29 anni dalla depatologizzazione dell’omosessualità. Italia retrocede nella mappa dei diritti

gay pride rainbow flag

Dichiarazione congiunta di Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni, e Leonardo Monaco, segretario Certi Diritti

Ventinove anni fa, il 17 maggio 1990, l’Oms ha depatologizzato l’omosessualità, permettendo alla comunità gay, lesbica e bisessuale di affrancarsi dallo stigma sociale che li vedeva coinvolti. Grazie a quell’atto dell’OMS, si sono potuti attivare strumenti per il riconoscimento dei loro diritti civili e politici.

In pochi anni le grandi riforme del diritto di famiglia hanno preso piede in Europa, dalle prime forme di unione civile fino al matrimonio egualitario e alle nuove discipline sulla filiazione.

Nel giugno 2018 abbiamo assistito a un altro avvenimento importantissimo: la depatologizzazione della transessualità. In questo caso l’OMS ha solamente spostato la transessualità nel capitolo delle ‘condizioni di salute sessuale’. In questo modo è stata resa possibile la garanzia dell’accesso ai trattamenti sanitari.
Se guardiamo all’Italia, non possiamo che notare l’arretratezza su queste tematiche. Il 13 maggio è stata presentata la mappa sui diritti LGBTI di ILGA-Europe: il nostro Paese retrocede al 34°posto nell’indice dei diritti rainbow in Europa.
Decisiva, oltre che la disattesa riforma egualitaria del diritto di famiglia, l’assenza di strategie nazionali per il contrasto alle discriminazioni e il mancato aggiornamento delle leggi su identità di genere e tutela delle persone intersex.