Grazie. Io vado per flash, nel senso che l’Associazione Coscioni ha il merito di dare un volto scientifico a quelli che sono le battaglie per i diritti civili ma nello stesso tempo ha il merito di fare queste battaglie e credo che questa sia la caratteristica principale che la distingue dalle tante associazioni che si occupano di diritti civili e dal mondo della ricerca. L’Associazione Coscioni non fa ricerca scientifica e credo sarefbe improprio che lo facesse. Quindi abbiamo delle battaglie, abbiamo dei simboli. Oggi ho portato i sacchi di scatole vuote di ru486 che abbiamo utilizzato al S.Anna, chiederemo conto al Ministero di quella ridicola norma del ricovero e del perché oggi in Italia non la si usi, ma non perché non si può, non perché c’è l’obiezione di coscienza, per tanti motivi, ma semplicemente perché come sempre tutti quanti sappiamo le battaglie non finiscono mai: quando si ottiene qualcosa, è lì che inizia la vera battaglia. Questo vale per la 194, che tutti conoscono, di cui però tutti se ne strafregano,  tranne quando hai un test di gravidanza in mano, a te, a tua figlia, a tua moglie o a qualcun altro. Questo è il punto. Quindi io credo che anche oggi abbiamo visto delle facce dietro certe battaglie e su questo noi dobbiamo proseguire. Io vorrei affrontare solo due o tre cose flash, tenendo presente che anche al nostro interno i nostri temi hanno sfaccettature diverse e abbiano un loro dibattito, che credo però non debbano mai essere cortocircuitate dentro una dimensione netta e secca, perché altrimenti rischiamo di prendere delle posizioni ideologiche, ma di non fare battaglie e di non essere di aiuto comunque al dibattito. La prima questione è quella dell’obiezione di coscienza, dove io sono abbastanza stufo che si affronti a corrente alternata e per compartimenti stagni. Io credo che la battaglia sulla ricerca scientifica o qualunque campo debba mantenere l’obiezione di coscienza. Noi non possiamo pensare, e lo devo dire in questa sede, che i Radicali Italiani si passi una mozione che chiede l’applicazione totale dell’obiezione di coscienza sulla sperimentazione animale e poi dall’altra parte si dica che bisogna obbligare il ginecologo o il medico ad intervenire per quanto riguarda l’aborto o l’eutanasia. Lo dico con molta franchezza, non si può, non è così. Se oggi gli aborti in Italia hanno dei problemi non è legato all’obiezione di coscienza, ma al modo in cui il sistema politico, organizzativo e sanitario non garantisce, tanto è vero che l’obiezione di coscienza in Italia non è maggiore che in Inghilterra, Olanda o Spagna. Anzi probabilmente è perfino minore. Il 30% di ginecologi è più che sufficiente per fare gli aborti di tutta Europa, non solo in Italia. Se questo non accade è perché non c’è un’attenzione sulla questione. Sull’eutanasia è la stessa questione. Io per motivi professionali e di interessi finisco di occuparmi prevalentemente della fase iniziale della vita, faccio il ginecologo professionalmente, che della parte finale. Sono molto contento dell’intervento di Marco prima, perché ricordo che io faccio parte anche di Exit e Indro Montanelli è stato presidente onorario di Exit per molto tempo e vedo che Feltri sta prendendo, su questo tema, quel tipo di indirizzo. Ed  è molto positivo quando su alcuni temi si va oltre quelli che sono gli schieramenti politici e non è soltanto ghettizzato da una parte. Io ho sempre detto che a S.Anna i colleghi che facevano gli aborti la maggior parte sono di destra. Noi abbiamo dei luoghi comuni che molto spesso vengono riproposti nel dibattito delle nostre iniziative come se fossero punti fissi. Poi la realtà marcia da parte, ed è anche per questo che non riusciamo a intervenire. Sull’eutanasia e sul testamento biologico noi dobbiamo assolutamente mantenere distinte le due cose: il rifiuto delle terapie e il testamento biologico, per quanto riguarda il rifiuto delle terapie, non c’entra nulla con l’eutanasia e il suicidio assistito. C’è un confine netto tra quello che oggi è possibile, oggi il rifiuto delle terapie è garantito, se non è fatto è semplicemente per ignoranza di chi può avere il diritto o di chi deve garantirlo, basta pensare allo sciopero della fame in un carcere. Oggi nessuno si sognerebbe di