Sommario: 
Breve storia, tutta italiana, su ciò che succede ad un disabile che cerca lavoro ed invece trova un muro di gomma. Certe situazioni sono inaccettabili e non bisogna tacere ma reagire.
Testo Intervento: 

Salve a tutti son qui a raccontare una storia che in un paese civile come il nostro non dovrebbe mai succedere. Inizio con il presentarmi: mi chiamo Marco Allegro, ho 33 anni e vivo a Cesena. Da quasi due anni mi hanno riscontrato una malattia genetica, l’ artrite reumatoide nel ramo della spondilite anchilosante. Dopo un ricovero di circa 20 giorni mi sono rivolto a degli specialisti privati, inquanto in ospedale non riuscivano a capire bene cosa mi fosse successo e perchè di colpo non riuscissi più a camminare e mi trovassi in carrozzina; la fortuna ha voluto che cadessi in ottime mani. Il medico che mi ha seguito è riuscito a rimettermi in piedi in breve tempo ed ora sono in cura con i biofarmaci di nuova generazione riesco a condurre una vita quasi normale facendo un influsione di farmaco ogni 8 settimane. Sotto consiglio dei medici ho, per ovvie motivazioni, richiesto di essere dichiarato invalido civile e dopo aver passato tutti gli esami delle commissioni mediche, mi è stata assegnata un’ invalidità pari al 50% che mi consente di essere iscritto al collocamento mirato, perchè a causa della malattia non posso stare molte ore in piedi, camminare molto e alzare pesi. Speravo di ricollocarmi facilmente, vista anche la mia giovane età, ma presto mi sono reso conto che la legge effettivamente c’è, e che sarebbe anche una buona legge, se però venisse applicata. In marzo mi sono iscritto al collocamento mirato di Cesena ma ben presto ho capito che mi ero illuso troppo presto, infatti tuttora sono ancora disoccupato e vivo con 160 euro di pensione Inps. Dopo mesi e mesi di inutile attesa di un lavoro, ho iniziato ad informarmi meglio su ciò che prevede la legge Biagi sul collocamento mirato ed ho iniziato a pormi delle domande in merito senza comunque tralasciare che è un momento di crisi internazionale. Il collocamento mirato mi ha mandato a fare solo un colloquio presso un’azienda del cesenate, la quale dopo due settimane da esso ha ben pensato di cassaintegrare così da evitare l’obbligo di assunzione previsto dalla legge ed a quel punto ho iniziato a sentire odore di bruciato e a muovermi di conseguenza tentando di capire come funzioni l’obbligo di assunzione ed ho scoperto cose interessanti. Nel frattempo mi hanno chiamato da un agenzia interinale per fare un colloquio presso un piccolo istituto di credito della zona, per un momento ci ho creduto davvero ma tuttora, dopo tre mesi, le assunzioni obbligatorie non sono state definite. A questo punto ho ben pensato che almeno l’ufficio del collocamento mirato sapesse darmi informazioni su questa banca e sull’obbligo di assunzione che la stessa ha, ma con sgomento ho saputo che loro non erano nemmeno a conoscenza che tale istituto avesse l’obbligo di assumere delle categorie protette (sottolineo che oltre le 150 persone assunte la legge dice che il 7% dell’organigramma deve appartenere alle categorie protette). Le domande nella mia testa erano sempre di più, la prima è stata: ma se nessuno controlla se le aziende sono in regola, e evidentemente nessuno lo fa, visto che il collocamento mirato non sapeva che tale istituto di credito rientrava nei termini di assunzione obbligatoria, e come lui chissà quante altre aziende, come si fa a sperare che siano le stesse aziende a segnalare l’obbligo di assunzione? Mi sono chiesto come vengono presi i contatti con le imprese che dovrebbero essere obbligate ad assumere ma tuttora non sono riuscito a darmi o a farmi dare una risposta; forse perchè in realtà nessuno sa come funzioni tale processo.

