Per un curriculum (anche se non aggiornatissimo) vedi
Come storia radicale, citerò solo alcuni episodi della mia militanza “esterna”, perché io in realtà non sono un vero militante, avendo frequentato poco (a causa dei miei impegni, nazionali e internazionali, di docente universitario) il partito. Allora andrò avanti in modo “casuale”, cercando però almeno di rispettare (per quanto possibile) l’ordine cronologico, e sicuramente non sarò esaustivo. Negli anni tra il 1967 e il 1980, per motivi legati alla mia attività universitaria, sono andato via da Roma, ed ho vissuto in altre città italiane e, per brevi periodi, anche all’estero. Per esempio, dal 1969 al 1975 vivevo a Firenze e lavoravo (scientificamente) con Carlo Pucci (la cui madre era sorella di Ernesto Rossi), con il quale si parlava anche di politica. Il 1975 era l’anno degli arresti di Spadaccia, Bonino, Faccio, Conciani … quest’ultimo l’ho conosciuto personalmente … ed è così che per la prima volta mi sono avvicinato ai radicali.
Tra il 1976 e il 1978 vivevo a Lecce, e andando in macchina da casa all’Università (il Dipartimento di Matematica era fuori Lecce, a Monteroni) con l’autoradio mi sono casualmente sintonizzato su Radio Radicale (che era … agli albori), e così con le trasmissioni dalla Camera dei Deputati ho cominciato a conoscere le iniziative e l’attività dei primi quattro eletti radicali (Bonino, Faccio, Mellini, Pannella).
Ho seguito tutte (o quasi) le puntate dello “Speciale Giustizia” (trasmesse la sera da Radio Radicale) sulle varie fasi dei processi a Tortora, scandalizzandomi per i grossolani errori di logica, sentiti nel dibattimento e riportati perfino in sentenza, di certi magistrati napoletani. Ho scritto anche un articolo su una rivista scientifica (R.Scozzafava, Probabilità e giustizia: dialogo fra un matematico ed un giurista – Period. Matem. (VI), 62, 3-4 (1986), 3-9 – ripreso da ”Studi parlamentari e di politica costituzionale”, 22, n.84 (1990), 41-45.) in cui commentavo da un punto di vista logico probabilistico i concetti di “prova” e “indizio”, esemplificando con le castronerie scritte nella sentenza di condanna in primo grado di Enzo Tortora (e conservo gelosamente la bella lettera con cui Tortora mi ringraziava per questo articolo).
Partito Transnazionale (Budapest): in particolare mi piace ricordare, di questo emozionante convegno indetto per la nascita del partito transnazionale, l’intervento di Marco Pannella, rivolto a Fabio Mussi (che era venuto a rappresentare il PCI – o il PDS? … non ricordo se avesse già cambiato nome), in cui citava tutte le posizioni (sbagliate) assunte negli anni dai comunisti, anche in contrapposizione ai radicali, e poi regolarmente rinnegate (riconoscendo così di fatto la lungimiranza delle posizioni di Pannella), ed ogni citazione fatta da Pannella era poi seguita dall’invettiva “Avevate torto …!” (Questo intervento è stato riproposto più volte da Radio Radicale).
Ho detto prima che non sono un vero militante. Devo rettificare in parte questa affermazione se faccio riferimento alla mia partecipazione a tutte le campagne referendarie indette in epoche successive. In particolare ricordo quelle degli anni ’90 quando, alla fine di ogni giornata (soprattutto sabato e domenica) c’era il collegamento con il partito (Rita Bernardini) per comunicare il numero di firme raccolte (io abitavo a Grottaferrata e coordinavo la raccolta delle firme nei Castelli Romani), e poi l’esultanza perché il numero delle firme raccolte da noi era sempre fra i più alti rispetto a quelli che avevamo sentito comunicare dalle altre sedi in Italia.
La successiva campagna referendaria fu accompagnata dalla cosiddetta “maratona oratoria”, che consisteva in un comizio ininterrotto, andato avanti fra gli ultimi mesi del 1996 ed i primi del 1997, con vari militanti che si alternavano su un palco senza soluzione di continuità, 24 ore su 24, per sostenere i referendum, e quindi era importante riuscire a parlare (in maniera … sensata) il più a lungo possibile. Sono intervenuto 11 volte, con un record personale di un singolo comizio di 3 ore e 28 minuti, parlando complessivamente per un totale di 22 ore e mezzo (ho ricavato questi dati dall’Archivio di Radio Radicale).
