Grazie Marco, grazie a tutti quanti per l’invito. Cercherò di essere rapidissimo e di raccontarvi tre cose. Quello di cui vi ha parlato Eddo Rugini fino ad adesso è cominciato nella sua fase più drammatica il primo giugno ed è terminato il 12 giugno di quest’anno. Io cercherò di raccontarvi tre cose a ritroso, cioè quello che è successo in questa settimana fino a quello che è successo subito dopo l’uccisione delittuosa delle piante di Eddo Rugini, quindi pochi giorni dopo il 12 giugno. Comincio a ritroso con gli eventi di questa settimana, che sono estremamente interessanti, secondo me. A metà settembre appare un articolo scientifico assolutamente devastante sul tema degli ogm e naturalmente non viene comunicato dalla rivista scientifica che pubblica il lavoro, ma viene comunicato da Le Nouvel Observateur, perché, ovviamente, ormai la scienza si fa in maniera spettacolare, non con documenti che filtrano attraverso la comunità scientifica. E Le Nouvel Observateur ci informa che finalmente qualche scienziato serio, che viene definito indipendente, ha pubblicato una straordinaria ricerca scientifica alimentando per due anni dei ratti con mais geneticamente modificato e con un erbicida e ha scoperto, loro sì finalmente, che provoca tumore nei ratti e che tutto quello che è stato fatto dagli scienziati di tutto il mondo, di sperimentazione in tutti questi anni, è semplicemente da buttare nella spazzatura. Due dettagli su questa ricerca, che ha visto ovviamente intervenire i luminari della politica di questo Paese, a cominciare dall’illustre ex ministro Zaia che è subito saltato su questa notizia come se la aspettasse da anni. Non solo è stato Le Nouvel Observateur a dare la notizia, ovviamente con una conferenza stampa che veniva dall’Inghilterra, un gruppo francese che fa la conferenza stampa in Inghilterra per darsi un po’ più di rilievo internazionale; contemporaneamente in maniera, forse, del tutto casuale, all’uscita dell’articolo scientifico, escono un libro dello stesso autore della ricerca e un dvd in libreria, quindi uno spettacolare battage pubblicitario a proprio uso e consumo. Ma il punto più importante che io vorrei fare e che è stato poi il centro di un editoriale di Nature, è il fatto di come è stata comunicata ai giornalisti la notizia. Se voi pubblicate su Science o su Nature, cioè sulle due più prestigiose riviste scientifiche al mondo, queste riviste danno in esclusiva, sotto segreto ai giornalisti scientifici, l’articolo scientifico che sta per apparire, non avete, come giornalisti, il diritto di informare nessuno e non potete divulgare la notizia, prima del giorno e l’ora dell’embargo. Gli articoli di Science e Nature, hanno un’ora e un giorno in cui scade l’embargo. Prima di quella data, cinque giorni prima, i giornalisti hanno la notizia e decidono se usarla, non usarla, discuterla, chiamare qualcuno e farsi spiegare l’interesse della notizia. In questo caso, per questa notizia di questo gruppo francese, succede qualcosa che non si era mai visto nella storia della ricerca: i giornalisti ricevono l’articolo scientifico e insieme un contratto nel quale si impegnano a non chiamare uno specialista del settore, si impegnano a non dirgli cosa era l’articolo scientifico che stava per uscire, dovevano pubblicare prima la notizia e poi, qualche giorno dopo, quando tutto il clamore mediatico si sarebbe spento, potevano consultare uno specialista del ramo e farsi spiegare se quell’articolo scientifico era una bufala, un trucco, una fandonia o era qualcosa di serio e di motivato. Il punto che sto facendo, il primo punto che sto facendo è di questo articolo scientifico non è un attacco agli ogm, non è un attacco alla tecnologia, ma è un attacco alla ricerca scientifica in quanto tale. Qui si è scavalcato l’equilibrio della comunicazione scientifica per poterne fare un ritorno dal punto di vista dell’interesse a fare uno scoop giornalistico, a vendere libri, a vendere il dvd; si è negata la libertà ai giornalisti scientifici di documentarsi sul fatto prima dell’uscita dell’evento, quindi è un attacco complessivo al sistema scientifico e l’attacco è in realtà perché si è forzato un articolo scientifico.

Qui entra in discussione lo stesso meccanismo del Preview, non c’è nessuna spiegazione logica che possa motivare il fatto che questo giornale abbia accettato di pubblicare la ricerca e io penso che la comunità scientifica mondiale debba riflettere su questo evento, perché qui va chiesto conto all’editor, alla rivista, all’editore stesso, di comunicarci tutti gli scambi di messaggi che sono avvenuti per pubblicare una ricerca che mercoledì di questa settimana è stata discussa ufficialmente da noi, da tutti gli scienziati del campo, è stata ampiamente commentata dal 19 settembre fino a questa settimana su tantissime riviste, su tanti blog, in tanti luoghi, ma mercoledì di questa settimana è uscita la valutazione dell’Agenzia per la sicurezza Alimentare europea che, più che commentare la rivista, insulta gli autori della pubblicazione. È un vero e proprio insulto, non l’ho mai visto fare una cosa di questo genere. L’Agenzia per la sicurezza Alimentare europea dice che i dati scientifici sono del tutto irrilevanti e che le conclusioni a cui sono arrivati gli autori della ricerca non sono scientificamente sensate. Allora, di fronte a questo scenario, tutta l’intera vicenda assume i suoi veri contorni: si capisce che in realtà è tutto fatto per gridare, strillare un evento, in realtà quello che noi siamo andati dicendo in tutte queste settimane era esattamente quello che ha sentenziato l’Agenzia per la sicurezza Alimentare europea: non c’è nulla che hanno trovato questi signori, l’unica cosa che hanno fatto è che hanno torturato 200 ratti per due anni e si poteva dire prima del primo giorno dell’inizio dell’esperimento, che l’esperimento era semplicemente da buttare e se ci fosse stato un comitato etico che avesse valutato quell’esperimento prima del suo inizio, lo avrebbe vietato.