andare a fare l’alimentazione forzata. O i Testimoni di Geova. Sono sporadiche le sentenze che ormai impongono la trasfusione dell’intervento. Diverso è il momento in cui la persona è incosciente, ma l’eutanasia si riferisce a quella volontaria, alla richiesta del diritto di poter morire con dignità o di porre fine ad una vita che si ritiene che sia conclusa. Questo può essere fatto in molti modi, è solo questione di tecniche, non è qui il momento per affrontarlo, ma le cose devono essere separate. Noi oggi dobbiamo assolutamente evitare la confusione che viene fatta in un calderone e anche qua delle prese di posizione asettiche, astratte. Io credo che noi dobbiamo cominciare a dire chiaro e tondo che noi siamo disposti a fare l’eutanasia, i medici che fanno riferimento alla Associazione Coscioni e gli altri medici, dobbiamo uscire allo scoperto e dire: io lo farei, cosa che finora tranne io, Riccio l’ha fatto, e altre cose, non siamo disposti a fare. Il giorno che questo paese ha dieci, cento, mille, duemila medici che dicono: io farei come i miei colleghi in Olanda, ovviamente nel caso clinico del contesto, valutando le cose, molti miei colleghi come me, peggio di me, come alcuni casi in Olanda e in Svizzera rifiutano e via dicendo, però uscire allo scoperto, perché poi l’eutanasia, tutto il tema è una depenalizzazione dell’atto medico, perché il fine è quello, allora noi medici dobbiamo cominciare a dire, e io credo che potrebbe essere la Coscioni a prendere questa inizitiva, insieme Exit, può farlo Riccio, posso farlo io, deve farlo Veronesi, devono farlo coloro che sono favorevoli. Guardate, per decenni, quando facevano la professione stavano in disparte, quando vanno in pensione diventano tutti molto avanzati. Veronesi che è favorevole, che ha una fondazione in cui accoglie i testamenti biologici, deve dire: io da medico sono disponibile a fare quello che fanno i miei colleghi in Svizzera, in Olanda, in Lussemburgo, in Belgio e via dicendo, perché se non rompiamo questo tabù e non facciamo vedere che è normale, saremo una minoranza, ed è normale essere una minoranza. Solo in Olanda la maggior parte dei medici curanti è disponibile, ma dopo 20 anni di pratica. In Svizzera sono una minoranza i medici disponibili a fare queste cose, perché entrano questioni personali, entrano questioni emotive. Credo che questa sia la svolta. L’altro punto su questo è quello della discussione in Parlamento. Io sono abbastanza critico sui rinvii, io credo che dobbiamo votare contro e fare la battaglia contro quel tipo di progetto, ma il rinvio non è una vittoria, perché non risolve nulla, perché noi non siamo in una situazione in cui oggi si può fare qualche cosa e la legge lo impedisce. La legge mette puntini e cerca di impedire quello che in alcune situazioni si è riuscito a fare, ma oggi nemmeno un nuovo caso Eluana Englaro, nemmeno con un medico molto determinato riuscirebbe a svolgersi subito, senza passare con decreto di giudizio, nemmeno il caso Welby riuscirebbe, tanto è vero che Riccio, che oggi è presente e che poi parlerà, ha detto: l’ho fatto quella volta lì e poi non lo faccio più. Non lo so, lo farà sicuramente altre volte, però questo fa capire che non è vero che oggi in Italia tutto va bene. Il diritto dà alcune cose, ma il diritto non impediva la ru486. Bastava fare ricorsi e c’è voluta però una sentenza, c’è voluta poi una registrazione personale per poterla fare, dopo di che la battaglia non è finita. Ecco perché io credo che oggi chi dice “approviamo questa legge”, sì è una brutta legge, fa un paio di passi indietro? Probabilmente sì, non so quali, ma dà degli spunti formidabili per le battaglie giuridiche e soprattutto crea chiarezza nell’opinione pubblica. Se noi pensiamo davvero che la maggior parte degli Italiani sono favorevoli, è ovvio che lasciare non chiare le situazioni, io sono convinto che andrò a votare contro, in questo Parlamento la maggioranza non è quella. Benissimo, il nuovo Parlamento, i nuovi programmi, le coalizioni porranno questo punto all’ordine del giorno. Io non ho capito quale sarà il punto sull’eutanasia, ma sul testamento biologico. La legge 40 è la storia di come il centrosinistra in questo paese 15 anni fa ha gestito malissimo la questione.