Nel 1992 (dopo la promulgazione della legge Jervolino-Vassalli) sono stato denunciato (insieme a Emma Bonino, Roberto Cicciomessere, Rita Bernardini, Bruno Zevi, Paolo Guerra, Carla Rossi, Gaetano Dentamaro) per i reati di cui agli artt. 110, 414, 112 C.P. (associazione e istigazione a delinquere) per aver fumato pubblicamente in piazza S.Apostoli (di fronte a Palazzo Valentini) uno spinello (io, naturalmente, ho fatto finta di fumarlo, non essendo fumatore neanche delle normali sigarette). Non ho saputo più nulla dell’esito di questa denuncia.
Invece nel 1996 sono stato condannato (insieme a Rita Bernardini, Vittorio Pezzuto, Lucio Bertè, Antonio Stango, Giannino Cusano) per aver divulgato senza autorizzazione il periodico “Risorgimento liberale e referendario” (in pratica, un volantone sui Referendum) all’ammenda di Lire 200.000, con l’aggiunta (per me, che ero il direttore responsabile) di altre 400.000 Lire. La condanna questa volta è diventata definitiva, e così ho dovuto sborsare – per questa ridicola “imputazione” – 600.000 Lire. Nessun processo invece per la distribuzione di hashish, fatta insieme ad altri compagni radicali in date ravvicinate nell’autunno 1997, a Piazza Navona, Largo dei Lombardi, Largo S.Carlo al Corso, con relativa autodenuncia pubblica dal palco allestito in quelle occasioni (msteri della giustizia italiana …).
Candidato Sindaco a Grottaferrata: in vista delle elezioni amministrative del 1993, a Grottaferrata si preparavano a fronteggiarsi (oltre a varie liste minori) una lista “progressista” (costituita da PDS, socialisti, verdi, repubblicani, patto Segni) e una lista di destra (Alleanza Nazionale) con candidato sindaco il farmacista del paese (dr. Mauro Ghelfi). Io ero completamente al di fuori dalla politica locale (tutte le mattine andavo a Roma all’Università e rientravo la sera), ma una sera (sollecitato da una collega di mia moglie) sono andato ad assistere ad una assemblea della lista progressista, nella quale i vari gruppi che la costituivano discutevano animatamente (per usare un eufemismo) non sui problemi di Grottaferrata, ma su chi fosse fra loro più qualificato ad esprimere il candidato sindaco. La collega di mia moglie (del PDS, che partecipava al dibattito), avendomi individuato fra il pubblico, mi ha chiesto di esprimere il mio parere. Giuro che non ricordo assolutamente quello che ho detto (certo, sicuramente avrò parlato … da radicale), ma dopo un paio di giorni una delegazione della lista progressista è venuta a cercarmi la sera a casa per chiedermi di fare il candidato sindaco! Ho riflettuto per qualche giorno, e poi (malgrado i miei onerosi impegni universitari) ho deciso di buttarmi nell’avventura, con la condizione però che anche la Lista Pannella fosse elencata fra le forze politiche che costituivano il raggruppamento (mi ero preventivamente consultato prima con Rita e poi con Marco). Marco si è generosamente offerto di venire a Grottaferrata (durante la fase finale della campagna elettorale, quando eravamo rimasti in lizza per il ballottaggio io e Ghelfi), dove ha fatto un applauditissimo comizio. Poi al ballottaggio ho perso per un centinaio di voti, e adesso (a posteriori) dico “per fortuna!”, avendo poi scoperto, da consigliere comunale di opposizione, che la contrapposizione al sindaco, da parte dei miei colleghi di lista “locali”, era spesso solo di facciata, perché le principali delibere (sulle quali avevamo preannunciato grandi battaglie) poi passavano per l’assenza di molti consiglieri.
Sono spesso intervenuto, scrivendo a vari giornali, per contestare interpretazioni non convincenti di risultati elettorali. Inoltre molti interventi fatti in assemblee radicali a favore del sistema uninominale li ho poi sviluppati in un articolo pubblicato su una rivista specifica (R.Scozzafava, Sistemi elettorali: miti e paradossi della proporzionalità – Studi parlamentari e di politica costituzionale, 23, n.88 (1990), 5-9).
La sto facendo troppo lunga, e salto a tempi più recenti. Fra le tante iniziative e attività, mi sono rimaste più impresse nella mente la campagna (nel 1999) per la raccolta delle firme per “Emma for President”, nel 2000 i funerali in Abruzzo di Antonio Russo, nel 2002 il Satyagraha per la legalità costituzionale, con un’altra maratona oratoria (in Piazza Montecitorio, ho parlato per un’ora e venti), e poi (concludendo e saltando gli anni, ormai ho preso troppo spazio) l’adesione alla Rosa nel Pugno, la presa di posizione sulla (mancata) visita di Papa Benedetto XVI all’Università “La Sapienza” … Basta così!