Il Parlamento chiude e il governo gli invia la relazione sulle droghe!

L’unica cosa buona contenuta nella Legge Fini-Giovanardi sulle droghe, incredibile a dirsi ma si riesce sempre a scovare un elemento positivo anche nelle cose peggiori, era la “Relazione annuale al Parlamento” sullo stato dell’arte degli stupefacenti in Italia. Ogni anno, entro il mese di giugno, il governo era, è, tenuto a raccogliere e rendere pubblici dati relativi all’impatto penale, sanitario, sociale, economico e amministrativo della legge sulle droghe.

Quando c’era lui, lui inteso come Carlo Giovanardi, la Relazione veniva presentata puntualmente intorno al 26 giugno, quando in tutto il mondo si celebra la giornata internazionale per la lotta contro il narco-traffico; si trattava di un testo snello, sempre annunciato con toni allarmanti e serviva a incensare l’impianto proibizionista e punizionista della legge ma, almeno per un paio di giorni, faceva discutere di droghe. Da quando lui non c’è più – al governo s’intende – e, soprattutto, da quando il dottor Giovanni Serpelloni non guida più il Dipartimento per le Politiche Antidroga, l’appuntamento viene sistematicamente bucato.

Anche qui, il mancato rispetto del calendario viene bilanciato dal miglioramento del testo – non si fanno più i salti mortali per dar ragione al governo ma si cerca di compilare dati che abbiano senso, siano verificabili e descrivano la situazione nazionale per quel che è. Siamo quindi passati da un decennio in cui il governo si dava ragione a una fase in cui le amministrazioni pubbliche diligentemente fanno il proprio dovere e condividono col Dipartimento i propri dati.

Quindi qual è il problema?

Il problema è che, quando c’era lui, si sempre lui inteso come Giovanardi, il governo aveva un responsabile per le politiche in materia di droga (sempre anti-droga, si badi bene) oggi che lui non c’è più – al governo s’intende – nessuna delle quattro amministrazioni che si son succedute ha pensato bene di affrontare il tema in modo strutturale e politico.

Certo non è un argomento semplice, certo si tratta di governi di coalizione, certo è un tema ritenuto “divisivo” dai capi partito, certo si tratta di comportamenti potenzialmente a rischio, certo ci son di mezzo competenze spalmate per vari dicasteri e a più livelli dell’amministrazione pubblica, certo c’è di mezzo la polizia, certo c’è di mezzo la scuola, certo c’è di mezzo la salute, certo ci son di mezzo i “nostri ragazzi” – intesi come giovani, non i Marò – certo tante belle cose, fatto sta che nessuno, neanche un sottosegretario di quelli che si nominano per farli impallinare da destra e da sinistra, è stato elevato al rango di un Giovanardi.

Eppure la questione “droghe” rappresenta un aspetto importante della vita civile, sociale ed economica di un paese.

Dall’inizio del 2017, dopo una fase di creativa e innovativa transizione guidata dalla dottoressa Patrizia De Rose, il Dipartimento è tornato a fare il suo serio lavoro di gestione di dati, progetti e relazioni istituzionali nazionali e internazionali. S’è chiuso in se stesso, ma in un anno pre-elettorale la cautela e la circospezione sono comprensibili.

Meno comprensibile il perché, dopo aver comunque bucato il termine del mese di giugno, martedì 1 agosto – una data che per quelli della mia generazione rappresentava la consacrazione dell’inizio del dolce far niente – il Dipartimento ha pubblicato sul proprio sito la sua relazione annuale al Parlamento.

Sappiamo che si tratta di un atto meramente burocratico che non prevede alcun dibattito nelle commissioni competenti di Camera e Senato, ma condividere dati molto importanti e ben raccolti, presentati finalmente in modo chiaro con chi ne dovrebbe far tesoro politicamente nel giorno in cui il questi ha un piede in vacanza è una decisione che lascia piuttosto perplessi. Ancor di più la totale mancanza di uno sforzo comunicativo pubblico al riguardo.

Non l’ho letta tutta come si deve, ma da un primo sguardo alle 143 pagine (la metà rispetto a quella dell’anno scorso e un quarto rispetto all’anno precedente) balza agli occhi il fatto che il mercato degli stupefacenti in Italia sia quantificabile in 14 miliardi di euro, dicasi quattordici. Praticamente il valore di una “manovrina”. Possibile far passare di sottecchi una bomba del genere?

La spesa per sostanze, tutte rigorosamente proibite, cioè gestite da imprese criminali, è ripartita tra Cocaina, 43%, Cannabis, 28,2%, Eroina, 16,2%, mentre le altre sostanze sintetiche rappresentano il 12.7%. Da quanto emerge, i prezzi della merce si abbassano e la purezza aumenta, e con essa la potenziale pericolosità.

