SIGNORE E SIGNORI DELLA CORTE. “Signor Presidente, signore e signori della Corte, vorrei rendere una dichiarazione circa la consapevolezza della mia colpevolezza o meno, rispetto a quanto la legge prevede. Ritengo, come già detto in precedenza, di aver fornito aiuto a Fabiano Antoniani e, su questo punto, non mi nascondo dietro ad un dito. Ritengo che sia stato per me un dovere corrispondere alla richiesta di Fabiano. Ritengo anche che i princìpi morali sulla base dei quali ho fornito questo aiuto siano i miei, e questo mi basta. Ma penso anche che siano gli stessi princìpi riconosciuti dalla nostra Carta costituzionale e dal diritto internazionale. Quindi, rimanendo alla pura lettera della legge, e anche del capo d’imputazione, voglio chiarire che non mi ritengo in alcun modo responsabile di avere rafforzato l’intendimento suicidario di Fabiano Antoniani. Mi ritengo, questo sì, assolutamente responsabile di averlo aiutato e agevolato materialmente nell’ottenere il suicidio assistito in Svizzera. Infine, ritengo che questo, oltre a essere un mio dovere, possa essere riconosciuto come un suo diritto, per lui e per tutte le persone che si trovano in condizioni simili”.
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