Per quanto riguarda la situazione di iscrizioni e quella economico-finanziaria dell’Associazione Luca Coscioni: è una situazione negativa quella delle iscrizioni ma è una situazione solida sul piano economico-finanziario. Come è possibile questo? Innanzitutto con un limitato livello dei costi di struttura e con l’apporto importante del 5×1000. Questa è una valutazione di sintesi, naturalmente le tabelle sono a disposizione grazie in particolare al Partito Radicale, all’amministrazione con Vincenzina Antonelli, trovate tutti i bilanci dettagliati. E, anche sempre grazie al Partito Radicale con Pietro Migliorati trovate un’analisi molto approfondita dell’autofinanziamento, e anche del 5×1000 e dell’utilizzo di internet. Cosa significa una situazione negativa sul piano delle iscrizioni: significa 1170 iscritti a questo momento per il 2012, cioè ben -22% rispetto all’anno scorso. Ancora meno i contribuenti, 557, -31%. Un autofinanziamento da iscrizioni e contributi che è quindi calato del 28%. Naturalmente come tesoriere me ne assumo pienamente la responsabilità di questi risultati e ci sono varie letture e spiegazioni che possiamo dare e che riguardano non soltanto l’Associazione Luca Coscioni, ma non è tanto questo che voglio approfondire. Voglio spiegarvi semplicemente che in questi mesi, in questo anno, insieme a Filomena abbiamo cercato di rilanciare alcune iniziative dell’associazione, e di farlo mantenendo una condizione economico-finanziaria solida. Come dicevamo, come potete vedere nella relazione sull’autofinanziamento, è ormai costantemente superiore ai 200mila euro annui, cioè ben più di quanto non arrivi da iscrizioni e contributi, l’introito dal 5×1000, meccanismo particolarmente opaco e farraginoso, questo non ce lo dobbiamo nascondere, e naturalmente questa è una questione politica che si può e forse si deve affrontare. Io credo che se si facessero delle indagini sulla trasparenza dei bilanci si troverebbero anche lì molte cose interessanti. Mi permetto di fare un parallelo: come radicali certamente contestiamo la legge sui falsi rimborsi elettorali, cioè il finanziamento pubblico ai partiti, e rivendichiamo come, per noi, quei rimborsi siano effettivamente rimborsi di una parte delle spese che effettuiamo e lo sono in modo assolutamente trasparente e documentato. Credo che lo stesso possiamo dire del nostro utilizzo del 5×1000, anche se ovviamente questo dibattito è totalmente aperto, lo è per i radicali, lo è all’interno della Associazione Luca Coscioni. Noi possiamo anche scegliere una strada diversa, accompagnandola eventualmente a una campagna politica anche di contestazione dei meccanismi del 5×1000. Io credo che ad oggi siamo nelle condizioni di fare questo, cioè di rivendicare e rendere pubblico fino all’ultimo euro l’utilizzo che noi facciamo, e che ci mette oggi nelle condizioni di un disavanzo di esercizio per il 2012 di circa 80mila euro. Però, devono ancora arrivare circa 200mila euro che l’associazione dovrebbe incassare dal 5×1000 maturato con le scelte ormai di oltre due anni fa, perché il 5×1000 arriva con un ritardo medio di un anno e mezzo o due. La scelta che abbiamo fatto come tesoreria dell’Associazione Coscioni è di non considerare a bilancio il 5×1000 maturato, anche perché io non escluderei che la situazione economico-finanziaria complessiva non possa portare magari da un anno all’altro alla notizia che purtroppo quei soldi maturati non ci sono più. Allora prudenza amministrativa contabile del tesoriere vuole che per noi le risorse del 5×1000 esistono solo quando entrano in cassa. E quindi, nonostante questo enorme ritardo nel finanziamento del 5×1000, grazie a spese di struttura molto contenute e molto basse, abbiamo in questo momento un avanzo patrimoniale intorno ai 180mila euro, che è un avanzo patrimoniale – ne parlo non soltanto per informazione in termini contabili, ma perché questo è un elemento di valutazione politica che dobbiamo fare rispetto alle cose che il segretario politico dell’associazione ha appena spiegato. Noi non abbiamo potuto, non siamo stati nemmeno nelle condizioni di convocare il Congresso Mondiale per la Libertà di ricerca scientifica, per il quale avevamo tenuto da parte delle risorse, sono un po’ anche queste le risorse avanzate. Non siamo riusciti a farlo prima delle elezioni politiche e a questo punto non l’abbiamo fatto in sovrapposizione con l’appuntamento elettorale, però lo voglio ricordare perché questo rimane una