La Relazione poi presenta dati circa l’entrata nel circuito penale e i numeri dei consumatori problematici: 32.992 sono le persone segnalate all’Autorità Giudiziaria, in aumento rispetto agli anni precedenti. Quasi due terzi dei denunciati sono maschi tra i 20 e i 39 anni. La maggior parte delle denunce è associata ai derivati della cannabis, seguono cocaina ed eroina (entrambe in aumento), mentre quelle per droghe sintetiche (1,2%) sono in diminuzione. Sono invece 9.959 i soggetti condannati per reati di produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti e/o associazione finalizzata al traffico di queste (artt.73 e/o 74 DPR 309/90).

Il 34,1% della popolazione carceraria (nel resto del mondo la percentuale s’aggira intorno al 205) è costituita dai detenuti per reati droga-correlati (artt.73 e/o 74 DPR 309/90) in apparente controtendenza rispetto al 2014. Sono diminuiti anche i nuovi ingressi per art.73 DPR 309/90, il 50% dei quali rappresentato da stranieri; sul totale dei detenuti per reati droga correlati, tale percentuale scende al 39%.

I minori in carico ai servizi sociali della Giustizia Minorile per reati droga correlati sono stati il 18,1% dei 21.848 soggetti in carico; 63 hanno usufruito delle misure alternative. Rispetto ai 1.141 ingressi in istituti penali, quelli per reati droga correlati sono il 13,7%; i minori collocati in Comunità sono stati 87. Consumi di almeno una sostanza illegale nel 2016 nella popolazione studentesca: 640.000 (25,8% cannabis, 11.1% Spice, 3,5% nuove sostanze psichedeliche, 2,5% cocaina, 1,1% oppiacei). Per quanto riguarda gli adulti i 4 milioni di consumatori del 2016 si dividono in: 9,8% cannabis, o,7% SPICE, 1,4% NPS, 1% cocaina, 0,6% oppiacei.

L’andamento del numero di soggetti segnalati al Prefetto per detenzione per uso personale di sostanze stupefacenti mostra un leggero incremento rispetto agli anni precedenti, in parte ascrivibile al trend crescente del numero di segnalati minorenni. L’80,4% delle segnalazioni è per possesso di cannabinoidi, seguite da quelle per cocaina (12,7%), oppioidi (5,7%) e altre sostanze illegali (1,3%). Il 71,3% dei segnalati ha meno di 30 anni.

Nel 2016 son stati sequestrati 71.672 kg di sostanze, 58,1% di cannabis, 33,3% di hashish; 1,2% di NPS, 6,6% cocaina, 0,7% oppiacei. Non si quantifica lo sforzo umano ed economico di queste confische.

Le “droghe” hanno sicuramente un impatto sulla salute, i ricoveri correlati a uso di stupefacenti per l’anno scorso son stati 6083, di cui 64,7% uomini e 35,3% donne. In trattamento per uso problematico ci sarebbero 143.271, di cui l’86,3% uomini e il 13,7% donne. Un numero piuttosto alto a dir la verità. Il 15% è di nuovi utenti e l’uso primario è ripartito tra il 68,1% eroina, 17,3% cocaina e 11,1% cannabis.

E molto altro si potrebbe, e si dovrà, desumere dalle tabelle chiare contenute nel documento.

Il 26 giugno scorso, le associazioni parte del Cartello di Genova avevano presentato alla Camera l’ottavo Libro Bianco sulla legge Fini-Giovanardi, alcuni dati non tornano, altri non son analizzati a sufficienza, sicuramente qualcuno presto evidenzierà le discrepanze. Almeno le associazioni si erano prese la briga di convocare una conferenza stampa a Montecitorio, il Dipartimento no.

Possibile che di fronte a questo potenziale economico e al non retrocedere della presenza delle droghe nella società il governo, ma anche il Parlamento, non sentano la necessità di aprire un dibattito pubblico su chi trae profitti dalla proibizione e chi ne subisce le conseguenze?

Possibile che i Presidenti Grasso e Boldrini, sempre molto attenti alle prerogative delle Camere, non abbiano nulla da dire rispetto a questa mancanza di rispetto del Parlamento e del suo ruolo di destinatario previsto dalla legge del 2006 sulle droghe?

Possibile che per giorni si sia posta come priorità nazionale la cancellazione dei vitalizi per un paio di migliaia di persone, quando sei milioni di italiani hanno comportamenti contro la legge che arricchiscono la criminalità organizzata?

In Italia pare che sia possibile.

In attesa che Deputati e Senatori tornino dalle vacanze e trovino iscritta all’ordine del giorno delle Commissioni competenti la “presentazione” della Relazione annuale sulle droghe, il governo dovrà far sapere come intende reagire alla diffida che l’Associazione Luca Coscioni, Antigone, Forum Droghe, la LILA e la Società della Ragione hanno inviato il 31 luglio al Presidente del Consiglio per chiedere la convocazione della Triennale (ma assente dal 2009) Conferenza Nazionale sulle Droghe dove, tra le altre cose, il contenuto della Relazione dovrebbe esser discusso istituzionalmente.

In teoria il governo non chiude battenti, vedremo…