malasanità.jpg
Carlo Troilo

E’ questo il dato più impressionante fra i molti forniti da Marcello Crivellini, docente  di Analisi e organizzazione di sistemi sanitari al Politecnico di Milano, in un articolo pubblicato oggi dalla newsletter quindicinale della Associazione Luca Coscioni, di cui Crivellini è un dirigente.

La newsletter ha appena compiuto, con il numero 45, i due anni di vita. La cura Carlo Troilo, dirigente della Associazione ed autore del libro “Liberi di morire. Una fine dignitosa nel paese dei diritti negati”, edito da Rubbettino con prefazione di Emma Bonino.

E’ una rassegna – senza pretese di completezza ma molto ricca – delle  principali notizie sui temi etici e sui diritti civili  pubblicate  sui giornali italiani,  sulla stampa  internazionale e da  alcune newsletter specializzate sia italiane sia straniere. 

L’articolo di Marcello Crivellini, commentando recenti casi eclatanti di malasanità riportati dalla stampa, spiega  che essi sono solo “la punta dell’ iceberg di quello che realmente si verifica”.

Autorevoli studi internazionali ci dicono che la numerosità degli “eventi avversi” (errori che provocano danni sui pazienti) è tra il 4 e il 12% dei ricoveri e che almeno il 4% di tali  eventi avversi ha come conseguenza la morte del paziente.

Solo recentemente (2011) in Italia è stata svolta una analoga seria ricerca, le cui conclusioni sono state: a) il 5,2 % dei ricoverati subisce un evento avverso b) di essi il 9,5% conduce al decesso del paziente. Tali conclusioni costringono ad affermare che gli errori sui ricoverati in ospedale sono in Italia poco meno di 500mila l’anno e che i morti a loro causa sono oltre 45mila l’anno. I morti per incidenti stradali sono circa 4mila, quelli sul

lavoro circa mille l’anno. Crivellini analizza tre diverse tipologie di comportamenti che portano a questo risultato finale: gli errori clinico-sanitari veri e propri; le prestazioni e gli interventi terapeutici inutili ma che si effettuano per tornaconto personale e/o aziendale; gli interventi eseguiti

assecondando le condizioni di fragilità dei malati e le loro fobie.

Gli esperti – conclude Crivellini – stimano che circa il 30-40% di tutta la sanità sia inutile. E nel caso di interventi sul corpo, gli interventi inutili sono anche dannosi per il paziente, sia a livello di salute che economico.