Grazie mille e grazie di aver tenuto così vivo, nel limite del possibile, in tutti questi anni, questi temi e questi problemi, quelli che vengono appunto chiamati tutti quanti eticamente sensibili. Quando ero piccola si chiamavano “diritti civili” semplicemente, però crescendo sono diventati temi eticamente sensibili e che in realtà, così come quando ero piccola, sono enormi problemi sociali e si traducono appunto, sono, effettivamente enormi problemi sociali.

Leggevo stamattina, venendo, forse l’avrete già detto, io non sono qui dall’inizio, che Roberto Saviano ha definito il video che voi avete presentato l’altro giorno in conferenza stampa, quello sull’eutanasia, mutuando credo una dichiarazione di Mina Welby e lo ha definito: ‘Orrendo ma necessario’, dice in questo breve blog che mi è stato trasmesso stamattina e che forse avrete letto, che appunto l’importanza, orrendo si, ma necessario anche, perchè dice: E’ innanzitutto necessario discuterne, al di là poi di come comunque uno la pensi. Forse, volendo o non volendo, credo che Saviano abbia toccato il punto essenziale, quello che manca totalmente nel nostro paese e che è l’espressione oggi, e non da oggi, del regime che noi chiamiamo, ossia l’assenza totale in tutti i temi che voi volete di apertura e di dialogo, di discussione e di contraddittori veri. Tutto questo è quello che sostanzialmente mutua e per ragioni che sono evidenti, perché la caratteristica dell’essere di questo paese da decine di anni è questa, e cioè ci sono temi, quelli sostanziali, che sono espulsi non solo dall’agenda politica, ma sostanzialmente sono espulsi dall’agenda politica perché innanzitutto contemporaneamente sono espulsi dall’agenda del dialogo e del confronto. Nel 2001, in quella campagna elettorale fatta qua in Lombardia, capolista Luca Coscioni, in cui cercavamo di porre il tema della libertà scientifica, 2001, la reazione dei vari D’Alema, Amato, Rutelli, Berlusconi e compagni fu: Questi temi non fanno parte della campagna elettorale, questi temi in campagna elettorale non si discutono, che era ancora più bizzarra e intollerabile, perché tutti sapevamo che era in preparazione e in gestazione quella che poi diventerà la legge 40 e quello che noi tentavamo di fare, Luca disperatamente, si pensava di fare, era di inserire quell’elemento negli impegni di campagna elettorale, ovvero che i leader dei partiti si esprimessero prima per dire ai propri elettori come si sarebbero comportati.

Poi arriviamo alla legge 40 e guardate come di questi temi non si discute, ritorni, come di questi altri che poi citerò, ritorni come difesa straordinaria di partitocrazie imperanti. Dunque, senza che nessuno si impegnasse prima, perché non è stato possibile farli pronunciare, il parlamento arriva e vota la famosa legge 40. Dopo di che, con errori o senza errori, si raccolgono le firme sul referendum e qual è lo slogan vincente per battere quel referendum? Fu “sulla vita non si vota”, cioè votano i parlamentari ovviamente, ma i cittadini no. Sulla vita non si vota, cioè non si discute, non se ne parla, e se voi andate a vedere su qualunque tema che sia altro rispetto a quello che la partitocrazia e la sua convivente complice che è quella dell’informazione, che è un problema di democrazia, non è un problema altro, è un problema di democrazia, in realtà tutto quello che non viene scelto come agenda dalla partitocrazia reale è semplicemente espunto. In tutti questi anni noi abbiamo visti espunti tutti i temi relativi alla libertà – laicità, libertà – responsabilità, scelte individuali, sono stati regolarmente espunti e da questo punto di vista io credo che la tenuta, la costanza, la pervicacia, la cocciutaggine dell’Associazione Luca Coscioni costituiscano un patrimonio straordinario di aver saputo e voluto tenere vivi questi temi così tacitati e così espunti, o meglio ancora tacitati nel fragore semmai, se penso ai giorni della Englaro, di