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In Italia dal 2006 i medici possono prescrivere preparazioni magistrali contenenti sostanze attive a base di cannabis per uso medico. Come già previsto dal Testo Unico sulle droghe 309 del 1990 , la sostanza può esser coltivata dietro autorizzazione di un organismo nazionale ad hoc.

Dal 2007 è possibile importare Bedrocan, Bediol, Bedrobinol, Bedrolite, Bedica e Sativex mentre, in virtù di un accordo firmato tra i Ministeri di Salute e Difesa del settembre 2014, le infiorescenze per le preparazioni galeniche possono essere prodotte anche dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. La produzione è stata avviata nel 2016. Si tratta del prodotto Cannabis FM-2 (contenente THC 5% – 8% e CBD 7,5% – 12%).

Chi può accedere ai cannabinoidi per uso medico?

La cannabis terapeutica può essere prescritta, con i costi di approvvigionamento a carico del paziente, da un qualsiasi medico per qualsiasi patologia per la quale esista letteratura scientifica accreditata. Il prezzo dipende dal tipo di farmaco o di preparato prescritto.

Per quanto riguarda la rimborsabilità dei farmaci a base di cannabinoidi, la prescrizione di cannabis (DM 9/11/2015) è limitata al suo impegno nel «dolore cronico e quello associato a sclerosi multipla oltre che a lesioni del midollo spinale; alla nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette».

L’applicazione del Decreto ministeriale di cui sopra, quindi la previsione della rimborsabilità dei farmaci a base di cannabis, è competenza dei singoli Sistemi Sanitari Regionali. Alla luce di questa previsione, assistiamo a grandi disparità di accesso ai cannabinoidi medici tra pazienti di Regioni diverse.

A chi rivolgersi

Oltre a ciò, ancora pochi medici sono esperti di cannabis medica, per questo è opportuno rivolgersi a uno specialista per un piano terapeutico. Il modo migliore per ottenere un contatto in zona è contattare le associazioni di pazienti come il The Hemp Club di Milano (Via Brusuglio, 70/Cortile Interno – 3792115729), Cannabis Cura Sicilia di Siracusa (Corso Timoleonte 81 – 09311624910 – info@cannabiscurasicilia.com) e il Canapa Caffè di Roma (Viale dello Scalo S. Lorenzo, 30 – 3922879936). Queste associazioni operano anche al di fuori della propria città o Regione.

Cannabis Terapeutica: l’autoproduzione per uso medico

Coltivare piante di cannabis con THC superiore allo 0,6% è un reato, anche se in presenza di prescrizione medica. È tuttavia possibile che tale condotta non assuma rilevanza penale, purché segua alcuni criteri definiti dalla sentenza delle Sezioni Unite penali della Cassazione n. 12348/20. La coltivazione domestica svolta in maniera rudimentale (senza una predisposizione sofisticata di mezzi e strutture), con un limitato numero di piante e finalizzata al solo consumo personale è ritenuta ammissibile dal punto di vista penale.
E’ bene sottolineare che, trattandosi di parametri fissati per via giurisprudenziale e non normativa, non può essere escluso il rischio di un’indagine penale, una perquisizione con conseguente sequestro delle piante, finanche un vero e proprio processo. Occorre ricordare, infine, che la detenzione di cannabis, anche se derivante da un’attività di autocoltivazione, è considerata illecito amministrativo e risulta pertanto sanzionata dall’art. 75 d.P.R. 309/90. Si tratta della sospensione dei documenti per la guida, dei documenti per l’espatrio (carta di identità e passaporto) e dei documenti per il porto d’armi. Per chi non possiede questi documenti (ad esempio i minorenni), viene stabilito il divieto di conseguirli. La violazione dell’articolo 75 può essere contestata anche ai pazienti che, magari fuori di casa, non hanno con sé la prescrizione medica in caso di controllo. Le sanzioni hanno una durata limitata, che va da un minimo di un mese a un massimo di un anno (tre anni per la patente di guida). Per i cittadini extracomunitari, le sanzioni hanno anche conseguenze negative per il rinnovo dei documenti per il soggiorno.