Chi è Ada

Ada (inizialmente conosciuta come “Coletta”, nome di fantasia che aveva scelto a tutela della privacy), campana 44enne, è affetta da sclerosi laterale amiotrofica, diagnosticata nel giugno 2024.

La malattia ha avuto un decorso molto veloce: i primi sintomi risalgono al settembre 2023, con episodi di sintomatologia neurologica, con disartria e voce ipofonica ed episodi di dispnea da sforzo. Oggi Ada non riesce più a parlare, la malattia l’ha privata anche della voce e deve quindi utilizzare il puntatore oculare. Inoltre non riesce più a camminare.

Ada ha bisogno dell’assistenza continuativa dei suoi familiari per svolgere qualsiasi tipo di attività. Senza i suoi caregiver non potrebbe alimentarsi, bere, assumere la terapia farmacologica ed espletare le sue funzioni vitali, morirebbe di stenti e in modo atroce e doloroso.

E di questo è consapevole, Ada prima della malattia faceva la operatrice socio-santaria (OSS) e conosce bene le conseguenze della sua diagnosi.

La richiesta alla ASL

Per questo motivo, nel gennaio 2025 ha fatto richiesta alla sua azienda sanitaria, la ASL Napoli 3, di verifica della sussistenza dei requisiti di cui alla sentenza n. 242/2019 per accedere al suicidio medicalmente assistito.

A causa dell’inerzia della ASL, nonostante il dovere di attivarsi tempestivamente per verificare il possesso dei requisiti indicati dalla Consulta, nel marzo 2025 il collegio legale di Ada, coordinato dall’avvocata Filomena Gallo e composto anche dagli avvocati Angioletto Calandrini, Francesca Re e Alessia Cicatelli, diffidava la ASL a procedere all’immediata verifica delle sue condizioni e trasmettere la relazione finale e il parere del comitato etico territorialmente competente.

L’azienda sanitaria procedeva dunque alla nomina della commissione medica multidisciplinare e all’espletamento delle visite domiciliari ma non trasmetteva la relazione finale e il parere del comitato etico. Si rendeva così necessario un ulteriore sollecito, inviato il 28 aprile 2025, con cui i legali di Ada chiedevano con urgenza la conclusione della procedura di verifica delle sue condizioni.

La ASL trasmetteva, in data 30 aprile, la propria relazione finale senza però allegare il parere, obbligatorio ma non vincolante, del comitato etico e affermava l’insussistenza dei requisiti per accedere al suicidio medicalmente assistito.

Il diniego della ASL

In particolare, secondo l’azienda sanitaria mancherebbero tre dei quattro requisiti previsti dalla Consulta.

Innanzitutto, secondo la ASL, mancherebbe la volontà libera e consapevole di Ada. Infatti nella relazione si legge che “nella prima dichiarazione dell’8 gennaio 2025 la paziente chiedeva ‘con urgenza la procedura prevista per l’accesso legale all’aiuto al SMA come da sentenza numero 242/19 […]. In direzione diametralmente opposta, facendo emergere un chiaro ripensamento, la stessa paziente in data 25 marzo 2025 esprimeva alla CTS ‘la volontà di vivere’ giustificando il ricorso al ‘S.M.A. per le preoccupazioni ed incertezze del futuro’, oltre ad evidenziare ‘senza indugio la speranza e la fiducia nella ricerca scientifica, rispetto a nuovi e più efficaci trattamenti terapeutici per la cura delle malattie neurodegenerative’. Detta manifestazione di dissenso è stata resa in maniera chiara, seppur con eloquio stentato e qualche difficoltà nella comunicazione verbale, ai componenti della CTS, alla presenza anche di testimoni (familiari e medico di medicina generale), in piena libertà e consapevolezza delle disfunzioni invalidanti conseguenti alla patologia di cui è affetta”. Affermazione questa che non risponde alla verità dei fatti, come anche testimoniato dai genitori di Ada, suoi caregiver, che erano presenti alle visite domiciliari della commissione medica e che confermano che Ada non ha mai cambiato idea sul suo proposito di accedere al suicidio medicalmente assistito.

Secondo la ASL, inoltre, questa modifica delle sue volontà confermerebbe anche l’assenza del requisito delle sofferenze intollerabili. E anche questa affermazione non corrisponde al vero: Ada non reputa più tollerabili le sofferenze che patisce ogni giorno a causa della sua malattia.

Infine, secondo la ASL, Ada non sarebbe mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, in palese contrasto con le recenti sentenze n. 135/2024 e 66/2025 della Corte costituzionale, secondo cui sono tali anche quelle procedure normalmente compiute da personale sanitario ma che possono essere apprese anche da familiari o caregiver e la cui interruzione può determinare la morte del paziente in breve tempo.

Infatti, Ada in assenza dei suoi caregiver non potrebbe espletare nessuna delle sue funzioni vitali e morirebbe in modo atroce e doloroso.

Per questi motivi, nel giugno 2025 il collegio legale di Ada si è opposto al diniego opposto dalla ASL e ha chiesto una rivalutazione urgente delle sue condizioni e altresì la trasmissione del parere del comitato etico.

La ASL non procedeva però con gli adempimenti richiesti.

Il ricorso d’urgenza

Ada ha quindi presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Napoli chiedendo la condanna della ASL alla rivalutazione delle sue condizioni al fine di elaborare una nuova relazione finale, conforme alle sentenze 135/2024 e 66/2025 della Corte costituzionale con riferimento al requisito del “trattamento di sostegno vitale”, nonché alla individuazione e consegna del farmaco letale, delle sue quantità nonché metodica di autosomministrazione al fine di poter accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia.

La relazione finale

Il 7 ottobre 2025, Ada ha ricevuto la relazione finale da parte della ASL: possiede tutti i requisiti per accedere, se e quando lo vorrà, al suicidio medicalmente assistito.

ultimo aggiornamento: 8 ottobre 2025 —