cose inenarrabili che se solo si risentissero in questi giorni forse qualche vergogna in più ad alcuni forse verrebbe, diciamo così, ma così come sono espulsi tutti i temi della legalità o mancanza della stessa. Tutto quello che riguarda nel serio la questione della giustizia giusta o la questione dello stato di diritto o dell’assenza dello stato di diritto, fino a che certo, l’altra sera ho mandato subito un sms a Marco perchè, capitando per caso sulla seconda puntata della storia di Enzo Tortora, mi sono commossa fino alle lacrime, mi sono commossa fino alle lacrime perché in qualche modo, a distanza di così tanto tempo, viene restituita ai Radicali e a Marco Pannella in particolare, ancorchè l’attore che lo impersona sia credo un po’ più piccolo, ma ci sono anche dei fotogrammi di Marco veri, a Radio Radicale e a tutta quella campagna viene restituita finalmente una paternità, che ha vista combinata la forza straordinaria che Enzo trovò in se stesso, combinata con una determinazione di una struttura o di un partito obiettivamente piccolo, stiamo parlando dei Radicali, quindi viene proprio da sorridere a parlare di struttura, diciamo così, ma certamente dalla determinazione, dalla caparbietà di Marco, ma possiamo con molta emozione ricordare tutto quel percorso di Adelaide Alietta per esempio, o ricordare tutto quello che quel periodo ha voluto dire. Ma dobbiamo ricordare di quel periodo anche il tradimento che fu, dopo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, la ‘legge Vassallo’. Quindi di quella storia ci si scalda il cuore in qualche modo, perché viene restituita una paternità in qualche modo, ma ci restituisce anche una sconfitta dolorosa della nostra democrazia, cioè il tradimento di un esito referendario, non il primo tradimento ovviamente, ma da allora i tradimenti degli esiti referendari e cioè la violazione del principio costituzionale sono aumentati a dismisura. Pensiamo al tradimento del referendum sulla legge elettorale, pensiamo al tradimento sulla legge del finanziamento pubblico ai partiti, e via discorrendo. Tutto quello che non attiene, dicevo, guardate gli episodi di questi giorni. Gli episodi di questi giorni sono veramente fuori dall’ordinario e per chi li ha seguiti e li sa, doppiamente inaccettabili. Dunque, qualcuno si sveglia, si sveglia il Paese e scopre che le Regioni non sono esattamente delle case di vetro; Scopre, a partire dal Lazio, perché per quanto aveva fatto Cappato e voi ed altri in Lombardia non era bastato, perché rubare le firme è una quisquiglia, è molto più grave la festa con la maschera. Cari amici e compagni, è l’inverso, è esattamente l’inverso! Adesso non voglio fare delle liste di priorità, ma indubbiamente violare dall’inizio il gioco democratico per cui si raccolgono firme false, perché lo sappiamo dai testimoni in poi che le firme di Formigoni sono false e che Formigoni è un governatore abusivo, è dal punto di vista delle istituzioni democratiche e della correttezza del gioco democratico, grave e gravissimo anche relativamente allo sperpero di denaro pubblico. Eppure di tutto quello, aspettiamo una sentenza l’11, quella per calunnia, o non arriverà neanche quella, perché appunto lo stato di diritto e la legalità nel nostro paese è un optional.

 

MARCO CAPPATO – Ieri c’era uno dei dodici procedimenti in corso dove gli avvocati di Formigoni, per informazione, anzi gli avvocati della Regione Lombardia hanno detto che le persone che sono andate a dire che le firme non erano le loro, lo hanno fatto condizionate dal clima politico e stanno usando il fatto che un consigliere regionale è stato fatto decadere nel frattempo, per cercare di riaggiornare il processo dall’inizio. Peccato che il Consigliere Regionale è decaduto per la nostra denuncia del fatto che non avrebbe nemmeno potuto essere eletto, quindi tra parentesi.

 

EMMA BONINO – Quindi un altro, se volete, episodio di quello che dicevo prima.

