Due parole come presidente dell’AIED, ma altre due come iscritto all’Associazione Coscioni. Io sono presidente dell’AIED dalla fine dell’anno scorso. L’AIED, per chi non lo sa, é un’associazione nata nel 1953 per promuovere la cultura della procreazione responsabile. Allora parlare di procreazione responsabile, o meglio la propaganda dei mezzi atti ad impedire la procreazione, era reato penale; stava nel titolo decimo del codice penale del 1930. Valter Vecellio ricorda spesso che alle spalle della sua scrivania ha una fotografia del 1967, una foto fatta a piazza San Pietro, credo durante una domenica; si vede uno striscione con scritto: “più pillole, meno aborti”. Le persone che aprivano lo striscione (nel 1967) erano Marco Pannella e Luigi De Marchi, presidente dell’AIED. L’AIED é stata costituita da un gruppo di intellettuali, scienziati e giornalisti, uno di questi, era Adriano Buzzati Traverso, e fra i primi aderenti all’AIED, proprio all’inizio, c’erano personaggi come Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Riccardo Bauer, Ernesto Rossi, Guido Calogero, Adriano Olivetti, ossia il meglio della cultura laica di allora. Ecco, questo é l’AIED. Appena io sono stato eletto presidente dell’AIED ho proposto all’Associazione Coscioni di fare assieme un convegno, che abbiamo fatto, sul tema: “obiezione di coscienza dei medici sulla legge 194”, non per mettere in discussione il diritto all’obiezione dei medici, ma per trovare il modo di garantire anche un altro diritto contenuto sulla legge 194: quello delle donne ad interrompere la gravidanza. Spero che questa collaborazione continui. Qui finisce il mio intervento come presidente dell’AIED.

 Vengo all’Associazione Coscioni.

La prima questione: stamattina Emma Bonino ha ricordato che lo slogan dei favorevoli alla legge 40 durante il referendum era: “sulla vita non si vota” Sulla vita non si vota perché? Perché la vita é un diritto naturale, universale, indiscutibile. La considerazione che io faccio e’ la seguente: dovremmo, da un punto di vista giuridico, approfondire il concetto di “diritto”. Che cos’é un diritto? Il diritto, a mio parere, non é un obbligo. Esiste il diritto alla vita, non dovrebbe esistere l’obbligo a vivere. Sono due cose diverse. Io ad un diritto devo poter rinunciare, non devo essere costretto ad utilizzarlo. Se ho diritto a mangiare non devo essere costretto per forza a mangiare. Allora credo che l’approfondimento di questo dato sia un elemento strutturale, serve per tutti i ragionamenti che stiamo facendo qua, al di là della discussione sulla fecondazione assistita etc., secondo me bisognerebbe aprire un dibattito, una discussione e mettere dei punti fermi sulla definizione del concetto di “diritto”. La vita non ci appartiene, noi non possiamo decidere nulla al di là della libertà di cure, esiste l’art. 5, credo, del codice civile che “vieta la disponibilità del proprio corpo”, per cui vivere non é più un diritto ma é un obbligo; tutto il resto viene a cascata. Allora io credo che sia importante iniziare a ragionare sul fatto che i diritti non sono obblighi e che quindi, se un individuo ha dei diritti, a quei diritti può rinunciare. Ci sono arrivati anche alcuni cattolici. Io ho sentito con piacere qualche anno fa don Franzoni, (Giovanni Franzoni che era un abate e dopo é stato cacciato, ma é comunque un cattolico favorevole all’eutanasia) dire: “caro padre eterno, caro signore, io ti ringrazio, la vita é un dono di Dio, però se non ce la faccio più, voglio poterti restituire il dono, ringraziandoti, ma voglio restituirlo. non voglio essere costretto per forza a vivere a tutti i costi”.

La seconda questione rispetto agli interventi sugli OGM etc. Io sono un ambientalista un po’ anomalo, che difende la libertà di ricerca a tutti i livelli, anche per gli OGM, però rivendica anche il diritto di chi, magari in modo troglodita, pretende di non utilizzare gli OGM. Quindi le due cose devono coesistere. Per cui é fondamentale che ci siano dei confini e dei meccanismi di tutela per entrambe le cose, senza fanatismi da nessuna parte, mentre ci sono alcuni che pretendono la semina a tutto campo etc. etc., senza nessun tipo di garanzia. Io, da consumatore, ho il diritto di poter scegliere fra il prodotto OGM, e quello tradizionale. Come deve essere scritto se il prosciutto di Parma DOP è stagionato 18 o 30 mesi, con cosa é stato alimentato  il maiale etc., devo avere, come cittadino consumatore, il diritto di scegliere quello che voglio mangiare. Tutto qua. Quindi i due diritti devono essere entrambi garantiti, bisogna trovare il modo di farlo. Questo anche rispetto al discorso di Antonietta fatto questa mattina, non dobbiamo avere posizioni a senso unico: chi vuole mangiare gli OGM è libero di farlo, ma c’è anche chi non li vuole e deve essere garantito. Se facessero crescere i capelli forse li prenderei anch’io, ma pare che non sia così. Grazie.