delle principali se non la principale sfida della nostra associazione. Come soggetto costituente – perché noi questo siamo – del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, una delle caratteristiche della battaglia di Luca Coscioni è stata dall’inizio la transnazionalità, ricordatevi 50 premi Nobel che erano accorsi a sostegno della sua candidatura come capolista della Lista Bonino già nel 2001, e la transnazionalità è nostro elemento costitutivo con le due riunioni del Congresso mondiale che si sono già tenute, dovrebbe essere il nuovo Congresso mondiale il punto di caduta delle nuove iniziative che sono state presentate nella relazione di Filomena. Innanzitutto abbiamo provato a transnazionalizzare l’iniziativa giudiziaria per l’affermazione della legalità e del diritto che è centrale per la cosa radicale e forse è centrale per i destini del nostro Paese e non solo. Così come la situazione della giustizia italiana e la situazione delle carceri, che sappiamo essere al centro dell’iniziativa radicale, dell’iniziativa nonviolenta – Marco Pannella, Rita Bernardini –, trova un riscontro importante nel fatto che la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato reiteratamente, costantemente il nostro Paese per la violazione della legalità internazionale. Be’, è stata una coppia e Filomena non ha dato troppa enfasi nella sua relazione, magari per pudore essendo cosa di cui si è direttamente occupata, ma questo credo sia stato l’elemento centrale di quest’anno di lavoro e anche l’elemento centrale di carica e di forza di novità che la segreteria di Filomena ha portato, perché si è trattato di un lavoro al 100% politico, che ha dato un risultato enorme. Sono molti anni che seguiamo le singole persone che chiamano in associazione, che ci portano un problema concreto, ad esempio sulla questione della fecondazione assistita, e poi da mesi, da anni cerchiamo di dare i consigli, i suggerimenti, e anche l’assistenza in termini legali per il motto che non deve essere retorica, per andare “dal corpo dei malati al cuore della politica”, al cuore della giurisdizione. Questo è successo con la coppia che si era rivolta a noi e a Filomena e che è arrivata fino a Strasburgo, per andare a dire quello che Luca Coscioni aveva voluto dire con i referendum firmati da centinaia di migliaia di italiani e sabotati da un sistema politico e di informazione radiotelevisiva che aveva accettato anche la propaganda illegale al boicottaggio dei referendum – illegale proprio perché vietato espressamente dalla legge – fatta dai pulpiti delle chiese o fatta nel modo che sappiamo. Ecco, Strasburgo è arrivata a dare un colpo dopo gli altri colpi che sono stati assestati alla legge 40 grazie a questo lavoro di lotta politica giurisdizionale. Molti pezzi, ormai quasi tutti, tranne la questione dell’eterologa, pur sollevata davanti alla Corte Costituzionale, e la questione della ricerca sulle cellule staminali sono stati smontati per via giudiziaria, e rimane ora aperto il fronte transnazionale – naturalmente noi ringraziamo il Ministro Balduzzi per il messaggio che ha voluto darci sulle politiche della ricerca, siamo però preoccupati per quello che il governo ha annunciato e sembra intenzionato a fare in termini di ricorso alla sentenza della Corte europea dei Diritti Umani. Allora torno dal passaggio per il Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica. Dopo due riunioni del Congresso mondiale dove abbiamo accompagnato alla teoria di professori, di scienziati a livello internazionale anche le singole battaglie per evitare la messa al bando della ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, ora abbiamo la possibilità di arricchire con questo nuovo fronte, che non è solo la Corte europea dei Diritti Umani, è anche la Corte Interamericana dei Diritti Umani, dove anche lì noi ci siamo costituiti in giudizio contro il Costa Rica, cioè contro un altro stato che come l’Italia impedisce di fatto a molte persone l’accesso alla fecondazione assistita; anzi, il Costa Rica impedisce del tutto l’accesso alla fecondazione assistita. Il fronte transnazionale per noi è anche quello delle petizioni al Parlamento europeo che abbiamo avviato. Tra due giorni, lunedì, riprende la discussione presso la Commissione Ricerca del Parlamento Europeo sul Programma Horizon 2020, per il finanziamento ai progetti di ricerca scientifica nei prossimi otto anni. Di nuovo è in corso il tentativo al Parlamento Europeo di rendere