Nel 1998 A. Wakefield e collaboratori pubblicarono il seguente articolo sulla associazione tra vaccinazioni per morbillo-parotite-rosolia ed autismo:
Lancet. 1998 Feb 28;351(9103):637-41. Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children. Wakefield AJ1, Murch SH, Anthony A, Linnell J, Casson DM, Malik M, Berelowitz M, Dhillon AP, Thomson MA, Harvey P, Valentine A, Davies SE, Walker-Smith JA.
Author information
1 Inflammatory Bowel Disease Study Group, University Department of Medicine, Royal Free Hospital and School of Medicine, London, UK..
Le conclusioni di quell’articolo furono messe inizialmente in discussione non grazie all’azione di organi di controllo scientifico dell’Istituzione cui Wakefield apparteneva (Royal Free Hospital and School of Medicine, London, UK), ma solo grazie all’intraprendenza e capacità investigativa di un giornalista del Sunday Times, Brian Deer, che fece esplodere il caso nel 2004. Dopo un lungo e difficile percorso di controllo a posteriori, solo nel 2010 quello studio inaffidabile fu ufficialmente ritirato dalla rivista Lancet:
Lancet. 2010 Feb 6;375(9713):445. doi: 10.1016/S0140-6736(10)60175-4.
Retraction of Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children. [Lancet. 1998] PMID: 20137807 DOI: 10.1016/S0140-6736(10)60175-4
Ma il latte era ormai stato versato: nei dodici anni trascorsi tra il 1998 e il 2010 si era diffusa l’errata convinzione che i vaccini facessero venire l’autismo ed altre patologie: questa convinzione permane tutt’ora in vasti strati della popolazione e prende corpo nel movimento No-Vax. Le percentuali di copertura vaccinale per il morbillo sono conseguentemente scese sotto la soglia del 95% necessaria perché tale copertura sia efficace e si è avuto simmetricamente un aumento delle morti per complicazioni da morbillo. Aspettare dodici anni per dimostrare che un dato è inaffidabile può essere pagato a caro prezzo ed in molto pesanti rate.
Nel 2001 Piero Anversa e collaboratori pubblicarono il seguente articolo sulla possibilità di rigenerare in animali da laboratorio il muscolo cardiaco danneggiato da un infarto tramite infusione di cellule staminali prelevate dal midollo osseo. Queste ultime si sarebbero trasformate in cellule cardiache, ripristinando il muscolo.
Nature. 2001 Apr 5;410(6829):701-5. Bone marrow cells regenerate infarcted myocardium. Orlic D, Kajstura J, Chimenti S, Jakoniuk I, Anderson SM, Li B, Pickel J, McKay R, Nadal- Ginard B, Bodine DM, Leri A1, Anversa P1. Author information 1 Department of Medicine, New York Medical College, Valhalla, New York 10595, USA.
Ancora una volta, nessun controllo di qualità venne eseguito dall’Istituzione cui gli autori appartenevano (Department of Medicine, New York Medical College). Solo dopo 17 anni lo scorso 16 ottobre 2018, due diverse istituzioni di ricerca ove Anversa si era successivamente trasferito, la Harvard Medical School e il Brigham and Women’s Hospital di Boston messe alle strette dai molteplici dati contrari raccolti da altri ricercatori appartenenti ad istituzioni diverse, hanno raccomandato il ritiro di quella ed altre 30 pubblicazioni di studi condotti da Anversa, sostenendo che esse includono “dati falsificati e/o inventati”.
Qui il latte se non è stato versato, molto probabilmente è andato a male. In data 27 aprile 2017, Harvard Medical School e il Brigham and Women’s Hospital avevano dovuto pagare 10 milioni di dollari al governo americano, per aver usato fondi pubblici per ricerche compiute da Anversa nei loro laboratori, poi rivelatesi fondate su informazioni false e manipolate. Ingenti risorse sono state impiegate per sviluppare le pseudo-scoperte di Anversa e portarle al letto del malato, solo per ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Nel nostro meraviglioso Bel Paese, nove mesi fa (31 gennaio 2018), quando questi problemi erano già noti da tempo alla comunità scientifica, l’Istituto Superiore di Sanità di Roma ha conferito incarichi a Piero Anversa ed alla sua collaboratrice Annarosa Leri in veste di esperti nella Ricerca sulle cellule staminali.
Quelli descritti sopra sono solo due esempi: https://retractionwatch.com/. Il fenomeno della pubblicazione di dati scientifici inaffidabili si sta estendendo a causa della riduzione delle risorse disponibili dovuta alla crisi economica e di una competizione con poche regole ed i casi che vengono alla luce e ritirati rappresentano solo la punta dell’iceberg.
Nelle istituzioni che si occupano con efficacia di Assistenza Clinica, la gestione del rischio clinico è uno degli elementi, se non l’elemento base, per garantire il miglioramento continuo delle attività di diagnosi e cura. Una analisi serena e rigorosa delle principali criticità dei percorsi clinico-assistenziali, degli eventi avversi e dei quasi eventi viene eseguita regolarmente negli audit clinici e comparata con le migliori evidenze che la letteratura mette a disposizione.. Queste verifiche sono sostenute e accompagnate da una fondamentale opera di formazione del personale.
Forse è giunto il momento che qualcosa di simile venga fatto anche in Ricerca. Come abbiamo visto, le non-conferme provenienti da altre istituzioni (“la Scienza si autocorregge…”) arrivano spesso troppo tardi. Le istituzioni di Ricerca devono organizzare un controllo di qualità interno come viene fatto in Assistenza, tramite la creazione di apposite commissioni (per esempio quelle descritte nella proposta di legge che trovate allegata a questo blog in data 15 ottobre 2018). Non sarebbe un costo aggiuntivo, ma un guadagno consistente di soldi e credibilità.
Guido Frosina si è laureato in Scienze Biologiche presso l’Università e la Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1981. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Genetica presso l’Università di Ferrara nel 1987. Ha svolto ricerche in campo oncologico presso l’Institut Gustave Roussy – France, l’Imperial Cancer Research Fund – UK e dal 1987 è Dirigente Sanitario presso l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova. Si occupa attualmente di radioterapia dei tumori cerebrali e di qualità ed integrità della Ricerca.