Comunque scoppia il caso Lazio e improvvisamente, o senza improvvisamente, chi ci ha lavorato dall’inizio, ma non perché intendeva fare la spia di alcunché, intendeva semplicemente esercitare le sue responsabilità di consigliere regionale nella trasparenza che avevamo proposto ad altri e che intanto pratichiamo noi stessi, ovvero hanno reso pubblico il loro bilancio, da cui loro stessi hanno scoperto che per qualche decisione completamente segreta, la cui delibera non è mai stata resa pubblica, l’ufficio di presidenza del consiglio regionale del Lazio si era aumentato i contributi ai consiglieri regionali, per cui i nostri due consiglieri regionali si sono visti arrivare sul conto una serie di denari di cui non si sapeva la provenienza né la motivazione. Quindi l’aver reso pubblico il nostro bilancio, ha reso l’opacità altrui degna di curiosità deontologica e professionale dei gornalisti che finora e in tutti questi tre anni scorsi, nonostante le denunce di Rossodivita, di Rocco Berardo etc., niente avevano subodorato, nessuna curiosità gli era venuta di nessun tipo e improvvisamente invece da lì a macchia d’olio e a macchia d’olio si scopre che effettivamente i dati di malaffare e di mala politica vengono soprattutto dove ci sono i soldi, ma non è tanto originale, forse grandi corruzioni sulle bocciofile non ci sono per il semplice motivo che forse non hanno delle grandi poste di bilancio. Ora, dove porterà? Perché facevo questo esempio, tra i molti? Perché in tutto questo periodo in cui Formigoni è a Ballarò, a Porta a Porta, nella stessa settimana possibilmente negli stessi giorni e anche nelle stesse ore, avendo lui quel dono dell’ubiquità che a noi ancora non viene, è di tutta evidenza. La Polverini poi è fantastica. La Polverini, già presente e onnipresente a Ballarò per le ragioni che sappiamo, dove trova ospitalità per dire che lei non c’entrava nulla e che anzi lei manderà a casa quei ladroni dei compagni suoi che lei mai sospettava che così fossero? Da Ballarò ovviamente! Con un qualche contraddittorio? No, ma con un Floris come sempre connivente, compiacente, oltre che del tutto ignorante. Questa è la situazione. E chi è stato è stato espulso in tutti questi giorni da questo tipo di baillame? Se non per gli insonni di Omnibus- ho visto una notte Rossodivita- o per quelli che si alzano alle sei della mattina ho visto qualcun altro, ma chi è stato espulso? I protagonisti di questa vicenda. Ma il modo tetragono, non è che c’è stata qualche eccezione in tutti questi giorni. In modo tetragono, dai grandi dibattiti a riflessioni con le dovute eccezioni, che ci sono sempre ovviamente e per fortuna, però questi sono stati – noi – totalmente espulsi. Io capisco anche l’imbarazzo di invitare un radicale, io capisco l’imbarazzo, intanto non tanto e non solo della Polverini, ma persino di Floris e soprattutto di Floris.

intervento – perfino di Di Pietro.

 

EMMA BONINO – L’imbarazzo di Di Pietro che sta nel consiglio di presidenza della Regione Lazio, io capisco l’imbarazzo ad invitarci. Però non mi pare che sia una buona ragione per accettare un dato di esclusione. Allora questo l’ho detto solo, e non la farò molto lunga, per dire che siamo in un periodo difficile. per quanto ci riguarda e per l’analisi della stella gialla e della partitocrazia, questo periodo difficile viene da lontano e dura da tanti decenni e da tanti anni, da quando questo Paese ha perso in qualche modo, ammesso che lo avesse avuto, un sussulto di legalità, ammesso che lo avesse avuto perché ha ragione il Paravia dove dice “il debito pubblico mica è frutto di questi tre anni” e infatti viene dagli anni 80, per ragioni che conosciamo bene, mica per il destino cinico e baro o perché ci fosse sull’Italia la nuvoletta di Fantozzi, ma per una decisione di spartizione “inevitabile” che conosciamo e denunciamo da allora. Eppure in tutti questi anni io credo sia importante anche per noi ricordare come non solo non abbiamo mai mollato, ma anzi credo abbiamo avuto la capacità e la forza, ancorché in tutte le difficoltà