Ultimissima cosa, chiedo due minuti, la sperimentazione animale. Guardate, qui non siamo in una situazione in cui c’è il partito che vuole domani abrogare la sperimentazione animale, se c’è, e chi dice “la facciamo per sempre”. Siamo in una situazione tale per cui oggi la sperimentazione animale è necessaria in tutte le situazioni e mi stupisce che venga messa in dubbio in questa sede, con discorsi molto filosofici, quando il tema della procreazione medicalmente assistita, che è un pilastro dell’Associazione, non selo del segretario ma della nostra attività, si fa grazie alla sperimentazione animale. Ma nessuno avrebbe mai preso un ovulo di una donna e cercato di fare le cose senza averlo fatto prima nei maiali. Ma la stessa cardiochirurgia, ogni intervento chirurgico è fatto prevalentemente prima negli animali e poi nell’uomo, o pensiamo di tornare all’’800, dove queste cose le facevi sugli schiavi o le facevi in altri modi, come per il nazismo è stato. Noi non possiamo pensare che oggi l’utilizzo di animali, sempre meno e ben venga se si può evitare, non sia necessario. Ma anche soltanto per avere le conoscenze teoriche, perché non possiamo pensare che la scienza è bloccata da adesso in avanti per chissà quale motivo. Ha bisogno di un metodo scientifico. Io ho sentito e chiudo su questo aspetto, faccio un piccolo riferimento a Bandinelli, ma proprio in chiusura, perché in questi giorni il museo della frutta a Torino, che è accanto a quello di anatomia, per questo ci sono andato e mi sono stupito di vedere, mia moglie era ancora più stupita e fa la biologa, oltre ‘700 varietà di mele, le pere ci siamo stufati di contarle, scaffali interi che sono frutto dei secoli e dei decenni passati, mantenute e conservate, dall’800 in poi. Il massimo di noi conosce dieci varietà di mele, quelle del supermercato. E’ normale che ci sia la ricerca in ogni settore e che poi l’utilizzo sia una piccola percentuale di quello che si fa. Di quelle mele ce ne sono di bellissime, ma sparite, buone o non buone non lo so. Lo dico perché la sperimentazione animale oggi, anche la malattia, è vero che c’è un concetto di malattia molto astratto, ma non possiamo pensare che sia un destino. Io vi faccio l’esempio che molti di voi,  come me, quando sente parlare Pannella sta bene, è contento, vedono battaglie, ed è una questione emotiva, umorale, psicologica, cose che contano moltissimo, ma nessuno di noi penserebbe di somministrare un cd con la voce di Pannella  prima e dopo i pasti come terapia per qualcuno. Ecco perché io penso che l’Associazione Coscioni ha un ruolo se riesce a mantenere questo filone scientifico sulla battaglia dei diritti civili e mantenere un equilibrio sulla realtà attuale, non le posizioni che ognuno di noi può rivendicare personalmente per quanto riguarda tante cose. Questo è il nostro scopo e la nostra fortuna su alcuni temi, abbiamo vinto alcune battaglie e ne vinceremo altre, ma dobbiamo andare avanti su questo senza farci condizionare da posizioni prettamente ideologiche, da destra e sinistra che hanno posizioni pregiudiziali su questi temi.