Aborto farmacologico (RU486)

Ru486

Cos’è

Il mifepristone, o RU486, è un antagonista del progesterone, il principale ormone deputato allo sviluppo e al mantenimento della gravidanza. Sintetizzato nei laboratori Russell Uclaf (da cui la sigla RU), è utilizzato sin dal 1989 per l’aborto medico. 

Il metodo farmacologico è sicuro ed efficace, e può essere utilizzato, oltre che per l’interruzione volontaria, anche nel trattamento di varie condizioni cliniche quali l’aborto spontaneo, l’aborto incompleto, la morte fetale intrauterina.  La metodica si basa sull’utilizzo di due farmaci, il mifepristone, o RU486, e una prostaglandina; tra queste, il misoprostolo è il farmaco più diffuso.

Si è stimato che nel 2005, quando l’OMS ha inserito il mifepristone e il misoprostolo nella lista dei farmaci essenziali per la salute, avevano fatto ricorso alla metodica farmacologica circa 26 milioni di donne nel mondo. In Europa, la stragrande maggioranza delle IVG del primo trimestre viene eseguita con la metodica farmacologica e in regime ambulatoriale, per cui le donne assumono il misoprostolo a casa, generalmente due giorni dopo la somministrazione di mifepristone.

I timori circa le possibili complicazioni da gestire in ambiente extraospedaliero sono stati fugati nella pratica clinica dalla dimostrazione del profilo di sicurezza dei due farmaci, nonché dall’evidenza che solo una piccola parte delle urgenze legate alla procedura si è verificata il giorno dell’assunzione del misoprostolo.

Come funziona

In assenza di controindicazioni, tutte le donne hanno diritto di scegliere il metodo farmacologico per l’IVG. Consiste nella somministrazione della RU486, seguita dopo 48 ore dalla prostaglandina misoprostolo. In Italia è ammessa oggi fino alla nona settimana di amenorrea, accertata in genere con una ecografia. Rispetto alla procedura chirurgica, la farmacologica presenta le seguenti caratteristiche:

  • Può essere utilizzata molto precocemente, nelle prime settimane di gravidanza, mentre l’aspirazione viene eseguita generalmente dopo la settima settimana.
  • Essendo più precoce, è potenzialmente gravata da minori complicazioni.
  • Non richiede ospedalizzazione, se non in casi particolari.
  • Non richiede intervento chirurgico e anestesia.

L’aborto è tanto più sicuro quanto prima viene praticato. I servizi dovrebbero essere in grado di soddisfare la domanda di aborto in modo che le persone possano abortire il prima possibile e il più vicino possibile dalla propria casa (→ vedi Royal College of Obstetricians & Gynaecologists, 2022)

RU486: nel mondo

Attualmente la metodica farmacologica per l’aborto è in uso in tutti gli stati dell’Unione europea, a eccezione della Polonia, della Lituania, dell’Ungheria e di Malta (paesi nei quali l’aborto è vietato).

Nell’UE, negli Usa, in molti paesi dell’Europa dell’est, in India, in Cina e in quasi tutti i paesi dove l’aborto è legale, decine di milioni di donne hanno abortito volontariamente con questo metodo, che è considerato sicuro ed efficace dall’Organizzazione mondiale della sanità (→ vedi Lista Gynuity).

RU486: in Italia 

Nel nostro paese, dopo una lunga battaglia civile e dopo la sua introduzione in via sperimentale iniziata nel 2005 da Silvio Viale in Piemonte (Leggi RU486: una vittoria Radicale), da Carlo Flamigni e Corrado Melega in Emilia-Romagna, da Massimo Srebot in Toscana, e successivamente da altri ginecologi ostinati e coraggiosi, l’IVG farmacologica del primo trimestre è stata introdotta con la determina AIFA (Agenzia italiana del farmaco) numero 14 del 30 luglio 2009. A differenza degli altri paesi, l’aborto medico è stato però introdotto con forti limitazioni: utilizzo possibile entro i primi 49 giorni di amenorrea e la procedura doveva essere eseguita in regime di ricovero ordinario, dal momento della somministrazione del primo farmaco fino alla verifica dell’avvenuta espulsione della gravidanza (ossia con un ricovero di almeno 3 giorni). 

Nell’agosto 2020, in piena emergenza sanitaria per la pandemia Sars-CoV2, su sollecitazione della società civile e delle società scientifiche italiane, è finalmente stata pubblicata la Circolare del Ministero della salute che ha aggiornato le “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine”. La circolare ministeriale prevede l’estensione della metodica farmacologica fino a 63 giorni, pari a 9 settimane compiute di età gestazionale (non più 49 giorni, pari a 7 settimane) e la possibilità di effettuazione in regime di day-hospital e in regime ambulatoriale, presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, e autorizzate dalla Regione, e anche presso i consultori.

Dopo oltre due anni dalla sua pubblicazione, l’aggiornamento delle linee di indirizzo ministeriali è stato recepito solo da alcune regioni, peraltro con grandi differenze interpretative. La gran parte delle regioni che hanno aperto alla possibilità del regime ambulatoriale prevedono comunque che la donna debba recarsi in consultorio almeno tre volte: la prima per l’assunzione della RU486, la seconda, dopo 48 ore, per l’assunzione della prostaglandina, cui segue una permanenza in consultorio per un periodo di osservazione di almeno 3-4 ore, la terza per verificare l’avvenuta espulsione, dopo 15-20 giorni.

Il protocollo operativo elaborato dalla Regione Lazio (→ QUI il protocollo operativo) prevede invece un solo accesso nella struttura sanitaria: il primo giorno la donna assume la RU486 e le viene consegnata la prostaglandina, che assumerà a casa dopo 48 ore. Dopo 15-20 giorni eseguirà un dosaggio delle beta-HCG e si sottoporrà a controllo clinico e/o ecografico solo nel caso in cui le beta-HCG superassero un valore soglia considerato sicuro. 

Nel 2020 (→ vedi la Relazione del ministro) la procedura farmacologica è stata utilizzata nel 31,8% degli aborti volontari, con forti differenze a livello regionale e provinciale (solo nello 0,8% degli aborti nel Molise), anche perché in molte regioni la possibilità del regime ambulatoriale viene fortemente ostacolata per motivi esclusivamente ideologici e politici, certamente non medici.

Cosa facciamo noi

L’Associazione Luca Coscioni oggi si batte affinché:

  • L’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica sia accessibile nei consultori familiari e nei poliambulatori su tutto il territorio nazionale.
  • Sia garantita alle donne la possibilità di scegliere per l’IVG il metodo preferito e più consono, sia esso medico o chirurgico;

L’Associazione Luca Coscioni invita a denunciare le strutture sanitarie che non garantiscono questo diritto tramite Freedomleaks. Si tratta di una piattaforma, promossa dall’Associazione Luca Coscioni con Soccorso Civile, che permette di segnalare in modo anonimo le libertà e i diritti violati.

Se avete qualcosa da segnalare – dalla mancata erogazione di prestazioni (IVG, contraccezione) alla difficoltà di prenotare visite e esami o alle eventuali informazioni difficili da trovare, scorrette o parziali – andate sulla piattaforma (→ QUI il link) Freedomleaks si appoggia alla piattaforma Globaleaks che consente di attivare un canale sicuro ed anonimo tramite il quale fare le proprie segnalazioni.

Testi a cura delle dottoresse Mirella Parachini e Anna Pompili. Ultimo aggiornamento: 29 novembre 2022