non finanziabili dai soldi del contribuente europeo i progetti di ricerca con cellule staminali embrionali; tentativo sventato all’ONU con Luca Coscioni e al Parlamento europeo con la campagna di 5-6 anni fa. Siamo tornati a impegnarci su questo fronte con il premio Nobel Mario Capecchi, americano di origini italiane, che è stato il primo firmatario di questa petizione al Parlamento Europeo. Tredici premi Nobel l’hanno firmata, andremo a Bruxelles a presentarla, il Parlamento deciderà nelle prossime settimane. Così come abbiamo predisposto altri testi di petizione al Parlamento Europeo proprio sull’accesso alla fecondazione assistita, ne parlerà dopo Francoise Shenfield, sulla questione della salute riproduttiva e dell’aborto, sulla questione delle scelte di fine vita e del testamento biologico, sulla questione dei critical trials, di cui credo parlerà anche Giulio Cossu. Queste petizioni sono un primo tentativo di creare una rete europea, ma l’obiettivo ulteriore – questo non può farlo sicuramente l’Associazione Luca Coscioni da sola – che potrebbe essere proprio del Partito Radicale insieme all’Associazione, se nel frattempo avremo costruito questa rete, è quello della European Initiative, un milione di firme in Europa per portare una proposta all’attenzione della Commissione Europea e del Parlamento Europeo. Un nuovo strumento. Il fronte clericale, diciamo per andare in sintesi, ha già presentato una proposta che s’intitola “L’embrione, uno di noi”, e credo che sarebbe sbagliato sottovalutare il confronto, lo scontro che viene aperto. Cioè non dobbiamo fare a mio parere come sta purtroppo facendo il Partito Democratico nel suo vertice a livello nazionale, cioè di fronte all’attacco in Parlamento dei Calabrò, di quelli che vogliono far passare una legge contro il testamento biologico, dire semplicemente “questa è strumentalizzazione, non parliamo di queste cose, adesso ci sono le elezioni”. Perché se è vero che c’è un elemento di strumentalizzazione, di strumentalità nella aggregazione clericale a pochi mesi dalle elezioni per cercare di far passare la legge contro il testamento biologico, è anche vero che se questo è possibile, è proprio perché ci sono delle forze politiche che contro la stragrande maggioranza dei propri militanti, dei propri iscritti e anche dei propri dirigenti non fanno propri gli obiettivi laici e di riforma del nostro paese, ma li eludono, preferiscono che non se ne parli. E allora il rischio, come accadde con la legge 40, è che quando c’è anche una minoranza politicamente compatta, ben organizzata e ben finanziata che cerca di far passare alcune leggi, non c’è dall’altra parte una volontà politica in senso opposto di affermazione laica, non è detto che quella minoranza di opinione pubblica e di aggregazione politica clericale non riesca a far passare le proprie proposte. Noi, come Associazione Luca Coscioni, questa sfida preferiamo raccoglierla in modo frontale. Non abbiamo paura di dire “legalizzazione dell’eutanasia” perché sappiamo che questo è un termine che spaventa il ceto di potere nel nostro Paese, non spaventa i cittadini, che sanno e sono pronti a discutere di questo tema. E allora l’altra iniziativa che, come ha anticipato Filomena, vorremmo lanciare e proporre come Associazione Luca Coscioni è quella di una campagna per una proposta di legge di iniziativa popolare per la regolamentazione dell’eutanasia, proprio perché non pensiamo che oggi bisogni essere spaventati di proporre certi temi all’attenzione dell’opinione pubblica, ma al contrario sia il modo migliore per ottenere poi magari compromessi, mediazioni, che sono sempre, come si dice, la moralità della politica. Ma se da una parte c’è un’opinione forte e compatta sul fronte proibizionista e dall’altra non c’è nulla, ci sono persone che si girano dall’altra parte in nome della comodità delle alleanze tra i partiti, è chiaro che la partita rischia poi di essere vinta da loro. I dati di Gianni Betto per il Centro d’ascolto per l’informazione radiotelevisiva li ha già evocati Filomena, e sono il contesto nel quale ci muoviamo, cioè: com’è possibile che in un paese come il nostro una legge contro il testamento biologico, cioè contro i sondaggi tra l’80 e l’85%, continui ad andare in Parlamento? Com’è possibile che il nostro Paese continui a essere sulle coppie di fatto, sul testamento biologico, sulla fecondazione assistita, fanalino di coda d’Europa quando la stragrande maggioranza dei cittadini