Grazie Marco. Io mi allontanerò un po’ dai temi connessi alla ricerca che sono stati affrontati negli interventi che mi hanno preceduto e che ho potuto seguire, per soffermarmi su due questioni che sono due questioni di carattere più legislativo: una relativa alla legge sulla procreazione medicalmente assistita, che tu hai ricordato; e l’altra di cui si sta discutendo in questi giorni al Senato, relativa alle dichiarazioni anticipate di volontà, il cosiddetto testamento biologico.

Brevemente sulla prima questione. Quando conclusi la mia dichiarazione di voto negativa sulla legge sulla procreazione medicalmente assistita, io affermai: “Questa vostra legge, se non riusciremo a spazzarla via col referendum – e purtroppo non ci siamo riusciti – sarà fatta poi a pezzi però dalla Corte Costituzionale”. In questo sono stato facile profeta, l’unica cosa che non prevedevo era che non solo la Corte Costituzionale, ma anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha contribuito a farla a pezzi e da questo punto di vista io giudico grave che il governo faccia sua la posizione di impugnazione di questa sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, rispetto ad una legge che gli è estranea, perché è stata fatta da una maggioranza parlamentare diversa da quella attuale e in una legislatura differente, ed era una legge che rappresentava un elemento di contrasto profondo tra le forze politiche che oggi sorreggono questo governo. Quindi, da questo punto di vista, io non posso non apprezzare l’iniziativa dell’Associazione Coscioni, che mi ha anticipato Filomena, di costituirci invece in difesa della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ma vorrei toccare rapidamente un terzo punto, per quanto riguarda la legge sulla procreazione medicalmente assistita. L’onorevole Roccella era tutta esaltata e felice per la sentenza del 18 ottobre 2011 della Corte Grande Sezione, perché stabiliva il divieto di brevettabilità attraverso l’uso degli embrioni o delle cellule staminali embrionali. Ma qui sono due problemi diversi: un conto è la brevettabilità; un conto è l’utilizzazione ai fini di ricerca non con scopi di lucro. Ed è la stessa sentenza della Corte che lo afferma quando dice che l’importazione e l’utilizzazione delle cellule staminali embrionali sono autorizzate ai fini di ricerca purché l’autorità incaricata alle autorizzazione si sia sincerata che sono state ottenute prima del primo maggio 2007, che siano conservate in coltura e stoccate successivamente a quella fase secondo tecniche di conservazione criogeniche, che non siano più utilizzabili per l’impianto e nessuna retribuzione o altro beneficio quantificabile sia stato accordato o promesso per la donazione di embrioni al fine di ottenere cellule staminali.

Ora, queste tre affermazioni, che sono una cosa diversa dalla brevettabilità dei prodotti derivati dalla ricerca utilizzando le cellule staminali, riaprono un problema, riaprono il problema di quella norma non cassata né dalla Corte Costituzionale, né dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sul divieto totale di utilizzo delle cellule staminali o degli embrioni non più utilizzabili per l’impianto ai fini di ricerca. Non credo che ci sia in questa legislatura il margine per una revisione di questo genere, ma credo che sia un problema che nell’agenda parlamentare prossima dovrà essere posto e affrontato.

Ma veniamo all’altro argomento, quello che invece è di immediata attualità; quello relativo al testamento biologico. Voi sapete che dopo la fine del governo Berlusconi, con la formazione di un governo con una maggioranza parlamentare diversa, con un atto di buon senso direi, più che di buona volontà, proprio di buon senso, il presidente della Commissione Sanità, il senatore Tomassini, aveva tolto dal calendario questo argomento.

Ultimamente, dopo un intervento del direttore dell’Avvenire, il senatore Gasbarri e il gruppo del Pdl, insieme con alcuni esponenti dell’Udc, hanno invece imposto la ripresa dell’esame di quel testo e addirittura su iniziativa dello stesso Gasbarri e dell’onorevole Sacconi sono state raccolte le firme per portare in aula il provvedimento anche prima della conclusione dei lavori da parte della Commissione. Se uno volesse pensar male, ma come diceva Andreotti a pensare male si fa peccato ma non si sbaglia mai, credo che abbiano aspettato la morte del Cardinal Martini per riprendere questo tipo di iniziativa sul testamento biologico, perché certamente le cose che ha scritto Martini sono ben diverse da quelle che sono contenute in questo disegno di legge, che presenta un arretramento rispetto allo stesso testo che era stato approvato dal Senato e che poi la Camera ha ulteriormente modificato, introducendo – adesso vado per sommi capi, non voglio soffermarmi – introducendo un divieto assoluto di eutanasia, senza distinguere, ed é un’ indicazione che non do io, non da’ l’associazione Luca Coscioni, ma ha dato la Conferenza Episcopale Tedesca, tra eutanasia passiva ed eutanasia attiva, che non consente che quelle che sono le dichiarazioni anticipate di trattamento siano intese come volontà, ma solo come orientamenti da parte di chi le ha scritte e quindi che siano assolutamente vanificabili. Devo dire che probabilmente ha ragione Ainich quando scrive che questo testo è un ossimoro che ha come titolo “La valorizzazione delle dichiarazioni anticipate di volontà” e poi nel concreto le annulla completamente. Ora, bisogna valutare che su questo testo, terzo problema, due legislature fa fu raggiunto un compromesso dignitoso che non accoglieva integralmente quelle che erano le valutazioni che possono dare gli amici dell’Associazione Luca Coscioni o che posso dare anch’io ma che era un punto di mediazione e di sintesi e portava la firma dello stesso presidente della Commissione Sanità, anche se la formulazione finale contribuì a scriverla io, che non poteva essere considerato una soluzione di parte o una soluzione integralista. Era una soluzione di compromesso, come sono la maggior parte dei provvedimenti legislativi, ma lasciava la libera volontà del soggetto come quella di chi aveva l’ ultima parola, dicendo che le dichiarazioni anticipate di volontà non erano vincolanti solo se, rispetto al momento in cui erano state estese, vi fossero stati tali e tanti progressi della scienza e della ricerca da non renderle più attuali, che é una formulazione mi sembra di buon senso. Ecco, io non capisco perche’ rispetto a quel punto di sintesi che era stato trovato, improvvisamente adesso si voglia fare non uno, ma mille  passi indietro. forse perché c’é ancora qualcuno in questo Paese che crede di inseguire un voto cattolico organizzato, senza rendersi conto che il voto cattolico organizzato é come le lucciole di pasolini,cioe’ non esiste più. Esistono cattolici che si dividono su scelte politiche, in un senso o nell’altro, ma non esiste più quella posizione. Allora, da questo punto di vista, debbo dire che da destra soprattutto, ma anche da sinistra, da alcuni ambienti della sinistra, noi vediamo atteggiamenti e rincorse di questo voto rispetto al quale l’atteggiamento della vecchia Democrazia Cristiana era un atteggiamento più laico, e credo che questa la dica tutta. Grazie.