Io tratterò due argomenti, uno è quello che ci ha procurato attenzione dei media alla vigilia di questo congresso e qualche condanna, qualche attacco. E qualche adesione, quella di Saviano. L’appello, orrendo ma necessario che abbiamo fatto ai malati terminali. La cosa è stata presentata come una cosa ad effetto, mediatica, si certo anche per rivendicare il nostro diritto in questo Paese a portare avanti la battaglia per l’eutanasia. Battaglia  distinta dal testamento biologico ma nel momento in cui pretendono con un colpo di mano in  quest’ultimo scorcio di legislatura di portare a termine questa legge assurda che è l’abnegazione di qualsiasi possibilità di autodeterminazione del malato, in questo momento noi dobbiamo rivendicare, contrapporre questo tipo di campagna. Però, pensateci, noi ci rivolgiamo ai malati terminali, noi siamo l’associazione dei testimoni della malattia. Voi avete sentito il bellissimo intervento della compagna che è intervenuta prima di me, siamo l’associazione di coloro che non si rassegnano a vivere la malattia in solitudine! Come una tragedia propria o della propria famiglia che della malattia fanno un momento di lotta, nell’interesse di tutti. Questo fa Frezzato qui oggi parlando sulla carrozzella, questo fa la compagna che ha parlato prima di me, questo ha fatto Welby e questo ha fatto Luca Coscioni. E allora siamo proprio sicuri che l’appello a essere testimonial, valga soltanto per quelli che dicono: voglio finire la mia vita, e ci sono quelli che non vogliono finirla la loro vita, noi ci battiamo per la libertà e dobbiamo dire loro di uscire fuori dalla solitudine delle loro famiglie e della loro disperazione, di ricordare a tutti di che cosa è fatta quella malattia, di ricordare a questo Stato che si dimentica dei malati, che questo non è possibile! Oggi comincia a funzionare a Roma, io ho avuto mio fratello che è morto in un hospice, Rita ha avuto il suo, la settimana scorsa, l’hospice è la struttura che accompagna il malato negli ultimi momenti della vita, ma quelli cronici stanno 6-7 anni che hanno solo la famiglia che non sono autosufficienti e non hanno i fondi per gli strumenti tecnologici che li potrebbero far comunicare comunicare, allora il problema hanno paura di questa ostentazione perché ostentando, uscendo fuori dal silenzio e dalla censura, noi riportiamo la malattia. Scusate, ma io in qualsiasi famiglia, nella mia famiglia allargata, oggi ho tre malati, quindi è una questione collettiva che riguarda tutti e non se ne deve parlare e deve rimanere nel chiuso delle famiglie e nella disperazione solitaria delle persone perché altrimenti la cosa esplode e riguarda anche la società, che senso ha rimborsare le aspirine se nel momento dell’Alzheimer, nel momento del Parkinson, nei momenti tragici che colpiscono le famiglie lo Stato viene meno e non è in grado di darti un minimo di assistenza e una struttura che curi i cronici senza i prezzi e i costi dei malati acuti. Secondo argomento, questo scottante per noi della sperimentazione animale, io mi trovo in una situazione strana e quando parlo con gli animalisti vengo accusato di essere un carnefice di animali e quando parlo con i ricercatori o gli sperimentatori o con Maria Antonietta mi accusano d’essere un nemico della sperimentazione. Io non sono un nemico della sperimentazione animale. Io appartengo a una generazione in cui nelle famiglie, una su tre conosceva la poliomelite e so che a un certo punto è scomparsa, e non farò quindi il discorso che ha fatto Sergio D’Elia che rispetto e che ha del vero, perché amici scienziati voi non potete mai dimenticare che il vostro discorso che sia materialista o meccanicista, ma è ovvio che sia così, è probabilista, soggetto a verifica ma anche a falsificazione. Non potrete presentarci a scienza come un dato avulso dai condizionamenti economici, non esistono solo le ostruzioni alla libertà di ricerca contro cui ci battiamo quotidianamente o quelle che ricorda dello Stato, esistono anche i problemi difficili con l’industria farmaceutica e chimica. Quindi non esiste “il mondo dei politici è pessimo per definizione”, io credo che non esistono mondi perfetti. Esistono