possibili, non solo di non uniformarci pure noi, che già questa capacità viene da una scuola radicale, quella di stare nelle istituzioni, vivere nelle istituzioni in modo altro e diverso e dalle istituzioni per e con il Paese, questo credo lo abbiamo maturato in qualche modo e interiorizzato, oltre che praticato, ma credo altresì della capacità costante di invenzione di strumenti di iniziativa politica. Credo Elisabetta facesse riferimento all’utilizzo della giurisdizione e della giurisdizione internazionale. Credo che anche questo sia patrimonio, innovazione e scoperta radicale, non perché non sapessimo che in teoria esistevano le giurisdizioni internazionali, ma perché dalla cognizione teorica siamo passati alla pratica e all’esercizio, all’utilizzo lungo e difficoltoso, però della parte giurisdizionale e devo dire, per quanto riguarda tra l’altro la legge 40, con risultati notevoli. Ma così come se voi guardate altri settori sociali, non direttamente rilevanti all’associazione, ma di cui cerco di occuparmi con altri, che è la questione clandestini, irregolari e quant’altro, la giurisdizione europea è ancora e di nuovo un volano di intervento possibile. Ci siamo inventati, ho praticato, ho reso possibile anche iniziative a livello locale proprio qui, credo molti di voi ricorderanno come “Milano si muove” è stato all’inizio e anche durante la campagna elettorale, una campagna importante. Raccogliere quelle diecimila firme non fu facile, ma credo fu un detonatore importante anche per le elezioni successive, l’utilizzo delle petizioni attualmente, come sapete è in corso – io spero ci riusciamo – la raccolta sugli otto referendum romani che credo siano di enorme rilevanza, proprio perché Roma si appresta non solo a nuove alle elezioni regionali, ma anche alle elezioni comunali, del Sindaco e la cosa più importante è mettere sul tappeto i temi che fanno parte di quei referendum romani che vanno dal problema della partitocrazia, al problema della laicità, al problema dell’utilizzo del territorio e al problema appunto della trasparenza o della buona amministrazione, chiamando in causa il ruolo delle municipalizzate etc. Certo ci vuole uno sforzo straordinario, sono 50 mila firme, per dirvi, cioè il 10% di quello che è necessario per un referendum nazionale e quindi francamente un numero di firme spropositato, ma io credo che in questi ultimi giorni invece ce la dobbiamo mettere davvero tutta per riuscire a raccogliere queste firme, magari anche con un impegno maggiore di quanto non abbiamo saputo o voluto esprimere adesso, perché fa parte di quella capacità di invenzione e di strumenti di iniziativa politica, perché non ci arrendiamo non solo alla situazione così com’è, ma anche non ci arrendiamo alla delega totale delle iniziative politiche, a chi ci rappresenta, ma continuiamo a ritenere che la partecipazione dei cittadini sia un dato importante. Sia un dato importante, ma non perché, e in questo condivido abbastanza, non è vero, a mio avviso, ma non lo elaborerò in questa sede, che esiste una classe dirigente o politica corrotta inserita in un corpo del Paese sano e brillante. Io non credo sia così. Credo che come diceva Sciascia quando faceva la differenza tra il nostro modo di essere e gli Stati Uniti, ricordo, diceva: là le istituzioni reggono e Nixon, uno, lo defenestra. Da noi il senso del non rispetto delle regole è percolato a tutti i livelli della società e in realtà non è più solamente una questione di classe dirigente, che però ha, specialmente quella politica, secondo me, e lo dico al mio collega Paravia, ha una responsabilità in più: ha la responsabilità di dover dare l’ esempio, perché rappresentare il Paese non è un obbligo, è un onore e anche un onere, quindi io dò alla classe politica delle responsabilità in più, per lo meno quelle dell’esempio. Però poi non è che qui siamo al nuovo che avanza, perché in questo baillame in cui veramente poco si capisce, io sono rimasta esterrefatta dall’assemblea civica, che a me viene di chiamare l’assemblea cinica, quella dei mille: si riuniscono