Chi è Ines
“Ines” – nome di fantasia per la tutela della privacy della famiglia – era una donna lombarda di 51 anni affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva diagnosticata nel 2007. Negli ultimi anni la malattia era peggiorata in modo repentino e “Ines” non solo aveva perso l’abilità motoria, le capacità deambulatorie ed era costretta in sedia a rotelle, ma utilizzava anche una vescica fisiologica.
“Ines”, che dipendeva in modo assoluto dall’assistenza del marito per compiere qualsiasi attività quotidiana, aveva raggiunto dei livelli intollerabili di dolore.
La domanda in Italia
“Ines” era quindi affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenza intollerabile ed era pienamente capace di autodeterminarsi.
Dipendeva da una assoluta e completa assistenza da parte di terzi e il veloce progredire della malattia e le sofferenze insopportabili, che continuavano ad aumentare, avevano determinato in lei la decisione di voler accedere al suicidio medicalmente assistito per porre fine alle sue sofferenze.
Così, nel maggio 2024, aveva inviato alla propria azienda sanitaria la richiesta di verifica delle condizioni previste dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale per poter accedere al suicidio medicalmente assistito.
A causa della mancata risposta della azienda sanitaria, a un mese di distanza dall’invio della richiesta, i legali di “Ines”, coordinati dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, avevano inviato una lettera di messa in mora e diffida ad adempiere in cui si chiedeva l’avvio delle verifiche entro e non oltre 7 giorni.
La azienda sanitaria competente, in riscontro alla diffida, aveva confermato che avrebbe avviato la procedura di verifica delle condizioni di “Ines” segnalando che questa si sarebbe conclusa nel termine massimo di 60 giorni.
Troppi per una persona che pativa sofferenze intollerabili come “Ines”.
I legali di “Ines” avevano quindi contestato questo termine, chiedendo una sollecita verifica delle condizioni della signora, viste le sofferenze che la stessa era costretta a patire ogni giorno.
La commissione medica nominata dalla azienda sanitaria aveva visitato per la prima volta “Ines” il 19 giugno e il successivo 1 luglio aveva effettuato la seconda visita a domicilio.
Ma la relazione tardava ad arrivare e le sofferenze di “Ines” aumentavano.
Così il 22 luglio, tramite i suoi legali, “Ines” aveva chiesto alla azienda sanitaria di concludere la procedura di verifica delle sue condizioni in tempi brevi anche in conformità a quanto stabilito dalla recente sentenza n. 135 del 2024 della Corte costituzionale, diffidando l’azienda sanitaria a trasmettere urgentemente, e comunque non oltre 5 giorni dal ricevimento della diffida, la relazione finale della commissione medica comprensiva del parere del comitato etico.
La azienda sanitaria in risposta comunicava che “La Commissione, disponendo ad oggi di tutti gli elementi per valutare la legittimità della richiesta della […], alla luce dei requisiti indicati nella sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 e dell’intervenuta sentenza n. 135/2024, si riunirà a breve per la relazione finale da trasmettere al Comitato Etico che è già stato preallertato al fine di poter provvedere celermente a quanto di competenza“.
Perché la Svizzera
“Ines” non riusciva più ad aspettare per veder rispettato il suo diritto ad autodeterminarsi nelle scelte di fine vita.
Ogni giorno le sue sofferenze aumentavano e rafforzavano ancora di più il suo convincimento: “Ines” non voleva più vivere così.
Ma la risposta della azienda sanitaria, nonostante le diffide dei legali di “Ines” e nonostante la Corte costituzionale, con la sentenza n. 135/2024, abbia affermato che il servizio sanitario deve intervenire “prontamente ad assicurare concreta e puntuale attuazione ai principi fissati da quelle pronunce (ord. 207/2018 e sent. 242/2019)”, tardava ad arrivare.
“Ines” ha quindi deciso di andare in Svizzera per poter accedere al suicidio medicalmente assistito dove è stata accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, iscritti a “Soccorso Civile“, l’Associazione che fornisce l’assistenza alle persone che hanno deciso di porre fine alle proprie sofferenze all’estero, e di cui è presidente e responsabile legale Marco Cappato.
“Ines” è morta lontana da casa sua il 30 luglio 2024.
*Ultimo aggiornamento 6 agosto 2024