italiani ha una posizione riformatrice su questo piano? È chiaro che l’anello mancante è quello dell’informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati. Io non dico che i nostri dati sulle iscrizioni si debbano leggere soltanto in questo modo, perché ovviamente ci sono anche limiti organizzativi e strutturali dell’associazione, però è evidente che c’è un problema di dibattito che manca, un dibattito che possa essere portato costantemente a milioni di persone e non ai ghetti e ai piccoli spazi che noi ci possiamo conquistare in rete o attraverso Radio Radicale. Il problema dell’informazione riguarda, e vado a chiudere qui, anche temi che sono più delicati, cause di contrasto, di dibattito interno alla stessa associazione. Io qui non voglio trattare nel merito questi temi, ma raccomandare un’avvertenza per tutti noi. Noi siamo “associazione per la libertà di ricerca scientifica”, e la condizione fondamentale della ricerca scientifica sono i fatti, le evidenze scientifiche che non devono essere manipolate. Ciascuno può avere evidentemente delle posizioni morali per quanto riguarda la sperimentazione animale. Io non credo che il proprio di questa associazione, di questo dibattito sia quello di fare dell’Associazione Luca Coscioni una controparte di una scelta animalista; c’è animalismo e animalismo secondo me. C’è un animalismo che ha dimostrato in questi mesi anche di essere violento, violento con le minacce ma anche qualcosa di più, nei confronti in realtà dell’anello debole di questo dibattito, cioè ricercatori e scienziati che cercano di fare il proprio lavoro. Quello che è il proprio dell’Associazione Coscioni è di difendere i dati e le informazioni scientifiche che devono informare questo dibattito. Ciascuno naturalmente è libero di portare avanti e di proporre, di considerare e di dare un certo livello di dignità, di importanza alla vita animale, diciamo tra due estremi: l’estremo di chi magari li considera oggetto, ma questo non accade più in nessuna realtà di paesi moderni e civili, o chi considera la vita animale come equivalente moralmente della vita umana. Questa è una posizione che ha ovviamente la sua dignità culturale e filosofica. Questo è un conto, e un conto è dire che la sperimentazione, la ricerca non serve, non funziona, cioè dare degli elementi di manipolazione scientifica. Come Associazione Luca Coscioni il nostro compito non è quello di dare una valutazione sulle scelte morali di ciascuno, ma è quello di assicurare che quantomeno il dibattito rispetti le verità e le informazioni, i dati di fatto, le evidenze sul piano della realtà scientifica. Vado a terminare perché sono stato già troppo lungo. Su sollecitazione del professor Strata abbiamo dedicato questo congresso con il fondale qui davanti alla memoria di uno scienziato, al centenario dalla nascita di uno scienziato che è Alan Touring che è stato un po’ l’inventore del computer, dell’informatica. Lo abbiamo scelto come simbolo non solo perché è il centenario, ma perché ha incarnato nella sua vita il collegamento tra la scienza, le libertà individuali e i diritti civili. Alan Touring fu perseguitato dal suo paese, la Gran Bretagna, anche per il suo essere omosessuale, e il suo esserlo senza infingimenti e senza nasconderlo, e Alan Touring si suicidò. La famosa mela morsicata, simbolo di una nota ditta, deriva proprio da quel suicidio di Alan Touring che ingurgitò una pillola letale con un morso di mela, e la forza di questa memoria ci serve per il collegamento tra tutte le libertà, le libertà individuali, le libertà dei corpi, le libertà della ricerca. E, ci serve anche questa frase, che non ho scelto io, è un po’ casualmente finita sul fondale, ma mi pare sia il migliore augurio di buon lavoro. “Possiamo vedere solo poco davanti a noi”, diceva Alan Touring riconoscendo i limiti della ricerca scientifica, “ma possiamo vedere tante cose che bisogna fare”. Noi abbiamo un giorno e mezzo di un compito molto difficile, quello di discutere del poco che possiamo vedere davanti a noi, ma anche delle tante cose che bisogna fare perché questa associazione cerca di essere molto pragmaticamente al servizio delle persone che hanno delle urgenze di libertà, e queste urgenze di libertà non ritengono di volerle e doverle affidare alle paludi della politica italiana o europea, meno che mai della politica italiana, ma di volerle affidare alla propria volontà individuale di reazione, di speranza e anche di impegno. Grazie.