Con dieci ratti non si poteva avere nessun risultato. Se io avessi voluto prendere quegli stessi dati e li avessi voluti interpretare in un altro modo, vi avrei potuto dire che, in una certa condizione, per i maschi trattati col mais geneticamente modificato ad altri dosaggi, gli stessi ricercatori avevano trovato la cura del cancro: c’erano meno tumori tra i maschi trattati ad alti dosaggi con mais geneticamente modificato rispetto al controllo, quindi stiamo parlando di spazzatura allo stato puro.

Questo è il primo argomento, che vi chiarisce quanto l’argomento ogm, al di là delle sensibilità personali su questo tema, è entrato in una dimensione diversa, di attacco al Preview e al meccanismo di validazione della ricerca scientifica a livello internazionale.

E qui passo al secondo argomento, prima di questo era uscita una importantissima sentenza della Corte Europea di Giustizia che ha semplicemente abrogato una legge italiana, quella che vietava la coltivazione in pieno campo di piante geneticamente modificate. Sostanzialmente il Consiglio di Stato, non capendo esattamente cosa doveva fare, ha chiesto alla Corte Europea di Giustizia se era valida una certa disposizione dello Stato italiano che interveniva su una normativa, aggiungendo una serie di norme, cavilli e sub autorizzazioni, tutte fatte per impedire ai coltivatori, anzi agli imprenditori agricoli italiani, di mettere in campo varietà geneticamente modificate che erano state approvate non solo per il consumo umano, non solo per il consumo animale, ma anche per la coltivazione in pieno campo in tutta Europa. Ecco, l’Italia aveva aggiunto una serie di normative, di intralci, che servivano senza scadenza, cioè io devo fare la certa cosa ma non do una data di scadenza entro cui la devo fare, e in questo modo l’Italia aveva vietato la coltivazione in pieno campo.

Ecco, la Corte Europea di Giustizia ha detto: non se ne parla proprio; tutto questo salta. E in questo istante l’Italia è totalmente spoglia, non ha più un sistema che possa impedire la coltivazione in pieno campo di piante geneticamente modificate. Il governo si sta bruciando, alcuni ispiratori dell’azione del ministero delle Politiche Agricole, diciamo così, si staranno bruciando il cervello per inventarsi il nuovo sistema di blocco in questo momento. E la follia è proprio questa: siccome hanno vietato, come vi diceva Eddo Rugini, per tanti anni la sperimentazione in campo, non sanno neanche più quale ragione addurre per impedire la sperimentazione in campo. Quindi ci auguriamo che da marzo dell’anno prossimo finalmente vedremo i primi campi di mais geneticamente modificato in pieno campo, in tutto il Nord Italia, dove migliaia di imprenditori agricoli non aspettano altro che poter coltivare mais geneticamente modificato, che, vi ricordo, è autorizzato per il consumo umano e animale da tantissimi anni, che noi importiamo a milioni di tonnellate da sedici anni e che costituisce la base della mangimistica Italiana da sedici anni, come ci dice un rapporto di Nomisma del 2004, è la base dell’alimentazione anche dei più prestigiosi prodotti dop e igp venduti in tutta Italia. Stiamo parlando, secondo il rapporto di Nomisma, di parmigiano reggiano, grana padano, prosciutto di Parma, prosciutto di San Daniele, culatelli, carni, salumi, latte, yogurt, l’intera gamma di tutta questa alimentazione di vacche e suini, da sedici anni, è costituita da organismi geneticamente modificati.

Vengo alla terza ed ultima parte, che è anche la richiesta a Maria Antonietta con cui mi complimento per lo splendido intervento di prima, per cercare di dare un seguito a tutta questa vicenda. Il 20 giugno, otto giorni dopo l’assassinio delle piante di Eddo Rugini, io ho spedito una lettera al Primo Ministro, Mario Monti, e al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sottoscritta da cento ricercatori e cento imprenditori agricoli. I cento scienziati che hanno sottoscritto questa lettera erano e sono i più prestigiosi scienziati italiani. Due di questi sono seduti a questo tavolo ovviamente, Giulio Cosso e Piergiorgo Strata, ma c’era il meglio della ricerca scientifica di questo Paese: Silvio Garattini, Alberto Mantovani, Umberto Veronesi. Una delle firme che forse meno appariva era il presidente attuale della Federazione italiana di Scienze della Vita, Felice Cervone. Solo la sua firma, visto che dirige una federazione di società scientifiche che include 14 diverse società scientifiche, vale 6 – 7mila ricercatori. L’ultima delle 200 firme è la firma dell’ex presidente del CNR, attuale presidente della Commissione Grandi Rischi, Luciano Maiani. Ebbene, a quasi quattro mesi di distanza dalla spedizione di quella lettera, che chiede ovviamente la ripresa della sperimentazione in pieno campo di organismi geneticamente modificati, non c’è stata nessuna risposta. Il Presidente della Repubblica, che parla tutti i giorni di finanziare la ricerca scientifica e di incrementarla, non ha avuto il tempo in quattro mesi di rispondere ad una lettera.

Ecco, io penso che se si vuole dare credibilità e rispetto quando si parla di ricerca scientifica, non si può ignorare che 200 persone di questo livello abbiano scritto molto rispettosamente al Presidente Monti e al Presidente Napolitano ed entrambi hanno trovato altro da fare e non siano riusciti a darci risposta. Grazie.