l’emergenza dentro emergenza

Coronavirus e aborto

Nel periodo dell’emergenza coronavirus l’interruzione volontaria di gravidanza è a rischio tra stop al servizio e difficoltà e rischi dei ricoveri. Per scongiurare il ricorso all’aborto clandestino e tutelare la salute delle donne basterebbe autorizzare l’aborto farmacologia in day hospital.

L’emergenza Covid-19 ne sta evidenziando un’altra che era emergenza già in tempi “normali” e che ora rischia di avere pesanti conseguenze per la salute delle donne: la difficoltà a praticare l’interruzione volontaria di gravidanza nei tempi previsti dalla legge 194. Difficoltà a cui se ne aggiunge un’altra: non poter ricorrere, in emergenza, alla pratica dell’aborto farmacologico in sicurezza (con il farmaco RU 486) perché questo prevede da noi, per legge, un ricovero di tre giorni, mentre quello chirurgico si pratica in day hospital.

Subito l’aborto farmacologico in Day Hospital

«Rendere subito ambulatoriale l’aborto farmacologico sarebbe la soluzione migliore adesso proprio per decongestionare gli ospedali, non far correre rischi di contagio e garantire comunque il servizio come prevede la legge», spiega l’avvocata Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni. Che sul tema aveva anche commissionato una ricerca d’opinione all’istituto SWG nel periodo precedente al diffondersi della pandemia: un italiano su tre riteneva necessario facilitare l’accesso alla IVG (Interruzione volontaria di gravidanza) farmacologica permettendone la pratica ambulatoriale, il trattamento a casa ed eliminando la raccomandazione del regime di ricovero ordinario.

Quello che le donne segnalano

«Ci chiamano, soprattutto dalle regioni maggiormente colpite dal virus, Lombardia in testa, le donne che dovrebbero interrompere la gravidanza in queste settimane per i termini di legge» spiega Filomena Gallo. «Ci segnalano interrruzioni nel servizio. Oppure difficoltà ad accedere all’aborto farmacologico per via della situazioni critica negli ospedali. A queste si aggiungono segnalazioni da regioni dove la RU486 non è proprio disponibile negli ospedali. In Sicilia, per esempio». Ricordiamo che in Italia sono solo tre regioni di propria iniziativa hanno previsto l’aborto farmacologico in Day hospital, ToscanaEmilia RomagnaLazio.

Per questo l’associazione Luca Coscioni, le reti Pro Choice, l’associazione AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto) chiedono con urgenza alla Presidenza del Consiglio e al Ministero della sanità di intervenire allargando la finestra temporale entro la quale ricorrere all’aborto farmacologico e rendendolo un servizio ambulatoriale, come già avviene in altri Paesi europei.

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