È giunto il momento di chiedere al Parlamento una legge sulla gestazione per altri (GPA). Riteniamo che occorra intervenire per superare un divieto che non protegge, ma espone, all’abuso. Per chi non è libero di autodeterminarsi, per i nati all’estero non riconosciuti in Italia, per la gestione dei problemi reali contro arbitrari proibizionismi, chiediamo ai nostri rappresentanti politici di rispettare, proteggere e garantire i diritti di tutti i soggetti coinvolti in un percorso di GPA .
Perché una legge tutela più del divieto?
Contro ogni forma di abuso, c’è il diritto. Contro un divieto assoluto, generale e astratto, c’è l’analisi della realtà concreta, la disciplina di ogni profilo, contesto, differenza.
A oggi, chi desidera accedere alla GPA deve recarsi all’estero. Questo comporta costi altissimi – oltre 100.000 euro negli Stati Uniti – e la totale incertezza delle conseguenze sul piano dei diritti. Un privilegio riservato a chi ha disponibilità economiche elevate e che, in mancanza di una disciplina, espone donne e minori ad alto rischio di assenza di tutele. Grazie a una legge, il percorso sarebbe protetto, controllato, sicuro in ogni dettaglio. Quello che chiediamo è il rispetto dei diritti e la garanzia delle tutele per tutti i soggetti coinvolti in un percorso di gestazione per altri. Un intervento legislativo è quindi urgente e necessario per normare un percorso che di fatto già esiste e che per molte persone rappresenta l’unica possibilità di dar vita a una famiglia.
Chi ha bisogno di una legge sulla GPA?
Per molte malattie esiste una cura. Per molte altre esistono percorsi terapeutici che, pur non portando a guarigione, tutelano la salute della persona e la sua libertà di autodeterminazione.
Rappresentanti della comunità scientifica evidenziano che migliaia di giovani donne, in Italia, non possono intraprendere o portare a termine una gravidanza per cause legate alla salute: donne cardiopatiche, affette da patologie autoimmuni, renali, neurologiche, da diabete non compensato o da malattie ossee che impediscono al bacino di adattare le proprie forme all’accoglimento di un figlio. Oltre 6000 ragazze sono nate senza utero a causa della sindrome di Rokitansky e solo di recente si è presa consapevolezza dell’alto numero di donne a cui l’organo è stato asportato per via di un tumore o di endometriosi.
A loro si aggiungono tutte le coppie dello stesso sesso cui l’attuale legge italiana vieta l’accesso a tecniche di fecondazione assistita. Per queste persone, per la loro libertà di dare nuova vita e formare una famiglia, è ora di dire Sì A UNA LEGGE EQUA SULLA GPA.
Cosa significa “gestazione solidale”?
Dimentichiamo l’espressione “utero in affitto”. La proposta di legge presentata dalle Associazioni Luca Coscioni, Certi diritti e Famiglie Arcobaleno mira a disciplinare una forma di GPA altruistica che vieta qualsiasi tipo di commercializzazione e/o sfruttamento del corpo femminile e dei minori.
Cosa significa? Nel nostro testo di legge, la gestante per altri è libera di decidere, in totale autonomia se, come e quando affrontare una gravidanza per altri. È una donna già madre, in età fertile, in pieno possesso delle proprie capacità di intendere e volere, fisicamente idonea ad affrontare una gravidanza ed economicamente indipendente. L’unico costo previsto durante il percorso di GPA è il rimborso delle spese affrontate dalla gestante. Nessun prezzo o corrispettivo economico: l’obiettivo è garantire che ogni donna agisca in piena libertà e autonomia, evitando ogni forma di sfruttamento.
Per queste ragioni, chiediamo al Parlamento di disciplinare il percorso di gestazione per altri attraverso una legge, nel rispetto dei diritti umani.
Elenco dei primi firmatari dell’appello:
Giulia Innocenzi, giornalista
Stella Pende, giornalista
Filomena Gallo, avvocato
Cesare Romano, docente universitario
Cinzia Ammirati, avvocato
Rita Baldari, libera professionista
Silvia Ronchetti, avvocato
Paola Tinagli, Dirigente Miur
Angioletto Calandrini, avvocato
Francesco Antonioni, compositore
Giulia Crivellini, avvocato
Alessandro Gerardi, avvocato
Alessandro Bardini, avvocato
Massimo Rossi, avvocato
Elena Ristuccia Monti, cantante lirica
Francesca Re, avvocato
Giulia Perrone, giurista
Ida Parisi, avvocato
Michele De Luca, Direttore del Centro di Medicina Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia
Pia Locatelli, già parlamentare