Premessa

Il titolo della raccomandazione mira a ricordare con gratitudine Barry Commoner, cittadino comune, il biologo statunitense deceduto lo scorso 1 Ottobre. Fu il fondatore dell’ecologia moderna e, qui da noi in particolare, fu il consulente della Regione Lombardia che, nel 1976 dopo il disastro di Seveso, divulgò le conoscenze scientifiche in merito alla diossina e alle conseguenze sulla popolazione e sulle gestanti. (Correva l’anno in cui istigare all’aborto, o fornire i mezzi per procedere ad esso era ancora punito con la reclusione da sei mesi a due anni…ma, per fortuna, l’anno prima la sentenza della Corte Costituzionale n. 27 depenalizzò l’aborto terapeutico).

Barry Commoner ci insegnò che la divulgazione dei risultati e la trasparenza nei processi di ricerca e sperimentazione scientifica possono anche cancellare scenari apocalittici come la guerra nucleare.

È chiedere troppo che la divulgazione e la trasparenza ci sia anche nella sperimentazione clinica svolta presso le strutture sanitarie pubbliche e private della Lombardia?

La ragione per focalizzare la problematica sulla Lombardia deriva dal fatto che la ricerca farmacologica nazionale è concentrata al 95% in questa regione. Così pure per i relativi investimenti e, purtroppo, per l’altrettanto alto tasso di corruzione.

Ciò vale anche, in particolare, per la corruzione della ricerca scientifica che deriva dal condizionamento politico delle nomine nelle strutture sanitarie e dalla alterata distribuzione delle risorse economiche ( per fare solo un esempio, ma non a caso, l’orientamento politico imposto alla ricerca e sperimentazione clinica sul coma dopo il caso Englaro).

Se questo è vero, come confermato dalle lentissime procedure giudiziarie, il fronte della resistenza radicale per la libertà di ricerca scientifica è ovviamente localizzato in questa regione ed è molto probabile che un buon numero di partigiani lo si troverà proprio nei ricercatori.

Obiettivo della mozione

A tal fine l’Associazione Luca Coscioni promuove in Lombardia l’azione di resistenza radicale dedicando il massimo della sua potenzialità politica, economica, organizzativa e auspicando a Milano il terzo Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica.

Primo firmatario

Bruno Fabretto