A questo punto la rabbia saliva sempre di più, ho iniziato a chiedermi se resterò disoccupato a vita, se continuerò a sentirmi emarginato e diverso per sempre e all’inizio l’ombra della depressione si è avvicinata a me anche se alla fine ha prevalso la voglia di lottare con tutte le mie forze affinchè le cose cambino. A questo punto ho iniziato a scrivere una bella lettera da inviare agli organi competenti e precisamente ai vari ministeri del lavoro, delle pari opportunità, alla signora Fragiacomo, al ministro Sacconi e vari a esponenti politici della mia città, nonché ai programmi televisivi quali Striscia la Notizia, Le Iene, Anno Zero. Ho inviato circa una trentina di e-mail, ma purtroppo nessuno mi ha risposto, ad eccezione dell’assessore alle pari opportunità di Cesena. Molto carinamente l’assessore mi ha fissato un appuntamento per parlare della mia situazione; qualche giorno dopo nel suo ufficio ho intrattenuto un colloquio durato circa 40 minuti nel quale ho spiegato le mie ragioni ed ho civilmente espresso la mia rabbia perchè l’obbligo di assunzione non viene rispettato. Di fronte alle mie argomentazioni mi ha liquidato dicendomi che lei non poteva farci nulla, ma cosa ancora più grave è che mi ha detto di sapere che l’obbligo di assunzione delle categorie protette non viene rispettato ma che ne lei ne nessun’altro non poteva farci nulla e che tanto non c’è nessuno che vigila e ognuno fa un po’ quello che vuole, e che questa è l’Italia! Ero incredulo, un assessore che ammette che la legge non viene rispettata ma che nessuno può farci nulla, ero e sono tuttora sbalordito di tali parole.

Per finire in bellezza, venti giorni fa dopo essermi recato al collocamento mirato per verificare se c’era qualche offerta di lavoro, ho affrontato lo stesso problema anche con l’addetta all’ufficio disabili, la quale mi ha confermato di sapere che la legge sul collocamento obbligatorio non veniva rispettata ma che lei non sapeva cosa fare per cambiare le cose e mi ha ribadito che nessuno vigila. Già allibito e demoralizzato da quanto appreso ho presto scoperto che esiste una scappatoia che permette alle aziende di non incorrere nell’obbligo di assumere persone diversamente abili, infatti basta pagare una cifra, quantificata in una tantum, allo stato per evadere gli obblighi di legge e questa è una cosa gravissima perchè vuol dire monetizzare e discriminare le persone dandogli un valore economico come se fossero degli animali da macello.

Io sono sempre più incredulo davanti a certe situazioni al limite del paradossale, e oltretutto sempre disoccupato da marzo 2009; ma dentro di me ho coltivato e fatto crescere la voglia di vedere rispettati i miei diritti ho la voglia e il diritto di lavorare come tutte le persone. Non riesco a trovare un lavoro e la mia dignità di essere umano ne esce lesa e non poco, io sono sano, sto bene e voglio guadagnarmi il diritto alla vita come fanno tutti; trovarsi difronte a queste situazioni offende la mia persona, mi fa sentire realmente diverso, emarginato, mi sento un peso per la società e per la mia compagna e questo a lungo andare finirà per ledere anche la mia mente portandola verso il baratro della depressione. Io ho il diritto di condurre una vita normale come tutti, di poter proggettare un futuro come ho fatto prima della malattia, ho il diritto e il desiderio di fare un figlio con la mia compagna ma senza certezze che futuro gli potrei mai dare? Questa situazione pesa su di me come un enorme macigno e anche se sto cercando la leva giusta per spostarlo non vedo uno sprazzo di luce da nessuna direzione, l’unica cosa che ancora mi da forza è la voglia di lottare contro un sistema marcio che non ha motivo di esistere, di lottare contro la discriminazione, voglio che la mia voce venga ascoltata a costo di dover andare a Roma di persona, a costo di dovermi incatenare davanti al parlamento per far valere i diritti che spettano a me e a tutti coloro che si trovano nella mia stessa situazione inquanto siamo cittadini italiani e esseri umani come tutti gli altri. Porterò avanti la mia lotta finchè queste barriere umilianti non verranno abbattute del tutto, non ho intenzione di arrendermi al sistema perchè tanto sono solo; non mi arrendo, perchè voglio che nessuno si trovi più a subire inutili pregiudizi e umiliazioni che ledono la dignità personale, voglio continuare a combattere per lasciare un futuro migliore alle prossime generazioni affinchè non si trovino a combattere le mie stesse battaglie.

Ho sentito fin troppe volte dirmi tu non puoi cambiare le cose, in Italia funziona così e ci dobbiamo adattare, no non è vero queste sono le parole dei perdenti e degli egoisti. Insieme si può ottenere molto, ma se quell’insieme non si può avere allora vale la pena continuare comunque a combattere anche da soli, perchè chi si arrende perde automaticamente la lotta con la vita, e questa volta io non la voglio perdere!

Bisogna abbattere questo muro di gomma contro cui molti, troppi, cittadini vanno a sbattere perchè non è degno di un paese civile come deve essere il nostro; sono convinto che tutto questo si possa fare basta volerlo.

Ringrazio fin da ora tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggermi fino in fondo e che si prodigheranno per far si che nessun’altra persona si trovi ad affrontare situazioni simili.

 Marco Allegro