Casini, Fini, ma veramente superaffollata, ormai si è in ventesima fila, in cui lo slogan sostanzialmente elettorale è “votate noi, che poi vi diamo lui”, che sarebbe Monti. Guardate che è bizzarra la situazione, perché’ “votate noi, però poi vi daremo lui” perché noi siamo sicuramente inadeguati, sicuramente incapaci! Ma guardate viene complicato! Poi vediamo dove ve lo mettiamo, Presidente della Repubblica, del Consiglio o cosa, ma insomma in qualche modo “lui”, perché noi sicuramente, e mi viene da ridere, effettivamente viene da ridere. Non sappiamo che succede: a destra Paravia immagino che se lo chiederà come molti, leggo sui giornali oggi che non si… e il nuovo che avanza sarebbe il ritorno delle preferenze. Ma, ragazzi, è da sentirsi male: un proporzionale con preferenze. Io sono anziana, forse i ragazzi ci credono, non lo so, questa cosa: ognuno elegge il suo deputato. Fiorito, 30 mila preferenze, un successone giustamente. Però io mi ricordo gli anni Ottanta, io mi ricordo bene come si facevano o non si facevano le preferenze e se andate a vedere la campagna regionale del Lazio, forse un’analisi dei voti e di come sono andati a Frosinone, spiega una serie di cose del perché uno, avendo vinto tutto su Roma, poi il buco è stato Frosinone, con le preferenze ovviamente. Ma negli anni Ottanta, ma lo avevamo capito da soli, non solo, ma tutti i referendum che vengono dopo vengono per superare quel sistema che aveva portato al collasso del 1992 e si facevano per cordate, per voti di scambio, per chi poteva. Adesso il nuovo che avanza è un ritorno al proporzionale e alle preferenze. E mi ha stupito che con tutte le sue capacità o comunque dati di innovazione, di diversità etc., mi ha stupito vedere l’amico Renzi difendere appassionatamente le preferenze. Credo che sia un dato, forse perché è giovane, forse perché non l’ha vissuto quel periodo, forse perché non ha chiaro troppo i meccanismi italiani, ma l’ho trovato abbastanza peculiare. Avanza il nuovo, dicevo, ed io credo che in questo nuovo, lo dico amaramente sorridendo, io credo che noi radicali e che i radicali ci debbano essere, di fronte a questo che sarà un groviglio di scadenze politiche elettorali, quelle comunali oltre a quelle di Roma, quelle nazionali di cui non si sa dove, come e quando, ma è veramente strampalato. Siamo ad Ottobre, si vota al più tardi agli inizi di aprile, non si sa con quale legge e viene anche più una ridicolaggine quando un giornalista ti dice: “ma lei si candida?” Scusi, ma a fare cosa? E’ come se uno dice: vai alle olimpiadi? Sì, ma a cosa mi alleno: acqua gym. Tennis, tiro con l’asta, rugby, a cosa devo giocare? Ma sono cose veramente pazzesche!

Io credo che in tutte queste incertezze e con tutte le difficoltà che sappiamo, due cose però mi sembrano importanti: io credo che i radicali ci debbano essere e ci debbano essere in quanto tali, perché noi rappresentiamo storicamente e anche nella pratica quotidiana l’alterità totale a quella classe partitocratica che abbiamo vissuto finora. Perché l’alterità viene da una concezione e da regole che ci siamo dati e da un modo di vivere le istituzioni e il rapporto dentro e fuori, che credo siano un patrimonio che va oggi posto all’attenzione, per quel che è possibile, ai cittadini italiani. Dopo tanti anni che ci avete visti al lavoro, cari italiani, voi oggi dovete decidere che cosa volete e smetterla con questa idea che però appunto… No, io credo che sia arrivato il momento di porre questa alternativa in modo piuttosto chiaro. Tutti dovranno, nelle prossime settimane, giurare, spergiurare e promettere di cambiare, tutti, tutti presi sulla via di Damasco, tutti sulla via di Damasco, tutti! Noi invece avremo la responsabilità pesante di dire che troveremo la forza di continuare ad essere quello che siamo sempre stati. Noi vogliamo trovare la forza dentro di noi di esserlo, che vi assicuro non è sempre facilissimo e trovare la forza di dirlo, ma di dirlo perché lo siamo. Noi non dobbiamo, credo, certo poi cambiare nelle cose che contano, nelle capacità di