le regole che dobbiamo creare e dobbiamo cercare di migliorare, e i controlli perché le regole siano rispettate, io devo dire che sono uno di quei cretini, Maria Antonietta, che non taglia fuori l’emotività dalle proprie scelte, lo dico con buona pace di Savater che scrisse cose importanti sull’ antiproibizionismo anni fa e a cui sono grato, ma le cose che tu hai citato, io sono qui perché l’emotività suscitata dalle battaglie che ho affrontato mi ha portato ragionevolmente a organizzarmi nel Partito Radicale, con ragionevolezza, senza intolleranza e fanatismo, ma ragionevolmente combattere delle battaglie per cercare di migliorare nei limiti delle nostre possibilità il mondo in cui viviamo. E allora io francamente sto qui per difendere la libertà di ricerca, non credo che possiamo fare a meno della sperimentazione animale, ma mi sarà consentito di dire che qui entrano nel conflitto della mia esistenza e della mia coscienza due emozioni: l’emozione del mio amore per gli animali, la differenza fra animale e uomo? E’ la chiesa che ha stabilito che l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio e che da quel momento gli animali sono cose, oggetti a sua disposizione. Io credo che gli animali siano altri da noi, meritino rispetto, amore, attenzione, meritino cura. Hanno dei diritti? Sicuramente noi abbiamo dei doveri nei loro confronti e il dovere primo è quello di impedire che siano maltrattati. Oggi Galli ha detto: i cosmetici è stato abolito, io sono contento, non so se sia del tutto vero e in tutti i campi, ma sono contento perché una cosa a confronto fra la moralità al mio amore per gli animali e la moralità di attenzione dei cosmetici che non urtichino la mia pelle quando mi faccio la barba, evidentemente c’è una sproporzione ai miei occhi. E’ la prima emozione delle due che entrano in conflitto e contraddizione che prevale. La mozione dell’anno scorso non rinunciava alla sperimentazione animale, parlava di controlli. Ma non potete dare la sensazione che gli stabulari devono rimanere chiusi o pensare che semplicemente i controlli sono fatti soltanto per impedire il vostro lavoro. Allora “ragione” con la “r” maiuscola noi non siamo soliti pronunciarla, ma ragionevolezza sì, e mi sembrava che fosse ragionevle. Io non l’ho votata la mozione l’anno scorso perché sapevo che si sarebbero scatenate queste dinamiche, ma si sarebbero  comunque perché anche quando la violenza, gli insulti, la intolleranza, il fondamentalismo vengono fuori a partire da queste cose, questi sono epifenomeni di un fenomeno più vasto che forse culturalmente come tutti i mutamenti antropologici non è negativo, e il fatto nuovo che viene fuori è una sensibilità diffusa, il non accettare più che gli animali siano trattati come oggetti! – applausi -. Noi possiamo, lo dico a voi scienziati, ai ricercatori, a me stesso, difensore non negatore della sperimentazione scientifica, anche se io non butto a mare alcune cose giuste perché il probabilismo è fatto sulle medie, non prende mai l’intera fascia non della malattia ma del malato, immagino. Ne ho parlato con un matematico che stava lì e mi faceva queste osservazioni perché cerco di capire quando si fanno questi discorsi. Qui non avete un nemico, io ho ripreso quel tanto di attività politica che a 77 anni posso fare, cominciando dall’Associazione Luca Coscioni alcuni anni fa, quindi sono qui e in me certamente non trovate un nemico. Però tenete conto che io non vedo questo aumentato, anche nella sua apparente virulenza, sensibilità per il mondo animale come un fatto necessariamente negativo. Penso che sia una mutazione sociale e culturale cui dobbiamo stare attenti e faremmo male, siccome in quel modo, in maniera rozza e intollerante viene fuori il peggio che a volte anche nel condurre le battaglie giuste siamo capaci come umanità di tirare fuori, rispondere chiudendoci, arroccandoci nella sicurezza scientifica da difendere a tutti i costi e isolandoci da questi fenomeno sociali. Io credo che a fondamentalismo non vada risposto con l’impressione di opporre un fondamentalismo uguale e contrario, ma vada risposto con le armi della ragionevolezza e della tolleranza.