affrontare dei temi scomodi o cosiddetti “impopolari” o nel modo di esserlo e ci troveremo in una situazione in cui invece noi dovremo dire quello che poi è pesante fare, cioè di trovare la forza di continuare ad essere quello che siamo sempre stati, anche nella capacità di inventare e scoprire strumenti nuovi di partecipazione e di iniziativa politica. Non è un compito facile. Io non so se tornerà o se riusciremo a far tornare una stagione in cui di questi temi cosiddetti “eticamente sensibili” finalmente se ne ridiscuterà, ma credo che sia importante seminare in questo senso, perché sì siamo un po’ tutti travolti dallo spread. Io credo che esista uno spread democratico nel nostro Paese, molto molto forte e credo che quando ci si riferisce all’Europa in termini di spread potremmo cominciare più opportunamente anche a guardare l’Europa, questa che pure non ci piace, ma guardare le distanze che ci separano dalla giurisprudenza europea per esempio, per quanto riguarda la malagiustizia, le carceri, le espulsioni, gli immigrati, i rinvii, i diritti civili, insomma come se si fosse aperto un baratro tra le istituzioni, le leggi che abbiamo e quelli che sono i trattati europei e la giurisprudenza europea. Quindi non esiste solo uno spread economico, esiste ormai anche a livello, e la professoressa ce lo diceva, uno spread elevatissimo in termini di giurisprudenza, di sentenze, perché poi abbiamo anche la capacità di essere tutti europeisti, si fa per dire, ma poi abbiamo una capacità straordinaria di non applicare le sentenze e di non correggere il nostro ordinamento, per cui è diventato una specie di cane che si morde la coda: più sentenze di condanne ci arrivano, meno ci mettiamo in regola e meno adeguiamo la legislazione, più ricominciamo con altre sentenze e  quindi è diventata una specie di crescita esponenziale. Diciamo dei recidivi, in buona sostanza, cioè le istituzioni italiane giornalmente fuori legge sono recidive. Eppure anche solo pronunciare la parola “amnistia” è impopolare, ed è il minimo che si possa dire. E tutti ti promettono delle pecette di soluzione, che viene sbandierata ogni giorno come la grande riforma che dovrebbe rimettere a punto una nuova partenza per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia o una nuova partenza per quanto riguarda le carceri. Obiettivamente non è così, anzi se capisco bene addirittura siamo arrivati che c’è un’ipotesi del nuovo reato che è quello che chi mangia un panino al Pantheon rischia un anno di carcere. Guardate, qualcuno ha bisogno di fare una doccia fredda la mattina! Un panino al Pantheon fa un anno di carcere. E’ evidente che nessuno andrà in carcere, ma obiettivamente che cos’è questo? E’ un aggravio del vigile o di chi per esso che deve fermare il paninaro che ce ne ha uno, lo deve denunciare, poi abbiamo come è noto l’obbligo dell’azione penale e avanti di questo passo. Certo, se ci inventiamo un reato al giorno, è difficile che alleggeriamo il peso della giustizia.  Quindi queste sono le responsabilità che io credo abbiamo di fronte, di cui voi dell’associazione coscioni rappresentate credo un patrimonio fondamentale, nel metodo e nel merito delle battaglie che portate avanti. E non perché, e credo anzi che l’invito che mi faceva Elisabetta è un invito che credo sia all’attenzione dell’associazione coscioni comunque, cioè quello di non chiudersi all’esistente, non credo faccia proprio parte del dna della Luca Coscioni, anche se non mi piacciono le differenze tra vitalisti e materialisti etc., ma io penso che davvero se guardo Elisabetta stessa, diceva “ben vengano tutte le regolamentazioni”, ma io stessa ritengo che se è possibile superare la sperimentazione animale, ben venga, ci mancherebbe altro, credo anche che la stessa comunità scientifica, non fosse altro perché magari costa meno, abbia in buona parte anche l’interesse di esercitare un interesse in questo senso. Per cui credo che anche nelle posizioni diverse e nel dialogo poi si trova il punto, nella franchezza del dialogo si può trovare un punto di accordo e io credo che nel dna dell’associazione Coscioni c’è quello di non chiudersi all’esistente ma di aver aperto porte e finestre a quello che anche nella ricerca non è esistente o comunque non va per la maggiore; credo che stia nel dna proprio anche degli scienziati che fanno parte e sono attivi nella Luca Coscioni, di avere questa apertura mentale. Fermo restando che poi il compito del legislatore evidentemente è anche quello di normare delle situazioni che sono esistenti oggi. Quello che però mi  spiacerebbe è se ci dividessimo tra filoanimalisti e antianimalisti, questa sarebbe una caricatura del dialogo che è in corso e delle posizioni, perché io credo di essere animalista come tutti gli altri e dico semplicemente che nell’attenzione ad altri paradigmi e altri modelli, bisogna anche ovviamente, ma non credo che questo sia stato negato, tenere presente la situazione d’oggi e non è che uno è più crudele di altri perché appunto pensa che ad oggi, così come siamo, un tipo di regolamentazione anche rigorosa sia necessaria. Ma detto questo nella galassia, nella famiglia radicale, che poi è una famiglia… se noi ci raccontassimo solo il pieno di iniziative, diceva Elisabetta: sto partendo per la Sierra Leone, tu pensa che nel baillame in cui siamo si parte per la Sierra Leone, in questo stesso baillame io sono mercoledì a Ginevra per la pena di morte e poi a Bruxelles per una questione Stati Uniti d’Europa. Prendo atto che soprattutto in Italia invocare o comunque gli Stati Uniti d’Europa è diventato fortunatamente, e meno male, così abbiamo capito che quello che ci succede non è tanto una crisi economica, ma  prima e di più di una crisi economica è una crisi politica per quanto riguarda l’Europa, e che al di là delle pecette, facciamo il monitoraggio delle banche, il problema vero è che non è mai esistita al mondo una moneta comune senza un ministro del tesoro e relativo bilancio, democrazia e quant’altro. C’è da sperare che, oltre al titolo “Stati uniti d’Europa” qualcuno elabori prima o poi anche il sottotitolo. Perché poi che ci mettiamo in comune? Perché quello è quello che ci serve e ci serve di capire. Ma è importante che anche questo filone di iniziativa politica e di riflessione, che pure è stato minoritario per tanti anni, fin quando l’euro è andato bene, oggi sembra riprendere una qualche attenzione di serietà.  Io credo che se solo facessimo l’elenco di tutte le cose che facciamo, credo che potremmo davvero essere in qualche modo, io penso sempre che aver attraversato questi decenni, Marco lo dice a volte, in questo modo, è e quello che siamo oggi costituisce comunque un miracolo, un miracolo vero e proprio di decenza istituzionale, di decoro istituzionale, di serietà dei temi che affrontiamo e del tentativo e della capacità, che non è proprio così semplice e così facile, di dire quello che si pensa e tentare di fare quello che si dice. Non è un gioco di parole, ma è già di per sè un dato particolarmente pesante. Ci aspetta il congresso dei radicali italiani. Io mi auguro soprattutto che troveremo la forza di rilanciare in questo paese un pacchetto referendario, credo che sia uno strumento per non essere noi stessi sommersi dalla paralisi e dal disgusto, credo sia anche uno strumento importante da dare ai cittadini, proprio perché non si sommergano in qualche modo solo nell’apatia o nel disgusto o nel rifiuto totale, ma nella difficoltà trovino, possiamo forse trovare uno strumento di ripresa, di rimonta o comunque di impegno e di partecipazione. Infine, mi piacerebbe che su questi temi che spero faranno parte almeno del pacchetto in qualche modo, del pacchetto referendario, si vota tra sei mesi, non sappiamo neanche come, però la legge attuale, quella che nessuno vuole e che però c’è, dice che sei mesi prima dalla scadenza elettorale i cittadini possono raccogliere le firme sulle liste per andare ad elezioni ed io credo che questi sei mesi, iniziando in questi giorni, io credo che dobbiamo davvero raccogliere le firme perché radicali e in quanto tali penso che ci dobbiamo essere. Grazie.